Marco Valsania, Il Sole-24 Ore 17/4/2010;, 17 aprile 2010
PROCESSO ALLA «MADRE DI TUTTE LE BANCHE»
La «piovra» è tornata. Goldman Sachs per mesi ha cercato di scacciare l’immagine scomoda di società che incarna gli eccessi di Wall Street, da bonus multimilionari a irresponsabili scommesse capaci di mettere a rischio il sistema finanziario mondiale. Quell’immagine data alle stampe l’anno scorso da una rivista tanto improbabile per le cronache finanziarie, Rolling Stone, quanto improvvisamenteonnipresente per aver colto i nuovi umori sull’alta finanza, nei corridoi della Borsa come sui blog di Internet: in un lungo articolo Matt Taibbi la dipinse, appunto, come una «gigantesca piovra-vampiro, avvinghiata al volto dell’umanità». Madre di tutte le bolle e speculazioni.
Le accuse della Sec di ieri non sono così colorite. Ma potrebbero essere ancora più pesanti, addensando ombre senza precedenti sulla reputazione della regina di Wall Street. La denuncia per aver truffato gli investitori, offrendo strumenti finanziari destinati a fallire,è diventata improvvisamente la punta dell’iceberg, l’apice della stagione più difficile nella storia della società. E ha fatto riaffiorare la «piovra » e i suoi «tentacoli».
Soltanto nelle ore precedenti l’azione delle autorità mobiliari è venuto alla luce che un esponente del suo consiglio di amministrazione, Rajat Gupta, è coinvolto in uno scandalo di insider trading: è sospettato dalla magistratura di aver passato informazioni riservate sulla stessa Goldman ai vertici del fondo Galleon.
Dagli Stati Uniti al palcoscenico internazionale: la crisi del debito in Grecia ha fatto emergere un controverso ruolo di Goldman ad Atene, a colpi di raccomandazioni su come nascondere l’esposizione del paese europeo. E nuovamente sulle coste americane: alla vigilia del bilancio trimestrale del primo trimestre 2010, martedì prossimo, sono ancora fresche le polemiche sui profitti record generati nel 2009, 13,4 miliardi di dollari. Dopo aver ricevuto soccorsi dal contribuente nei mesi più bui della crisi, dieci miliardi, anche se rapidamente restituiti.
Anche le mosse della società sul fronte immobiliare durante la bufera finanziaria avevano già suscitato battaglia: i critici da tempo accusavano la società di aver venduto derivati legati al settore e di aver guadagnato scommettendo contemporaneamente sulla loro caduta. A Goldman, come ad altre grandi banche, è inoltre finita in sordina una parte degli aiuti pubblici destinati all’assicuratore Aig, per ripagare interamente obblighi contrattuali. Le paghe ai vertici della banca, a loro volta, infiammano gli animi: il chief executive Lloyd Blankfein ha inanellato anni di compensi da decine di milioni di dollari.
Al clima di crescente ira, tra gli elettori e in Congresso, la banca ha reagito. Inizialmente con l’atteggiamento abituale:il silenzio tipico di chi vanta grande influenza, fucina di più d’un Segretario al Tesoro americano da Robert Rubin a Henry Paulson. Poi, di fronte a un assedio sempre più stretto, con svolte all’insegna d’una inedita apertura: i compensi dei top executive sono stati ridimensionati, con Blankfein che l’anno scorso ha ricevuto un bonus di 9 milioni tutto in azioni. Sono scattate nuove donazioni di beneficenza. E la lettera agli azionisti in vista dell’assemblea annuale è stata più articolata del solito: ha offerto una difesa delle strategie della banca, negando guadagni indebiti e scommesse contro i clienti. Ma di sicuro per Goldman- e per tutta l’alta finanza - è oggi più che mai lontana l’era nella quale venivano celebrate le prodezze di bilancio e le imprese di ingegneria finanziaria nel mondo.