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 2010  aprile 14 Mercoledì calendario

«ERO CHIERICHETTO MA NESSUNO MI HA MOLESTATO, PARLAVO TROPPO»

Paolo Poli, grande attore e sommo interprete «en travesti» dagli ormai tramontati tempi in cui lo scambio dei connotati sessuali era scandalo. Ora è impegnato con uno spettacolo su Perrault tradotto da Collodi con musiche di Ravel, il 29 sarà a Firenze. Lei, Poli, per anni ha raccontato storie di bambinacce e vispi ragazzini. E di preti (per esempio in «Sei brillanti-Giornaliste Novecento»). Cosa pensa di questa Chiesa cattolica sconvolta dai casi di pedofilia?
«Suvvia, vogliamo dirla tutta, questa verità?». La sua verità, Poli, qual è? «Che bisogna essere schietti e sinceri. Per centinaia di anni, nei bassi napoletani, lì giù negli abissi oscuri di quella città, dormivano tutti insieme: padri, madri, figlie e figli piccoli e adolescenti. Cosa si pensa potesse accadere? E non parlo solo dei bassi napoletani. solo un esempio». Tradotto in altre parole? «Che è molto difficile parlare di bianco e di nero. Che ciascuno di noi è unmisto di tutto, di sentimenti e pulsioni contrastanti che ci ribolliscono dentro. In silenzio. Gli ormoni vanno su e giù continuamente. Da tempo non raccolgo le confidenze dei camionisti. Ma so quelle di alcune simpatiche travestite che mi dicono: inutile ormai spendere tutti questi soldi in vestiti e trucchi, tanto i nostri clienti puntano solo a "quello". Smettiamola, suvvia...».
Lei è italiano, fiorentino, quindi cattolico.. .
«Sì, di nascita e di battesimo. Anche se non sono praticante».
Le è mai capitato di subire le «attenzioni» di qualche sacerdote, quando era, per esempio, bambino o adolescente?
«Ero piccolo all’epoca del fascismo, fenomeno che per me resta endemico nella società italiana. Ai pomeriggi da Balilla preferivo quelli trascorsi in Chiesa. Venti secoli di meravigliosa cultura: arte, musica, estetica... Reggevo il cero grande, la navicella dell’incenso. Avrei amato il fuoco del turibolo, agitarlo, ma per il prete ero troppo piccolo»
E per arrivare al dunque?
«Mai molestato. Mai fatta roba con un prete. Sa perché? Perché parlavo troppo. Chiacchieravo. Raccontavo tutto. E certe cose, si sa, richiedono omertà. Ero pericoloso. E io e l’omertà non c’entriamo proprio niente uno con l’altra...».
Cosa pensa delle cronache di questi giorni?
«Sinceramente? Che mi sembra una montagna di chiacchiere. Mentre i veri problemi sono la povertà che aumenta mentre cresce a dismisura la vergognosa ricchezza dei pochi. Di questo si deve parlare».
E qual è il suo giudizio su Benedetto XVI?
«Mi sembra una di certe bamboline di Norimberga, quelle antiche antiche, ma con i dentini. Non mi è certo simpatico. Ma non è dovere del capo di una religione esserlo. Però lo ammetto, non sono un buon giudice. Ame le religioni organizzate non piacciono perché sono state cause di tante guerre. Io parteggio per la Rivoluzione francese, per l’Illuminismo, per il paganesimo e il libertinaggio. A proposito vorrei raccontare...».
Racconti. La sua memoria è una miniera grandiosa.
«All’università studiavo filosofia e avevo un compagno di corso fantastico, che mi aiutava. Andava continuamente a donne, io stesso gli compravo i profilattici: "guarda che quelle ti rimangono incinte..." Simpaticissimo».
Sì, bene, ma dov’è, scusi, l’aneddoto? Dov’è il risvolto?
«Non l’ho detto? Ma era prete! Laureato in teologia e "vestito" da tempo. Sempre pensato che non credesse a niente. Ma era simpaticissimo. L’ideale per Giovanni XXIII, che secondo me stava a un passo dal permettere ai preti di sposarsi».
E la sua opinione generale sulla Chiesa attuale?
«Ma sì, ci sono alcune mele marce. Però ho conosciuto anche tante, tantissime anime generose. Una tra tutte, Don Milani. Personaggio straordinario, buono, gentile e intelligente. Ammetteva anche le sue debolezze. Detestava diventar calvo».
Lei pensa che la Chiesa cattolica resisterà a tutto questo scandalo?
«Oh che domande. Ma certo. Un’istituzione che ha resistito all’urto del signor Martin Lutero, resisterà anche adesso».

Paolo Conti