Carlo Mercuri, Il Messaggero 14/4/2010, 14 aprile 2010
STRADA KILLER, SEMPRE PI MORTI: «VOGLIONO INSABBIARE LA LEGGE»
Il j’accuse viaggia da una Camera all’altra e arriva da Montecitorio fino al Senato. Strano fenomeno, questo conflitto tra le Camere: se non fosse per la drammaticità della materia (i morti per incidente stradale sono stati circa 6.000 nel 2009) potremmo perfino attardarci a studiarlo.
Ma qui i tempi stringono. In 48 ore, a Roma, si sono schiantate due minicar con altrettanti ragazzini a bordo, morti tutti e due. Se ci fosse stata la legge, che prevede un fortissimo inasprimento delle sanzioni per le minicar che vengono truccate e che oltrepassano i limiti di velocità (oggi fissati a 45 km/h) probabilmente quei giovani non sarebbero morti. Ma la legge non c’è. O meglio, c’è ma è ferma in Senato. Ecco spiegato il perché delle recriminazioni di cui sopra, una Camera che muove contro l’altra.
Mario Valducci (PdL), che è il presidente della Commissione Trasporti della Camera e che in tale veste ha licenziato (con voto unanime) il testo del disegno di legge sulla sicurezza stradale poi passato al Senato, punta il dito contro i colleghi senatori: «Il disegno di legge è fermo in Commissione a Palazzo Madama - dice - Dal 21 luglio sono passati nove mesi, nove mesi trascorsi a raccontare barzellette, a chiedersi se è possibile fumare in auto oppure no. Debbo mio malgrado constatare che questo sistema parlamentare è inutile. Il ”bicameralismo perfetto” che impone alle due Camere di svolgere il medesimo lavoro sta uccidendo la legge sulla sicurezza stradale. I senatori hanno presentato oltre 400 emendamenti ad un disegno di legge che a Montecitorio abbiamo votato all’unanimità. I senatori stanno insabbiando un provvedimento che riguarda tanti cittadini italiani». Valducci invita a leggere gli ultimi dati sulla mortalità per incidente stradale; riguardano i primi dieci fine settimana dell’anno: «Il numero dei decessi è già risalito del 10 per cento rispetto all’anno precedente, segno che c’è un calo di attenzione sulla materia. E in questo, mi duole dirlo, c’è anche la responsabilità del Parlamento».
Spiega, il presidente della Commissione Trasporti della Camera, che il disegno di legge rappresenta un autentico giro di vite sulla sicurezza stradale («Lì c’è scritto per esempio che, come nel nostro caso, non si possono truccare le minicar, pena 4.000 euro, e sono previste sanzioni ancor più pesanti per chi supera i limiti di velocità. C’è scritto pure che i ragazzi devono superare un ”esame di esercitazione”. Tutto è scritto ma tutto resta fermo»). Poi Valducci lamenta alcuni stravolgimenti della legge: «In alcune parti i senatori hanno sfregiato il testo, come sulla ripartizione dei proventi delle contravvenzioni».
Gabriella Gherardi, vice presidente di Finco e presidente di Aises, una società che si occupa di segnaletica stradale, ci aiuta a comprendere il senso delle affermazioni di Valducci: «Il disegno di legge licenziato dalla Camera era giusto - sostiene - Divideva equamente i proventi delle contravvenzioni assegnando ai Comuni il 50 per cento e dando l’altro 50 alle Istituzioni (per esempio, la Polizia stradale), alla cosiddetta ”utenza debole” (per esempio le associazioni di pedoni) e alla parte imprenditoriale per la manutenzione. Ora al Senato tutto è stato stravolto, non so che cosa accadrà».
E al Senato, che cosa dicono al Senato? Al Senato respingono le accuse e affermano invece di aver lavorato bene e alacremente. Risponde per tutti Angelo Maria Cicolani (PdL), relatore del disegno di legge: «Non è vero che i senatori battano la fiacca. Abbiamo ricevuto quel testo alla fine di luglio, abbiamo cominciato a lavorarci a metà settembre; a ottobre c’è stata la pausa tecnica per la sessione della Finanziaria; fino a metà novembre abbiamo fatto solo audizioni e abbiamo presentato, prima di Natale, 400 emendamenti. A gennaio c’è stato uno stop inopinato di 15 giorni; è vero, è colpa mia, mi son dovuto operare. Poi ci sono state le elezioni e non abbiamo avuto i pareri necessari da parte della Commissione Bilancio. Ma ora siamo arrivati alla parola fine. Oggi ci riuniamo alle 8.30 e andremo avanti fino a notte. In sette giorni avremo esaminato tutti gli articoli; andremo in Aula solo per il voto finale». Poi tutto il dossier dovrà ripassare alla Camera. Ricominceremo daccapo? Non si sa. «Ma - dice Cicolani - una legge del genere è complessa e non si redige sull’onda delle emozioni».