Paola Jacobbi, Vanity Fair, n 15, 21 aprile 2010, 21 aprile 2010
Marina Ripa di Meana negli anni recenti, più che appuntamenti con frivoli ricostruttori di bellezza, ha avuto appuntamenti con altri tipi di medici
Marina Ripa di Meana negli anni recenti, più che appuntamenti con frivoli ricostruttori di bellezza, ha avuto appuntamenti con altri tipi di medici. L’oncologo Umberto Veronesi per esempio, e i suoi collaboratori, a causa di un tumore al rene e di altre formazioni cancerogene ai polmoni. L’ultimo intervento è stato prima di Natale. «Ho cicatrici dappertutto, come la moglie di un lanciatore di coltelli». [...] «I miei uomi l’hanno sempre adorata e riempita d’attenzioni [la figlia Lucrezia Lante della Rovere]. Persino Franco Angeli, con tutti i problemi di droga che aveva, si placava solo quando c’era la bambina. Roberto Gancia la portava in barca. Lino Jannuzzi mi aiutò a pagare la governante perché io ero senza una lira e quella era la governante cui Lucrezia era affezionata. Carlo, mio marito, le regalò un purosangue quando compì 18 anni, la portò in America, ed è sempre stato una famiglia per lei. Solo con il suo vero padre Alessando Lante della Rovere è stata pochissimo». [...] «Non ho quella mentalità borghese, quella mitologia della maternità in nome della quale i figli vengono prima di tutto, anche si se stessi. Prima ci sono sempre io, Marina».