Redazione, Libero 30/3/2010, 30 marzo 2010
Bruno Fortunato, 62 anni. Originario di Portici nel napoletano, sovrintendente in pensione della polizia ferroviaria, sposato e padre di due poliziotti, il 2 marzo del 2003 fu ferito al fegato e a un polmone durante la sparatoria su un treno Roma-Firenze che portò alla cattura di Nadia Desdemona Lioce e alla morte di Mario Galesi, i vertici delle nuove Br (Galesi, prima d’essere ammazzato da Fortunato, uccise l’altro poliziotto Emanuele Petri)
Bruno Fortunato, 62 anni. Originario di Portici nel napoletano, sovrintendente in pensione della polizia ferroviaria, sposato e padre di due poliziotti, il 2 marzo del 2003 fu ferito al fegato e a un polmone durante la sparatoria su un treno Roma-Firenze che portò alla cattura di Nadia Desdemona Lioce e alla morte di Mario Galesi, i vertici delle nuove Br (Galesi, prima d’essere ammazzato da Fortunato, uccise l’altro poliziotto Emanuele Petri). Carattere «forte, orgoglioso e severo, ma amichevole», da quel giorno, a detta di chi lo conosceva, non era più lo stesso e tempo fa aveva detto: «Ho ascoltato un’intervista ai parenti di Aldo Moro, i quali hanno detto che nessuno si è più ricordato di loro, e neppure gli amici si sono fatti più vivi. Accade anche a me, nonostante io abbia incontrato le Brigate rosse molto più recentemente». La sera di venerdì 9 aprile, solo nella sua casa di Anzio, prese la pistola d’ordinanza e si sparò un colpo alla tempia. A trovarlo in terra in una pozza di sangue furono la moglie e uno dei due figli, rincasati verso mezzanotte. Prima della mezzanotte di venerdì 9 aprile in una villetta a schiera in via della Cappuccia ad Anzio, sul litorale romano.