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 2010  aprile 16 Venerdì calendario

IL COLPO DI TORINO, L’IRA DI GUZZETTI. I DUBBI DI BANKITALIA SULLE NOMINE

Cala il gelo del presidente della Cariplo, Giuseppe Guzzetti, sulla candidatura di Domenico Siniscalco alla presidenza del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo avanzata dal primo socio della superbanca, la Compagnia di San Paolo di Angelo Benessia. Un nome, quello dell’ex ministro del Tesoro, gradito all’attuale titolare dell’Economia Giulio Tremonti, e indicato accanto a quello del professore della Bocconi Andrea Beltratti dalla fondazione torinese nello stesso giorno, mercoledì, in cui il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, annunciava l’assalto padano alle banche.
«Da quello che ho capito si tratta di due candidati alla pari per la presidenza e non di una presidenza con un consigliere o un vicepresidente. Attendo comunicazioni», ha sibilato il presidente della Cariplo al termine di summit a quanto pare tutt’altro che risolutivo negli uffici milanesi di Benessia. E prima di infilarsi nel portone di Intesa Sanpaolo dove lo attendeva il presidente del consiglio di sorveglianza Giovanni Bazoli ha concesso ai cronisti ancora una battuta e questa volta a sostegno di Enrico Salza, l’ attuale presidente del consiglio di gestione, il primo sponsor della fusione, che la Compagnia intende scalzare: «Concordo con il giudizio dell’amministratore delegato Corrado Passera, Salza è un formidabile torinese».
Non che a Benessia sia andata meglio con i massimi rappresentanti delle altre fondazioni socie. Per tutti ha parlato il numero uno di Carifirenze, Micheli Gremigni: «Abbiamo preso atto» della scelta di Torino. Poche parole che hanno lasciato trasparire di quale portata sia l’incaglio per le fondazioni socie che avevano avviato un percorso di confronto virtuoso sin dall’inizio della partita delle nomine. «Condivisione» è stata fin qui la parola d’ordine del gran mediatore Guzzetti, il regista degli accordi con Torino, l’ex presidente democristiano della Regione Lombardia che sul consenso governa saldamente ancora oggi la maggiore fondazione europea. Condivisione è però un sostantivo che, ieri, nessuno ha pronunciato. Così come nessuno dei partecipanti alla riunione milanese tra le fondazioni ha dato per scontata la nomina di Siniscalco al vertice del consiglio di gestione.
Ad agitare i soci di Intesa Sanpaolo è in primis il tema delle regole: nel sistema di governo dualistico del quale la banca Mi-To si è dotata al momento della fusione, nel 2007, il consiglio di gestione viene nominato dal consiglio di sorveglianza, su indicazione del comitato nomine. Il consiglio di sorveglianza (alla cui presidenza è scontata la conferma di Giovanni Bazoli, candidato numero uno del cosiddetto listone) sarà eletto all’assemblea del 30 aprile con il sistema proporzionale puro (è la prima volta in Italia) e non appena insediato dovrà procedere al vaglio di candidature e profili per il livello operativo, la gestione. La ratio della governance dualistica è proprio quella di porre un filtro tra gli azionisti e la gestione. E da questo punto di vista l’approccio della Compagnia e dello stesso Benessia è risultato irrituale. Eccezioni sul metodo sono peraltro emerse all’interno dell’organo direttivo della stessa Compagnia dove i nomi di Siniscalco e Beltratti «blindati» nelle mozioni di voto non hanno raccolto l’unanimità.
La governance è ben dettagliata dallo Statuto che l’assemblea approverà nella sua versione definitiva, dopo il recepimento delle indicazioni della Banca d’Italia. L’Autorità di Vigilanza avrebbe avanzato da parte sua alcune perplessità sulla strada imboccata per la scelta del presidente del consiglio di gestione. Una delle principali novità dello Statuto rivisto e corretto è la robusta iniezione di consiglieri di gestione esecutivi, cioè di soggetti in grado di assicurare non solo le competenze anche tempo di lavoro. L’incarico di presidente del consiglio di gestione, che tra l’altro è il rappresentante legale del gruppo, è sicuro uno di quelli a dir poco a tempo pieno.
E se nessuno discute sulla caratura di Siniscalco, l’ex ministro gode di prestigio internazionale anche per la sua carica di head manager per l’Italia della banca d’affari americana Morgan Stanley, una carica che comunque lascerebbe entrando in Intesa Sanpaolo, qualche problema potrebbe sorgere sul suo incarico più istitutional come presidente di Assogestioni, l’associazione degli investitori. Se mantenuto, un ruolo a rischio di conflitto d’interesse: Assogestioni veicola le liste dei fondi per le nomine nelle società quotate, una delle ultime è proprio quella per Intesa Sanpaolo (i nomi per il consiglio di sorveglianza sono quelli di Rosalba Casiraghi e Marco Mangiagalli).
L’altro nome proposto dai torinesi, quello di Andrea Beltratti, per Guzzetti è dunque in lizza al pari di Siniscalco. Nato a Torino, dove si è laureato per poi conseguire un phd a Yale, il professore della Bocconi ha rilasciato ieri una dichiarazione all’Adn Kronos in vista del possibile futuro incarico. Per Intesa Sanpaolo, ha detto, «è importante continuare a crescere, con iniziative di qualità utili per la banca e per la società».
Su tutto, pesa e continuerà a pesare il tema dell’opportunità politica. Ha ironizzato ieri un altro ex politico, uomo di fondazioni e di banche, il rappresentante della Crt e vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona: «Bossi vuole fare un’Opa? Il mercato è contendibile».
Paola Pica