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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

UNA CANDIDA COLLA SU SAN PIETRO

Di che colore erano in origine i due bracci che partono dalla basilica di San Pietro e si allungano fino al colonnato? Erano davvero di quel giallo ocra che siamo abituati a vedere, oppure sfoggiavano una tinta diversa? A questa duplice domanda è stato possibile dare una risposta precisa, grazie al restauro che si sta compiendo in questi mesi in piazza San Pietro e grazie al clamoroso ritrovamento di un documento inedito di Bernini che ci dice, con precisione, di che colore era la tinta originale. Ecco, a grandi linee, la storia.
Un anno fa sono iniziati i restauri del colonnato e dei bracci (o «corridori») berniniani della Basilica di San Pietro a Roma. Forse pochi se ne sono accorti perché la caratteristica principale di questo cantiere è quella dell’assoluta discrezione. La società Italiana Costruzioni- Fratelli Navarra, che ha vinto la gara bandita dal Governatorato della Città del Vaticano per il restauro del colonnato e dei bracci (ma anche delle fontane e dell’obelisco della piazza), ha dovuto garantire un restauro a impatto zero. Vista la natura pubblica del luogo, è stato necessario progettare un intervento che fosse il più "leggero" e rispettoso possibile. L’idea proposta dalla società è stata questa: procedere a piccoli lotti e usare contemporaneamente due tipi differenti di ponteggi. Uno montato da terra lungo i bracci della Basilica, l’altro montato in sospensione sui tetti del colonnato. I due ponteggi lavorano autonomamente, e per rendere meno laborioso l’avanzamento del "ponte aereo" si è pensato di farlo muovere su una grande rotaia montata lungo tutto l’emiciclo, in modo che ogni spostamento avvenga senza interessare il suolo e senza che si vedano tecnici e operai al lavoro.
Con questo sistema, il ponteggio- trenino permette il recupero di 4 statue a ogni "fermata" (che dura circa 50 giorni e vede impegnati 6 o 7 operai per volta) senza disturbare o interferire sulla vita della piazza che, come tutti sanno, è teatro delle cerimonie pontificie più importanti e solenni.
Il fatto di tenere nascosto il lavoro di tecnici e operai dietro i teli non significa che non sia possibile seguire da vicino ogni minimo dettaglio del recupero. Un altro punto di forza del progetto della Italiana Costruzioni-Fratelli Navarra è stato quello di garantire per tutto il periodo dei lavori un adeguato supporto di informazioni per il grande pubblico, mediante l’apertura di postazioni multimediali posizionate nei pressi della piazza.
In occasione del Salone del Restauro tenutosi a Ferrara a fine di marzo, la Italiana Costruzioni-Fratelli Navarra ha organizzato un convegno per rendere note le prime novità emerse dal restauro
in progress e anche dalle parallele ricerche promosse per l’occasione presso l’Archivio della Reverenda Fabbrica di San Pietro.
Dal cantiere e dagli archivi vaticani le notizie emerse sono clamorose. Fabio Porzio, direttore del cantiere, ha annunciato innanzitutto che il colore giallo-ocra tipico dei due bracci dritti (il braccio di Carlo Magno a sud e quello di Costantino a nord) non è quello originale. Agendo sul braccio di Carlo Magno, i restauratori della Fratelli Navarra si sono resi conto che le specchiature d’intonaco giallo-ocra – che contrastano fortemente con il travertino delle cornici delle finestre e delle coppie di lesene – sono di stesura assai recente. Una ricerca fatta su foto d’epoca ha portato a concludere che il colore attuale potrebbe risalire alle fine del XIX secolo quando la Roma umbertina vide i suoi principali monumenti ridipinti color ocra.
Poiché gli attuali intonaci sono in cattivo stato di conservazione ( ovunque si notano di-stacchi, rigonfiamenti e cadute), s’è cercato di indagare che cosa si nascondesse sotto, in vista di una necessaria sostituzione. Le stratigrafie, eseguite in collaborazione con i laboratori dei Musei Vaticani, hanno evidenziato la presenza di un intonaco di circa tre centimetri di spessore che sembra essere quello originale in quanto bene adeso alla cortina muraria e penetrato in profondità tra gli interstizi dei mattoni. Lo strato successivo risulta essere uno scialbo corposo di colore chiaro-rosato dato a pennello. Sopra a esso si trovano gli strati della tinta color ocra che sono attualmente visibili.
Tutta questa serie di ricerche, unitamente all’analisi visiva, alla sensibilità dei restauratori e all’esperienza pratica maturata in corso d’opera, ha portato alla conclusione che il paramento murario dei bracci era in origine dipinto con un colore molto simile al travertino.
Ma il fatto clamoroso è che – parallelamente al lavoro sui ponteggi – le carte d’archivio hanno confermato quasi in tempo reale i dati acquisiti sui ponti. Lo storico dell’arte Sandro Benedetti ha infatti annunciato il ritrovamento nell’Archivio di San Pietro di una relazione inedita di Gian Lorenzo Bernini che documenta chiaramente come deve essere il colore dei bracci. La relazione berniniana si intitola Partite di stucchi nella parte di fuora del Braccio e contiene varie voci di pagamento. In uno di questi pagamenti, accanto alla cifra, si specifica il motivo dell’esborso: «Per aver dato il color di travertino sopra detti stucchi e colle». Il documento si riferisce al «corridore di Costantino » e la precisazione dalla «parte di fuora del Braccio» toglie ogni dubbio che ci si riferisca alla parete esterna. Bernini fece dunque colorare i bracci di «color di travertino», esattamente la tinta ritrovata dai restauratori al lavoro. Questo ritrovamento archivistico stabilisce in maniera incontrovertibile quale sarà il colore che vedremo una volta tolti i ponteggi dai bracci della Basilica: tornerà il nitore del «color travertino» denominato anche color «colla brodata». La «colla brodata» era stesa ad affresco sulla superficie e veniva usata per creare giochi cromatici freddi o caldi a seconda dell’aggiunta o meno alla ricetta di base (calce e pozzolana fine) di alcuni pigmenti come il nero avorio o il coccio pesto.
Le microsabbiatrici hanno già rimosso alcune ridipinture giallo-ocra ed è già stato possibile recuperare brani del «color travertino» o «colla brodata » indicata da Bernini. La tinta è stata stesa con grandi pennelli circolari, molto corposa (la consistenza è quella dello yogurt) con un movimento rotatorio, in maniera da rendere la superficie ancor più vibrante.
A lavori ultimati,l’esito finale sarà abbastanza sorprendente: la basilica San Pietro ci abbraccerà con braccia candide... come il brodo.