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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

L’ALTER EGO DI LEHMAN. COS LO SHADOW BANKING OCCULTA I BUCHI DI BILANCIO

Un sistema di scatole cinesi. Questo è ciò che Lehman Brothers ha messo in piedi negli ultimi dieci anni. Il New York Times riporta che la banca d’affari più controversa di Wall Street ha volontariamente omesso l’esistenza di vari Special purpose vehicle (Spv), società fittizie volte a isolare le reali perdite della casa madre. Secondo quanto risulta al Riformista, il buco nascosto alle autorità sarebbe di circa 75 miliardi di dollari. Una cifra che si somma alla bancarotta da oltre 600 miliardi di dollari avvenuta il 15 settembre 2008.
Dal 2001, data della sua acquisizione, Hudson Castle - questo il nome della società che ha aiutato Lehman a mascherare i propri bilanci - è stato usato per trasferire le passività della banca principale. La Us Securities and Exchange Commission, l’authority di Wall Street, nei mesi scorsi ha deciso di aprire un’indagine proprio su questi trucchi contabili. Nell’occhio del regolatore sono finite circa 20 società finanziarie, fra cui Bear Stearns (salvata da JP Morgan Chase nel marzo 2008) e Lehman. Dopo pochi mesi la Sec ha scoperto l’esistenza di un sistema bancario ombra. Entità come Hudson Castle sono generalmente off-shore, ma i vertici sono gli stessi della casa madre. E osservando i movimenti finanziari da e verso la società, i regolatori hanno scoperto l’inghippo. Sono stati oltre 75 i miliardi di dollari trasferiti nei conti di Hudson Castle nell’arco del decennio. Il problema è che un conto è un Spv, un altro è una società esterna, che ha requisiti di vigilanza differenti. Nel caso di Lehman il vero Spv era Fenway, società di proprietà Hudson Castle.
Gli Spv sono strumenti finanziari fra i colpevoli della crisi subprime. La loro nascita dipende dalla necessità di cartolarizzare crediti o debiti da parte della società madre. La loro morte giuridica dovrebbe avvenire con la conclusione dell’operazione. Non sempre questo accade. La maggioranza degli Spv rimangono attivi per tutto il periodo utile possibile. Questo perché la società madre trasferisce ad essi le perdite più onerose, date che le regole contabili internazionali non obbligano il loro consolidamento in bilancio. Sono come locali a compartimento stagno in cui allocare asset tossici. Aumentando il volume delle cartolarizzazione si riequilibra il conto fra entrate e uscite, impedendo il consolidamento.
Questo modello ha contribuito a creare la bolla speculativa nel mercato immobiliare statunitense. Negli Spv sono stati inseriti tutti i mutui subprime tramite obbligazioni strutturate come le Collateralized debt obligation (Cdo). La Federal Reserve di New York ha calcolato che questo mercato parallelo valeva circa 470mila miliardi di dollari nel 2006.
Una situazione simile è stata fatta da Lehman Brothers. Il suo Ceo, Dick Fuld, poco prima del default ricordò ai mercati che «Lehman è una delle poche grandi certezze di Wall Street». Gli operatori però erano consci delle passività esterne, come quelle in Hudson Castle. Sebbene fosse una società sulla carta indipendente, operava in nome e per conto di Lehman, acquistando asset, cartolarizzando e raccogliendo le negatività in eccesso.
Le reazioni sono state discordati. Da una parte, c’è chi considera legali queste operazioni. vero in parte. Mancando il consolidamento delle perdite, Lehman ha truccato i propri conti di fronte alle società di rating. La conseguenza è stata una errata valutazione della solidità finanziaria della banca, che ha continuato a immettere sul mercato prodotti scadenti come fossero di qualità elevata. Dall’altra, c’è chi ipotizza che lo shadow banking sia molto più vasto di quanto s’immagini. Del resto, proprio alcuni membri della Fed di New York, nei giorni del terremoto di Lehman, erano rimasti stupiti dall’assetto creato all’insaputa della Sec.
Ma tutti gli istituti di credito utilizzano mezzi analoghi per migliorare i propri bilanci. I regolatori internazionali, a tre anni dallo scoppio della bolla subprime, non sono ancora riusciti a modificare le norme contabili per far figurare in bilancio le malversazioni esterne. Nemmeno la riforma finanziaria statunitense promossa dal senatore Chris Dodd contempla questi casi. Lo shadow banking va avanti.