Il Sole-24 Ore 17/4/2010;, 17 aprile 2010
DOMANDE
& RISPOSTE • Perché Francia e Finlandia puntano sulla tecnologia Epr?
La Finlandia (che ha già tre reattori nucleari in funzione) deve importare dalla Russia parte dell’energia che consuma e ha bisogno di un reattore che abbia conti d’esercizio ragionevoli e che sia più sicuro di quelli vecchi. La Francia, campione mondiale dell’energia nucleare,soddisfa oltre l’85% del fabbisogno elettrico con il ricorso all’atomo,attraverso 58 reattori distribuiti in 19 siti, per una potenza di picco superiore ai 90mila megawatt e si avvicina il periodo di mandare in pensione le centrali più vecchie.
Il rinnovo totale degli impianti deve essere non solo programmato, ma iniziato, sin d’ora,sfruttando tutte le opportunità di evoluzione capaci di garantire sicurezza ancora più elevata e massima economicità di gestione. Il gigante Edf è proprietario di tutti i reattori e di tutti i siti.
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Quali garanzie in più per la sicurezza?
Il doppio involucro di protezione (con quello interno in cemento armato precompresso) e il sistema di controllo a quadrupla ridondanza rendono virtualmente impossibile l’impatto sull’ambiente e sulle popolazioni circostanti di un ipotetico guasto, o anche dell’impatto di un grande aereo di linea.
Allo stesso tempo la radioattività normalmente rilasciata dalla centrale non accresce, secondo i costruttori, i livelli di radiazioni naturale.
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Quanta elettricità è in grado di produrre l’Epr?
Con i suoi 1.650 megawatt di potenza praticamente continua un singolo reattoreè in grado di fornire l’energia elettrica richiesta da circa 1,6 milioni di persone.
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Ci sono differenze in termini di impatto ambientale tra le Epr e le attuali centrali?
Il reattore Epr utilizza il 22% di combustibile nucleare in meno rispetto a quelli della generazione precedente. E, considerando l’intero ciclo di costruzione e di gestione, l’impatto globale sull’ambiente rispetto alla capacità di produzione elettrica diminuisce del 30%.
Già ora, grazie al nucleare, le emissioni francesi di CO2 da generazione elettrica sono di 50 grammi per chilowattora prodotto, contro una media europea di 400 grammi.
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Quali valutazioni si scontrano su rifiuti radioattivi e scorie?
L’Epr consentirà una riduzione significativa, valutata nel 26% dai suoi artefici, dei rifiuti radioattivi solidi a lunga vita e una riduzione del 30% di quelli liquidi e gassosi. Gli ambientalisti contestano questi dati affermando che il minore impatto verrà fortemente ridimensionato, se non addirittura accresciuto,dall’aumento della radioattività delle scorie comunque prodotte dall’Epr rispetto le tecnologie precedenti.
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Perché Flamanville ha un ruolo cruciale?
L’impianto di Flamanville sarà testa di serie della cosiddetta terza generazione avanzata delle centrali nucleari.L’ambizione dei suoi artefici è quella di iniziare nel 2015 la costruzione sistematica, in batteria, di centrali di questo tipo in tutto il mondo. A partire dalla Cina,dove l’Epr sta già prendendo forma, ma anche negli Usa. E proprio con la tecnologia Epr l’Italia sta programmando il nuovo debutto della produzione elettrica dall’atomo, grazie all’accordo tra Enel e Edf.
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Quale ruolo avrà l’Enel?
Grazie agli accordi già siglati tra Italia e Francia, il nostro ex monopolista elettrico partecipa con una quota del 12,5% al nuovo reattore Epr di Flamanville. E ha un’opzione simile per i successivi reattori francesi che saranno costruiti con questa tecnologia, come l’impianto gemello che verrà realizzato nel sito di Penly.
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Quali sono i progetti concorrenti dell’Epr?
Sullo stesso filone dell’Epr si stanno sviluppando numerosi altri progetti. Quelli allo stadio più avanzato sono l’Ap 1000 della Westinghouse-Toshiba e il coreano Apr1400 che recentemente si è aggiudicato le prime importanti commesse anche nel mercato dei paesi arabi, in concorrenza con il progetto francese.
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Quali i tempi per la "quarta generazione"?
La quarta generazione di impianti funzionerà sempre secondo il principio della fissione nucleare. Promette di ridurre ulteriormente il combustibile impiegato ma soprattutto di "autofertilizzarsi" praticamente all’infinito riciclando le scorie in nuovo combustibile, risolvendo all’origine il problema dello smaltimento.
Tempi lunghi però: i primi impianti preoperativi non potranno arrivare prima di 30-40 anni. Ancor più lontane le centrali che ricorrono alla fusione nucleare, riproducendo le reazioni del sole.