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 2010  aprile 15 Giovedì calendario

PIRELLI, IL GUSTO DI GRANDI FIRME

Se mettessimo in fila i documenti che contiene, l’Archivio storico Pirelli sarebbe lungo due chilometri e mezzo. Per fortuna, con un lavoro di anni, tutto il materiale prima disseminato nelle diverse sedi è stato catalogato e raccolto ed è ora ospitato al primo piano di una palazzina degli anni Trenta nel quartiere milanese della Bicocca, dove ha sede la Pirelli stessa. Da lunedì prossimo sarà aperto al pubblico e chiunque potrà immergersi nei 138 anni di storia industriale e culturale italiana che le carte, i documenti, le immagini, gli oggetti e i filmati aiutano a ricostruire.
Perché il gruppo Pirelli, fondato nel 1872 da Giovanni Battista in via Ponte Seveso (là dove c’era l’erba ora c’è la Stazione Centrale di Milano e al posto della fabbrica sorge il Pirellone), come molte altre storiche aziende del made in Italy ha contribuito allo sviluppo e alla diffusione dell’arte italiana. Giovani designer come Bruno Munari, Bob Noorda, Alberto Manzi e Francesco e Jeanne Grignani si sono fatti le ossa qui, come ha ricordato ieri il direttore della Fondazione Pirelli, Antonio Calabrò, inaugurando la sede della Fondazione che ospita l’Archivio. Sono loro i bozzetti delle più celebri campagne pubblicitarie, ma anche i progetti per la divisione giocattoli, istituita ufficialmente negli anni Cinquanta (ma già dalla fine dell’Ottocento Pirelli sfornava soldatini, biberon, sonagli, bambole e palloni). Nel 1949 Bruno Munari inventò il gatto Meo, primo pupazzo in gommapiuma della storia, poi vennero la scimmietta Zizì (Compasso d’Oro 1954) e l’orsetto Tentenna. Intanto la società, nata per produrre articoli in gomma, realizzava anche cuffie per la piscina, borse dell’acqua calda, palline da tennis, confezioni di moda. Segno di una politica di diversificazione che da subito ha caratterizzato il gruppo e che si è rivelata vincente per la sua crescita. Nel 1879 comincia la produzione di materiali per la telegrafia, mentre il primo pneumatico per bicicletta arriva nel 1890 e quello per automobile nel 1901. Con il nuovo secolo arrivano l’espansione all’estero (Europa e Sud America) e le vittorie sportive grazie alle performance di Tazio Nuvolari, Alberto Ascari e Juan Manuel Fangio.
Arricchito di recente delle carte di Alberto (figlio del fondatore) e Leopoldo Pirelli, l’Archivio ricostruisce tutte le fasi di questa espansione. Dai vecchi e ingombranti «Rendiconti», che documentano la crescita economica del gruppo attraverso infiniti numeri e tabelle compilati a mano, alle fotografie di Luca Comerio, Gabriele Basilico e Carlo Furgeri Gilbert, che ritraggono con i loro scatti l’attività nelle fabbriche, le trasformazioni e le dismissioni degli stabilimenti. Caroselli e innovativi filmati pubblicitari testimoniano la lungimiranza dei proprietari, che sempre si sono serviti dell’arte e delle innovazioni per comunicare l’immagine della società. Così avvenne nel 1961, quando fu commissionato a Renato Guttuso il disegno per un mosaico da esporre nello stand della società durante l’Esposizione internazionale di Torino. Il dipinto originale, di recente trovato nei magazzini di una delle tante sedi del gruppo, è ora esposto nella nuova sede.
Né si trascura la letteratura: dal 1948 al 1972 la Pirelli diede vita – come altre società dell’epoca, da Olivetti a Finmeccanica – a una rivista aziendale (la «Rivista Pirelli»), che ospitò articoli di scrittori come Eugenio Montale, Alberto Moravia e Carlo Emilio Gadda. Qui, nel 1958, Vittorio Sereni raccontò la storia leggendaria del logo, sostenendo che la «P» allungata fosse stata inventata per caso nel 1908, da un rivenditore Pirelli di New York che si ispirò alla firma posta da Alberto o Piero Pirelli su una bolla commerciale. E non poteva mancare l’intera collezione del celebre calendario, dal 1964 (con le fotografie di Robert Freeman) a oggi.
La storia corre e quella di Pirelli la attraversa: dalla crisi del ’29 alle due guerre mondiali, dalle lotte sindacali degli anni 60 e 70 alle sfide attuali del mercato e della tutela dell’ambiente. Memoria dunque, ma anche presente e futuro, come hanno precisato ieri all’inaugurazione il presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera e il vicepresidente Alberto Pirelli (figlio di Leopoldo): scopo dell’Archivio, come della Fondazione che ne ha voluto l’apertura alla città, è documentare il passato, ma anche affermare la vitalità della società, il cui spirito, ha spiegato Tronchetti Provera, è ben sintetizzato nelle parole di Luigi Emanueli poste all’ingresso dell’archivio. Davanti alle difficoltà, l’ingegnere che nel 1951 inventò il mitico «Cinturato» era solito dire: «Adess ghe capissaremm on quaicoss: andemm a guardagh denter» («Adesso ci capiremo qualcosa: guardiamo dentro al problema»).
Archivio storico Pirelli, viale Sarca 22, Milano. Aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 17,30 (su prenotazione).