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 2010  aprile 16 Venerdì calendario

NEL 1700 LA NUBE PORT IL GELO DAL NORD FINO AL MISSISSIPI

Il 24 giugno del 1982, l’industria dell’aviazione scopre che i vulcani sono pericolosi. Il volo British Airways 9, in viaggio da Londra a Auckland, si imbatte nelle ceneri del vulcano indonesiano Galunggung e, di lì a poco, tutti e quattro i motori del 747 si inceppano. Con un sangue freddo entrato nella leggenda, i piloti riescono a far planare l’aereo per 23 lunghi minuti, perdendo 11 chilometri di quota. Dopodiché, uno dopo l’altro, i motori si riaccendono e il volo 9 atterra a Giakarta senza vittime.
Ma le eruzioni ”come quella del vulcano islandese Eyjafjallajökull, che ieri ha bloccato il traffico aereo nel nord Europa – hanno altre lezioni da insegnare. Le ultime tre volte che l’Eyjafjallajökull ha eruttato (nel 920, nel 1612 e nel 1823), ha puntualmente messo in moto anche il vulcano Katla, ben più grande e insidioso. L’eruzione del 1755 ad esempio, fece sciogliere il ghiacciaio che lo ricopriva, gettando in mare una quantità impressionante di acqua.
Ma è solo pochi anni più tardi, nel 1783, che la natura vulcanica della gelida e meravigliosa isola sull’Atlantico del nord, ha dato la più spaventosa prova di sé. Il vulcano Laki, di fatto una lunga fessura con 130 crateri a 1.700 metri di altezza, non distante da Katla, vomita 14 chilometri cubici di lava, insieme ad anidride solforosa e acido fluoridrico. In Islanda muoiono animali e esseri umani, il 20% della popolazione. In Inghilterra, quell’estate del 1783, viene ricordata come «l’estate sabbiosa», con una vera e propria pioggia di cenere che oscura il cielo. Sull’intero nord Europa, le temperature precipitano. E l’America sperimenta l’inverno più freddo che la storia ricordi. Si dice che persino a New Orleans, il Mississippi si congelò.
«Il vulcano Katla è tenuto sotto controllo dai nostri sistemi di monitoraggio», assicura Magnus Tumi Gudmundsson, professore di geofisica all’Università di Reykjavik. «Al momento, non ci sono segnali che l’eruzione in corso stia avendo effetti sul vulcano Katla». Secondo le autorità islandesi, nonostante stia crescendo la fuoriuscita di lava, icrateri dell’Eyjafjallajökull non si stanno allargando. «L’anidride solforosa può avere effetti devastanti sulclima – ammette Thor Thordarson, un esperto di vulcani islandesi che lavora all’Università di Edinburgo – ma al momento non pare che si possano avere effetti climatici significativi da questa eruzione.
Se il fenomeno si arresterà presto, non avrà impatti rilevanti sull’atmosfera».
Resta il fatto che nessuno è in grado di predire con certezza cosa accadrà. L’ultima volta che l’Eyjafjallajökull ha eruttato, è andato avanti per mesi. Nel 1991, l’eruzione del monte Pinatubo nelle Filippine produsse abbastanza ceneri e gas da abbassare la temperatura media globale di 0,5 gradi per due anni, per il semplice motivo che le particelle di anidride solforosa hanno la proprietà di riflettere la radiazione solare. Non a caso, fra le possibili (e spesso folli) idee per fermare drasticamente il global warming , è circolata anche quella di irrorare l’atmosfera con lo zolfo, che contribuirebbe ad abbassare la temperatura.
Diciannove giorni dopo l’incidente del volo British Airways 9, un 747 della Singapore Airlines, passando dall’Indonesia, ripete la solita, brutta esperienza: tre motori del velivolo, per colpa del silicio contenuto nella cenere vulcanica, si bloccano. Ne segue un altro, miracoloso salvataggio. Ma, a quel punto, le autorità indonesiane decidono finalmente di chiudere il traffico aereo.
Almeno sulla carta, il rischio di un global cooling innescato dal ribollente suolo islandese è basso, eppure non ancora scongiurato. Ma quando si parla di aeronautica, il rischio vulcanico non vuole più prenderselo – giustamente – nessuno.