Ettore Livini, la Repubblica 14/4/2010, 14 aprile 2010
IL CONTO DELLA CRISI NEGLI USA PESA MENO DEL PREVISTO - MILANO
Guadagnarci, alla fine, sarà impossibile. Ma il piano Marshall varato dalla Casa Bianca per salvare le banche Usa dal crac dopo il caso Lehman è destinato a costare molto meno del previsto. George Bush aveva preventivato una bolletta da 800 miliardi di dollari per i contribuenti Usa. Barack Obama, scongiurato il corto circuito della finanza globale, aveva rivisto al ribasso le stime un anno fa a 356 miliardi. La ripresa dei mercati ha fatto il resto. E Capitol Hill ha annunciato in questi giorni che la spesa pubblica nell´ambito del Tarp sarà limitata a 89 miliardi di dollari. Escludendo naturalmente la voragine di Freddie Mac e Freddie Mae, le due agenzie pubbliche di mutui, da sempre considerate fuori categoria e costate solo nel 2009 circa 370 miliardi. L´investimento in conto capitale nell´azionariato delle grandi banche, poi, si è rivelato addirittura un affare. Washington ha sottoscritto azioni di istituti di credito privati per 245 miliardi. E oggi come oggi conta di uscirne con un guadagno netto di 8 miliardi, con un ritorno appena inferiore al 2%, in ogni caso più di quanto l´amministrazione Usa si sarebbe messa in tasca comprando titoli di stato italiani di pari importo. L´ultimo grande scoglio resta quello di Aig, il colosso assicurativo messo in ginocchio dai subprime di cui lo stato, a forza di pompare dollari, controlla l´80%. Ma anche qui l´amministrazione Usa è ottimista: entro un anno il gruppo dovrebbe essere in grado di camminare con le sue banche. E in attesa della prossima crisi (nessuno dei veri nodi della finanza Usa e globale è stato affrontato con decisione dalla politica negli ultimi mesi) almeno questa, per il momento, potrà essere archiviata senza troppi traumi.