Massimiliano Del Barba, Il Sole-24 Ore 14/4/2010;, 14 aprile 2010
PER LA MENSA DI ADRO PAGA L’EX INSEGNANTE
Un nobile gesto, anche se incompreso da un paese arrabbiato e stufo di sentirsi additato come "covo di razzisti". Una rara sensibilità, ispirata da una memoria storica che richiama i tempi in cui anche gli italiani figli di contadini facevano fatica a tirare avanti con dignità, frustrata dal fronte di contrarietà eretto dai propri concittadini, che temono che la bontà possa essere un’arma a doppio taglio e rivolgersi contro chi accoglie senza chiedere nulla in cambio.
Ieri Adro, il comune del bresciano il cui primo cittadino, Oscar Lancini, aveva deciso di escludere dal servizio mensa della scuola elementare 24 bambini poiché le rispettive famiglie, in maggioranza straniere, non avevano pagato la retta, si è risvegliata con un nuovo e non molto desiderato campione di beneficenza. La conferma ufficiale manca, ma sono in molti, in paese e nei dintorni, a indicare nell’imprenditore Silvano Lancini (nessuna parentela con il sindaco), ex insegnante della scuola in questione e ora proprietario della Smea, società specializzata nella consulenza e nella fornitura di prodotti informatici con sede nel vicino comune di Erbusco, l’uomo che lunedì, con un assegno da 10mila euro accompagnato da una lettera anonima, ha risolto d’un colpo la situazione, sanando i de-biti arretrati contratti dalle famiglie insolventi e assicurando la sostenibilità economica del servizio mensa fino allafine dell’anno scolastico.
«Un gesto nobile», dicono dalle locali Acli e dalla Cgil di Brescia la quale, nei giorni scorsi,aveva portato all’attenzione dei media locali il caso. Un gesto che Silvano Lancini (ieri inutilmente cercato nella sua azienda), nella lettera anonima recapitata in municipio, ha giustificato ricordando gli anni della sua giovinezza quando, figlio di mezzadri nella campagna franciacortina «si faceva fatica a tirare avanti e si viveva la povertà con dignità».
Una sensibilità che oggi sembra essere prerogativa di pochi: già ieri mattina, alcuni genitori degli alunni che hanno sempre pagato le rette della mensa hanno espresso la loro contrarietà nei confronti del gesto: «Poiché la mensa non è un servizio – ha dichiarato una mamma fuori dalla scuola primaria, sintetizzando il pensiero di molti altri presenti – non è obbligatorio accedervi, mentre è obbligatorio pagare per entrarvi. E non si può certo risolvere così la questione perché a settembre si ripresenterà di nuovo ». Solidarietà a parte, anche la normativa sembrerebbe non dare ragione alla decisione di sospendere il servizio presa della giunta di Adro: in base alla legge 176/2007, lo Stato ha infatti stabilito che il tempo dedicato al pranzo è scuola a tutti gli effetti. L’articolo 1 riporta che nelle «classi funzionanti a tempo pieno con un orario settimanale di quaranta ore» deve essere considerato anche il «tempo dedicato alla mensa».