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 2010  aprile 16 Venerdì calendario

BOSCHI: «NECESSARIO BLOCCARE I VOLI. LA CENERE NEI REATTORI PU FAR PRECIPITARE GLI AEREI»

«Potrebbero volerci pochi giorni o addirittura settimane prima che le ceneri scompaiano e che quindi gli aerei ritornino a volare tranquillamente nei cieli. Quando la natura si manifesta con un’eruzione vulcanica l’uomo non può far altro che fermarsi e aspettare che tutto passi». Per Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, al momento è impossibile prevedere quanto dureranno le conseguenze dell’eruzione del vulcano islandese sul ghiacciaio Eyjafjallajökull. «Bisognerà aspettare l’evolversi della situazione», dice.
Perché le ceneri sono pericolose per gli aerei in volo?
«Perché possono compromettere la visuale dei piloti, ma soprattutto possono andare a finire nei reattori degli aerei, provocando guasti al velivolo che rischia addirittura di precipitare. Per cui era doveroso bloccare il traffico aereo almeno fino a quando la situazione non si stabilizzerà».
Ricorda qualche precedente?
«Sì. E’ successo nel nostro paese nel 2002, quando a causa dell’eruzione dell’Etna sono stati cancellati centinaia di voli. E’ stato un momento davvero infelice per il turismo siciliano, ma anche calabrese. Però quando si tratta dell’attività di un vulcano non si può fare altrimenti».
In Islanda le popolazioni a rischio sono state evacuate, così come i voli sono stati prontamente cancellati. A differenza dei terremoti funziona meglio la macchina dell’emergenza vulcani?
«Sicuramente quando si tratta di un’eruzione vulcanica la zona interessata è circoscritta. Sappiamo dove si trova il vulcano e con le tecnologie moderne possiamo raccogliere tutti i segnali di preavviso di un’eruzione. Mentre con i terremoti non abbiamo subito punti di riferimento. Nonostante questo, non siamo ancora in grado di prevedere le eruzioni vulcaniche così come per i terremoti».
Quali sono i segnali di preavviso di un’eruzione vulcanica?
«Prima di tutto delle piccole e ravvicinate scosse sismiche. Niente di devastante, ma quando c’è un eruzione si registrano delle sequenze, segnale che la crosta terrestre si sta fratturando per consentire al magma di fuoriuscire. In questi giorni ad esempio abbiamo registrato sequenze sismiche nella zona dell’Etna, il che ci fa pensare a una possibile eruzione del vulcano. In ogni caso non dovrebbero esserci conseguenze».
Altri segnali di preallarme?
«Prima di un’eruzione si registrano variazioni geometriche, deformazioni vulcaniche, variazioni magnetiche e geochimiche. Insomma, i segnali ci sono ma nessuno di questo può dirci il momento esatto in cui un vulcano attivo erutterà».
L’eruzione del vulcano islandese potrà avere conseguenze sul clima e sull’ambiente?
«Al momento sembra di no. Ma quando si tratta di vulcani attivi non c’è niente di certo. Non sappiamo se il vulcano potrà eruttare di nuovo».
Terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche. Questi ultimi mesi la natura ha messo a dura prova l’uomo. Cosa sta succedendo?
«Non è la Natura a esser diventata più cattiva, ma è l’uomo che paradossalmente oggi è più vulnerabile alle sue manifestazioni. In passato, non c’erano tanti aerei che volavano e quindi un’eruzione vulcanica non poteva provocare la cancellazione di così tanti voli. Stessa cosa per i terremoti: gli esseri umani hanno costruito così tanti edifici nelle aree a rischio sismico che quando arriva un terremoto i danni ci sembrano più grossi di quelli che ci sono stati in passato. Più case ci sono e più crolli può provocare un terremoto. Non incolpiamo quindi la Natura che segue comunque il suo corso».