Stefano Elli, Plus24 17/4/2010;, 17 aprile 2010
QUANDO IL «NERO» VIAGGIA IN TAXI
Qualcuno ha fatto la prova. Duecentomila euro in banconote da 500 occupano lo spazio del foglio filigranato per cinque centimetri d’altezza. In una 24 ore possono stare (un po’ pigiati) sino a 2,4 milioni. Pratica, la "rosea" che, non a caso, è la banconota prediletta dai passatori di confine. La maggior concentrazione al mondo di banconote di quel taglio è in Spagna. Utilizzatissime dai narcos che, dalla Colombia, usano le basi spagnole come piattaforme per la penetrazione della cocaina nel resto d’Europa. Quanto a noi, i dati della Banca d’Italia, hanno accertato il maggiore affollamento delle "500" nelle zone limitrofe a due strisce di confine: quello svizzero e quello sammarinese.
Le Guardia di Finanza controlla a campione. Non può interrompere il flusso del traffico. Ogni tanto da una perquisizione salta fuori qualcosa: pancere, scarpe, indumenti intimi, questi i nascondigli più usati. «Roba da dilettanti – spiega un maresciallo maggiore della GdF a lungo in servizio alla frontiera svizzera ”; i professionisti dello spallonaggio hanno ben altre risorse. Esistono carrozzerie specializzate nel ricavare in auto vani occultati doppi e tripli, pertugi illocalizzabili, antri mimetizzati nei paraurti e nei parafanghi. Le più sospette sono quelle riadattate come vetture da rally. Alettoni, minigonne: tutti potenziali contenitori». E non solo automobili. Da queste parti non è raro incrociare motociclette da enduro con serbatoi giganteschi che, al posto della Parigi-Dakar debbono affrontare la meno avventurosa Porlezza-Lugano. Dentro non solo soldi. Lamine d’oro, blocchi di platino, sacchetti di pietre preziose. Tralasciando oggettistica varia (penalmente rilevante).
Né si deve pensare che il traffico del nero sia monodirezionale. Lo scudo-ter, infatti, non ha convinto molti renitenti fiscali che, lungi dal percorrere la via del pentimento e del rimpatrio alla luce del sole, hanno preferito ricorrere alle "rimesse nere". E sono ancora fogli da 500 che viaggiano, questa volta, contromano.
Nonostante gli sforzi di Giulio Tremonti, dunque, non si prevede alcuna cassa integrazione per gli spalloni ticinesi. A Lugano ci sono almeno due stabili organizzazioni. Un centinaio di persone in tutto. Più i liberi professionisti, italiani e svizzeri, i free lance dello sconfinamento. Alcuni di questi vanno in taxi. Chi penserà mai di fermare un taxi targato Canton Ticino? L’autista sta rientrando da un servizio. Sta lavorando e ritorna al posteggio di Piazza della Riforma a Lugano. Sul sedile del passeggero o nel bagagliaio c’è una borsa e nella borsa mazzette da 500. Oppure, dietro, c’è il passeggero, che non desidera perdere di vista neppure per un attimo la sua "roba".
In ogni caso funziona.
Così come funziona il torpedone del cash. Il camper che parte per la Sicilia, come documentato da Paolo Mondani di «Report» e rientra lentamente in un giro d’Italia a tappe, ciascuna contrassegnata da un appuntamento e da un ritiro di contante. Ci sono poi gli spalloni alati: quelli che pilotano aerei da turismo. Più usati dal jet set: perché poco controllati in partenza e zero all’arrivo. Il principale aeroporto di destinazione è quello di Agno, a poca distanza da Pura, la cittadina dove aveva la residenza svizzera il celebre pianista Arturo Benedetti Michelangeli.
Quanto a San Marino, non occorrono grandi precauzioni: i confini sono piuttosto "friabili". L’ultima trovata, suggerita da alcuni impiegati di banca è l’uso dell’autobus: una normale corriera su cui salire a Rimini e da cui scendere oltre confine. L’unico problema, a questo punto, è la fortissima pressione cui è stato sottoposto il sistema bancario locale nel corso degli ultimi due anni. Una pressione che, tuttavia, non sembra avere allentato i cordoni di protezione al segreto opposto dalle fiduciarie. E’ attesa appunto per il 19 aprile la pronuncia del giudice per la terza istanza penale (giudice Lamberto Emiliani) per l’eseguibilità della consegna all’Italia delle carte sequestrate durante le perquisizioni alla Smi fiduciaria. Una vicenda su cui indaga la procura di Roma e che vede tra gli indagati Carlo Maria Pasquini, a capo, oltre che della Smi, anche della fiduciaria Amphora.