Francesco Peloso, Il Riformista 13/4/2010, 13 aprile 2010
PRETI PEDOFILI MANCA L’OBBLIGO DI DENUNCIA
Sta emergendo un dato ricorrente nelle storie di pedofilia che coinvolgono i sacerdoti: molti degli episodi più drammatici e violenti per le vittime sono avvenuti in istituti per bambini e ragazzi sordomuti. un dato impressionante che però ha una spiegazione facile: le vittime in questione non possono raccontare facilmente quello che gli è capitato, non sono ascoltate, non sono comprese. forse questa una delle pagine più nere di uno scandalo che non accenna a placarsi.
in questo contesto che il Vaticano ha pubblicato sul suo sito web le linee guida per rispondere agli abusi sessuali nella Chiesa, risalenti al 2003. E c’è una sorpresa: gli attesi aggiornamenti delle norme in realtà riguarderanno aspetti marginali della questione, come l’allungamento dei tempi di prescrizione per i reati di abuso nel diritto canonico. Ma gli aspetti procedurali, è scritto nero su bianco, non varieranno. Vale a dire che non vi sarà obbligo di denuncia alle autorità civili dei casi di abuso sessuale. Ciò avverrà solo in quei Paesi la cui legislazione lo prevede, e cioè in particolare quelli anglosassoni. Altrove, dove pure il reato di pedofilia è punito ma non esiste l’obbligo di denuncia, sarà una scelta opzionale del vescovo. In vista dunque non c’è nemmeno l’ipotesi che denuncia civile e processo canonico procedano parallelamente, e nemmeno c’è da attendersi l’ingresso dei laici nei tribunali diocesani.
Intanto, come si diceva, gli episodi di abusi ai danni di bambini sordomuti si moltiplicano; da ultimo è venuto alla luce il caso di padre Neil Gallanagh che abusò di minori ospitati nel St. John’s School per sordomuti di Boston Spa, nel West Yorkshire. In base a quanto si è appreso fino ad ora, il vescovo di Leeds, Artur Roche, non ridusse allo stato laicale Gallanagh, malgrado questi avesse confessato i suoi crimini. La vicenda divenne nota nel 2002 dopo che il sacerdote aveva lasciato la scuola. Nel 2005, quando aveva compiuto 75 anni, Gallanagh venne condannato a sei mesi di carcere con la condizionale, gli restarono inscritti sulla fedina penale 11 capi di imputazione per aver abusato di bambini. A quel punto il vescovo, era il 2007, informò il Vaticano, ma non chiese la riduzione allo stato laicale. Sta di fato che le autorità ecclesiali decisero giudicarono sufficiente il fatto che padre Gallanagh non fosse più in grado di reiterare il reato.
La vicenda del sacerdote americano Lawrence Murphy, diocesi di Milwaukee, predatore seriale di minori, era simile: le oltre 200 vittime erano infatti piccoli sordomuti. Il caso Murphy è quello celebre sollevato dal New York Times che chiamava in causa Ratzinger e Bertone. E ancora in Italia hanno fatto scalpore le rivelazioni relative ai fatti avvenuti all’istituto Provolo, diocesi di Verona; anche in questo frangente le vittime erano ragazzini sordomuti. Notizie raccapriccianti arrivano poi dal monastero di Ettal, arcidiocesi di Monaco, altro epicentro dello scandalo, questa volta in Germania. L’indagine condotta per conto della diocesi dall’avvocato Thomas Pfister, consta di 180 pagine percorse da sadismo, brutalità, abusi sessuali. Quindici i religiosi coinvolti, fra cui l’ex abate del monastero. L’avvocato ha fatto i conti con 75 testimonianze scritte da ex allievi,oggi fra i 30 e i 60 anni, 100 in tutto le vittime fino ad ora individuate, che hanno raccontato orrori così forti, ha spiegato Pfister, «che la notte non riuscivo a dormire». Timpani rotti, teste sbattute contro pulpiti, ragazzi costretti a mangiare lucertole, violenze sessuali, una vera galleria degli orrori. C’è da credere che il rapporto, una volta arrivato al pubblico, provocherà reazioni forti. Non va dimenticato che si parla della diocesi che fu di Joseph Ratzinger. Nel frattempo il cardinale Tarcisio Bertone dal Cile, ha detto che il Papa prenderà nuove iniziative sul tema pedofilia, «che non mancheranno di sorprenderci».
Infine da segnalare che il direttore dell’Osservatore romano ieri mattina, ha incontrato la stampa estera. L’incontro era precluso, cosa quasi senza precedenti, ai giornalisti italiani. Nell’occasione Gian Maria Vian ha ripetuto che è in atto una campagna mediatica contro il Papa.