GIOVANNI PONS e SALVATORE TROPEA, la Repubblica 16/4/2010, 16 aprile 2010
QUEL PATTO TREMONTI-CHIAMPARINO CHE IRRITA I MILANESI DI INTESA - MILANO
«Da quello che ho capito si tratta di due candidati alla pari per la presidenza e non di una presidenza con un consigliere o un vicepresidente. Attendo comunicazioni». Bastano queste parole, pronunciate dal presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, dopo l´incontro con le altre fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo, per misurare il malcontento a denti stretti dei vertici milanesi del principale istituto del paese. Guzzetti si riferisce alla doppia designazione, quella di Domenico Siniscalco e di Andrea Beltratti, uscita mercoledi sera dalla Compagnia San Paolo per la futura composizione del consiglio di gestione della banca.
La riunione è stata lunga, faticosa (decisione a maggioranza con un consigliere uscito al momento del voto) e non in linea con le procedure visto che è il consiglio di sorveglianza di Intesa, una volta eletto dall´assemblea del 30 aprile, a dover a sua volta nominare il consiglio di gestione secondo quanto prevede la governance duale della banca. Ma a questo punto colpi di scena clamorosi non sembrano prevedibili e l´uscita di Enrico Salza quasi certa. Le "comunicazioni" a cui fa riferimento Guzzetti dovrebbero arrivare entro fine aprile da Angelo Benessia, presidente della Compagnia torinese, incaricato di effettuare una verifica su chi dei due candidati sia il più adatto per la presidenza. Ma appare abbastanza ovvio che a questo punto Siniscalco è il presidente in pectore del cdg di Intesa Sanpaolo anche se sono in programma altre due riunioni tra le Fondazioni socie (probabilmente una il 26 e l´altra il 28 aprile) per appianare gli ultimi dubbi e definire la composizione dei comitati. I milanesi, Guzzetti, Giovanni Bazoli e Corrado Passera, hanno sperato fino all´ultimo che Enrico Salza potesse essere riconfermato nella sua carica e non a caso hanno manifestato pubblicamente il loro apprezzamento per l´operato del navigato banchiere.
« un attore formidabile di un´operazione bancaria da tutti riconosciuta come una delle più belle fatte in Europa», ha dichiarato Passera. Ma al momento appare vincente l´asse Chiamparino-Tremonti all´origine della scelta di Siniscalco. La benedizione è arrivata da Umberto Bossi, deciso a prendersi «una fetta delle banche del nord». A chi gli chiedeva lumi sul nome di Siniscalco il senatur ha risposto lapalissiano: «Chiedete a Tremonti», confermando la discesa in campo del potente ministro nella tornata di nomine, così come era successo per Cesare Geronzi alle Generali.
La convergenza con Chiamparino non è mai stata ufficializzata, anche perché maturata per differenti percorsi, ma preesiste alle ambizioni della Lega uscita rafforzata dalla vittoria alle elezioni regionali. Benessia, dopo aver tentato soluzioni diverse pensando alle candidature di Emilio Ottolenghi e Alfonso Iozzo, l´ha accettata. Salza l´ha invece subita anche se, al di là delle ultime barricate alzate dai suoi fedelissimi, per lui è pronta una più che onorevole uscita di sicurezza: si parla di Banca Imi o di Banca Fideuram.
Agli amici che in queste ore chiedono a Siniscalco come sono andate le cose, l´ex direttore generale e poi titolare del Tesoro risponde in tono scherzoso di aver fatto in questa partita il pallone e non il giocatore. E rifiuta anche di circoscrivere il problema dentro il perimetro della "torinesità" incrinata dai poteri milanesi dopo la fusione tra Intesa e Sanpaolo. Dunque Chiamparino e Tremonti stanno mettendo in atto una prova di federalismo trasversale attraverso la quale la Lega prova a entrare nei gangli vitali della finanza del nord. «Chiamparino in qualità di sindaco di Torino e grande elettore della Compagnia cercava di recuperare un maggior peso della città in una banca che avesse un respiro internazionale e Tremonti puntava a una banca che avesse una presenza territoriale forte non solo sulla carta. Benessia si è trovata questa convergenza e l´ha cavalcata». Se le cose finiranno così i risultati per Torino non saranno da buttar via. Un direttore generale dedicato ai "territori", Marco Morelli, e un presidente del consiglio di gestione, Siniscalco. Il tutto senza strappi dolorosi tra le fondazioni azioniste.