Redazione, Libero 30/3/2010, 30 marzo 2010
Giorgio Gianelli, 65 anni. Genovese, pensionato, viveva in una casetta su due piani a Tercesi, piccolo comune di Torriglia, con la vedova Ermida Ori, 59 anni, e col figlio di lei Marco Ferrera, 34 anni, netturbino, tornato ad abitare con la madre da quando, dopo una storia di tre anni, era stato lasciato dalla fidanzata
Giorgio Gianelli, 65 anni. Genovese, pensionato, viveva in una casetta su due piani a Tercesi, piccolo comune di Torriglia, con la vedova Ermida Ori, 59 anni, e col figlio di lei Marco Ferrera, 34 anni, netturbino, tornato ad abitare con la madre da quando, dopo una storia di tre anni, era stato lasciato dalla fidanzata. Questo Ferrera, a detta dei compaesani che l’avevano visto crescere «normale, tranquillo, educato, senza troppi grilli per la testa», ma in cuor suo disperato per la fine del suo amore e perché non sopportava il compagno della madre, di cui era geloso, sabato 10 aprile, verso le 5 e mezza di mattina, prese un coltello, s’avvicinò al Gianelli che dormiva, e gli infilò la lama dieci volte in tutto il corpo. Quindi prese la madre a pugni in faccia e in testa causandole un trauma cranico e la frattura di una mascella, subito dopo uscì di casa, camminando prese a sfilarsi i vestiti zuppi di sangue, e, entrato in un bar con indosso soltanto le mutande, ordinò brioche e cappuccino. Arrestato e interrogato, disse al pm che odiava il Gianelli perché quello lo andava «a svegliare ogni notte, da quattro mesi non mi lasciava dormire»: «Devo solo riposarmi. Adesso mi riposo e si sistema tutto». Prima dell’alba di sabato 10 aprile a Tercesi, comune di Torriglia nell’hinterland genovese.