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 2010  aprile 17 Sabato calendario

AI CAPITALI IN FUGA DAL FISCO RIMANGONO SOLO CINQUE APPRODI

Il segreto bancario è morto, viva la riservatezza bancaria. a questo slogan che si aggrappano migliaia di italiani, braccati dall’ Agenzia delle entrate ,
che hanno esportato illegalmente capitali. Contribuenti infedeli che, secondo l’ Istat , hanno sottratto alle casse dello Stato una base imponibile stimata in un sesto del Pil (250 miliardi circa l’anno) e che sono alla ricerca disperata di un porto sicuro per denaro "che scotta". Un porto che le banche non garantiscono ormai più, perché sempre più spesso sono alle prese con la sottrazione di informazioni sensibili cedute o vendute alle autorità fiscali. Ne sanno qualcosa 10mila italiani titolari di un conto nella filiale di Ginevra della banca britannica
Hsbc ,
la cui lista è stata trafugata, ora nel mirino del Fisco. Per loro, ma anche per molti altri, c’è un nuovo rischio: se dopo aver passato la frontiera in passato potevano sentirsi al sicuro, tra poche settimane invece potrebbero imbattersi nelle Fiamme Gialle anche a Ginevra, a Vienna o a Montecarlo.
 la categoria stessa dei paradisi fiscali a essere ufficialmente in via di estinzione. Li hanno colpiti, a uno a uno, i Governi dei paesi occidentali che dall’11 settembre si sono schierati compatti contro il riciclaggio finanziario internazionale. Governi che hanno progressivamente asciugato le torbide acque in cui nuotano i pesci velenosi del terrorismo e delle grandi organizzazioni criminali. La caccia ha accelerato con la crisi scoppiata nell’autunno 2008: alle esigenze di sicurezza si è aggiunta, per gli Stati, la spasmodica ricerca di gettito fiscale da recuperare per sostenere le entrate pubbliche dissestate dalla recessione e dall’aumento della spesa pubblica a sostegno delle rispettive economie. D’altronde, nei forzieri offshore ,
secondo le stime dell’ Ocse pubblicate da «Plus24» il 7 marzo 2009, sono nascosti capitali stimati tra 4mila e 5.600 miliardi di euro (al cambio dell’epoca).
La stessa Ocse ha praticamente azzerato la lista nera dei cosiddetti "paradisi fiscali" non cooperanti. Alla loro uscita di scena ha contribuito il Global forum sulla trasparenza finanziaria che ha ricevuto nuovo impulso a settembre dal G20 di Londra. Resta però una "lista grigia" di 17 paesi che hanno sì aderito agli standard internazionali sulle norme fiscali con la firma dei relativi trattati, ma che non li hanno ancora implementati compiutamente con il recepimento nelle legislazioni nazionali di tutti e 12 gli accordi relativi. Tra i paesi che si stanno adeguando, al 14 aprile ne restavano ormai solo cinque che, nonostante la firma sul trattato, non hanno ancora implementato nessuno dei 12 protocolli. Sono lo Stato africano della Liberia , Nauru e Niue , due isole-Stato dell’Oceania, il Guatemala in America centrale e le Filippine
in Asia. Ciò non significa che siano rifugi sicuri per i capitali in fuga, ma solo che le autorità fiscali potranno incontrare qualche difficoltà in più nella loro opera di ricerca e recupero.
Lo confermano anche gli esperti. «Dal 2002 a oggi il segreto bancario è pressoché scomparso, grazie al processo di diffusione degli standard internazionali sulla trasparenza finanziaria e le normative antiriciclaggio», spiega l’avvocato Andrea Moja, presidente di
Assotrusts , il coordinamento dei trust immobiliari di Confedilizia.
«Le regole di comportamento valgono non solo per tutte le banche, ma anche per i professionisti, come i notai, gli avvocati, i commercialisti. Dal 2006 in Italia tutti gli ordini e i soggetti professionali, ad esempio, hanno l’obbligo di identificazione della clientela. Ma se la segretezza è scomparsa, esiste la riservatezza. Come avviene in casi quali quello della lista di Hsbc, l’utilizzo di informazioni non ricevute attraverso procedure legalmente valide è una questione assai difficile, che va valutata caso per caso in base al "principio di specialità" che vige nel diritto internazionale. Se una informazione è rilasciata solo in ambito amministrativo, ad esempio, non può essere utilizzata in quello penale».
«Ma questa è la teoria: nella realtà questo principio è stato violato più volte dagli Stati», spiega Moja. «D’altronde la lista di Hsbc non impedirà di avviare indagini mirate sui clienti che la compongono a prescindere dalla fonte dell’informazione. Comunque è necessario che i clienti bancari sappiano che lo scambio di informazioni fiscali tra Stati continuerà a crescere e si giungerà, nel giro di pochi anni, alla piena trasparenza finanziaria. Esistono banche e anche paesi che millantano, per motivi commerciali, una impenetrabilità che, alla prova dei fatti, non esiste», conclude Moja. A buon intenditor...