Raffaello Avanzini*, Libero 17/4/2010, 17 aprile 2010
« UN GIOCO DI COMPRAVENDITE SO GI I FINALISTI DELLO STREGA»
Leggo con interesse l’articolo-intervista al ”professor” Stefano Petrocchi sul Premio Strega uscito sul vostro giornale. E mi dispiace che la stessa attenzione non sia stata dedicata in questi giorni da altre testate alle mie dichiarazioni rilasciate all’indomani della nostra esclusione.
Come forse i vostri lettori sapranno, Newton Compton ha candidato allo Strega il libro di Vito Bruschini intitolato The Father, un romanzo che ha ottenuto un buon successo sia di critica che di pubblico, e di cui sono stati venduti i diritti cinematografici e quelli di traduzione (in sei Paesi). Questo libro è stato escluso immeritatamente dal novero dei dodici finalisti, nel quale però sono presenti due titoli pubblicati dal gruppo Rcs e due del gruppo Mondadori. Quando ho saputo che il
libro di Bruschini era stato escluso, ho dichiarato che si trattava di una scelta politica e non di qualità letteraria. Molti giornali hanno censurato le mie dichiarazioni, altri non le hanno bene interpretate. Certo la mia non è una battaglia contro il Premio Strega nel nome della trasparenza e della correttezza delle votazioni. Non sono un ipocrita, né un bugiardo. E soprattutto non mi piace nascondermi. Che gli editori comandino pacchetti di voti e che si scambino favori mi sembra che sia più che evidente, direi manifesto. Non fosse altro perché nei discorsi anche dei non addetti ai lavori senti ripetere «quest’anno Mondadori non vince... ha vinto l’anno scorso», come se, usando la stessa logica, Usain Bolt non avesse chance alle prossime gare dei 100 metri.
E io personalmente non l’ho mai negato, anzi. Ho cercato di contrastare lo strapotere dei gruppi più forti inserendomi, a volte con successo, nelle dinamiche di accaparramento delle schede. Ogni volta che ho avuto un libro o un autore in cui credevo fermamente ho cercato di portarlo in finale e a volte ci sono riuscito. La critica e il pubblico, per fortuna, mi hanno sempre dato ragione. Massimiliano Palmese (terzo nel 2006) e Massimo Lugli (stesso risultato nel 2009) sono scrittori nati con la Newton Compton, e Franco Matteucci (edizione 2007) ha appena pubblicato con me il suo ultimo romanzo. nell’ordine delle cose che gruppi editoriali più forti della Newton Compton possono controllare un pacchetto di voti molto più sostanzioso del mio e che abbiano più ”argomenti” per convogliare voti e preferenze verso i loro candidati. Ma non venitemi a raccontare, per favore, che la Fondazione Bellonci non rientra in questo gioco delle parti. E che il comitato direttivo stia a guardare il gioco di compravendite, di scambi, di regalie e di promesse dall’alto di un immacolato amore per la letteratura con lo stupore di un neonato. E che non sia stata orchestrata dall’alto la nostra esclusione dai dodici finalisti.
Di certo non è stata una sorpresa per il professor Petrocchi. Me lo ha detto lui, a pranzo, giorni fa. Mi ha detto che il libro di Bruschini, The Father, rischiava di entrare in cinquina, mettendo in pericolo troppi equilibri. E va bene che tanti votanti storcono il naso sentendo il nome Newton Compton (ovviamente prima di leggere il libro, se mai lo leggono), ma nel ”carta vince carta perde” dello scambio di schede, la fondazione ha il suo buon tornaconto. Altrimenti perché un addetto della fondazione, al telefono con una mia stretta collaboratrice, avrebbe salutato la nostra esclusione come un’occasione, per me e la mia casa editrice, di farsi benvolere dai responsabili del Premio? Vi ripeto la cinquina: Avallone, Sorrentino, Pennacchi, Pavolini e Nucci e il professor Petrocchi la conosce bene, checché ne dica nella sua intervista. E ribadisco che gli editori hanno un ottimo burattinaio che regge i fili delle loro manovre e che come un deus ex machina interviene al bisogno. Altro che spirito innovatore del professor Tullio De Mauro & Co., che ci hanno fatto fuori già due volte, in questa edizione e nel 2008 con Mario Lunetta.
Strano che poi il professor Petrocchi ricordi che siamo entrati in cinquina nelle ultime tredici edizioni, visto che negli ultimi tredici anni abbiamo partecipato solo sette volte, e di queste, due volte non siamo stati neppure accettati. Ma certo le vicende di una casa editrice come la nostra non sono poi così memorabili, s’intende.
Raffaello Avanzini*, Libero 17/4/2010
*Amministratore delegato di Newton Compton