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 2010  aprile 13 Martedì calendario

LE MINICAR NON SONO AUTO VERE

Per il Codice sono quadricicli, non automobili. Leggeri, se hanno potenza fino a 4 kW e massa non superiore a 350 kg, pesanti con potenza inferiore ai 15 kW e massa fino a 400 kg. I primi sono assimilati ai ciclomotori e si guidano da 14 anni (gli altri ne richiedono invece 16), basta avere il «patentino» che autorizza a pilotare gli scooter, ma non possono circolare in autostrada né in tangenziale. I motori, ultimamente tutti diesel di 50 cc, non dovrebbero inoltre mai consentire velocità oltre i 50 km l’ora. Norma puntualmente disattesa.
Queste minicar rappresentano un fenomeno prevalentemente europeo, nato in Francia nel dopoguerra, sviluppatosi anche in Germania negli Anni 60 e più recentemente in Italia, dove ne circolano ormai 80 mila e se ne immatricolano 8 mila l’anno. Il loro problema è che troppi, a cominciare dai genitori, le confondono con auto vere rispetto alle quali hanno in comune soltanto il prezzo elevato, che varia dai 9 ai 14 mila euro, a seconda dei modelli e degli optional (i più sofisticati sono dotati di hi-fi, condizionatore, perfino sedili in pelle e tetto apribile). Anche il look, sempre più simile a quello delle citycar, contribuisce in molti casi ad alimentare pericolose illusioni.
Quanto sono sicure, in realtà, queste micro-vetture? Nonostante qualche progresso concreto, con l’adozione di telai a deformazione progressiva e la comparsa di freni a disco, cinture di sicurezza e airbag, il pericolo resta elevato. «Ma noi non diamo ai ragazzini pistole col colpo in canna - dice Stefano Casalini, costruttore e presidente del Gruppo Quadricicli Ancma -. Offriamo loro un mezzo che è comunque un po’ meglio di un ciclomotore, come se avessero un casco integrale in più. Il vero problema non è l’età o il livello di educazione stradale, è nella testa di tanti giovani, nell’uso che fanno delle microcar. Anche nella scarsità dei controlli, perché gli armaioli sono invece quei meccanici che si prestano a potenziare i motori, modificando i veicoli e rendendoli davvero pericolosi».
Resta il fatto che i quadricicli, a differenza delle auto, non sono soggetti a crash-test certificati. «Però noi li facciamo su base volontaria - prosegue Casalini - in base a criteri uniformi in tutta Europa. E siamo i primi a richiedere una normativa comunitaria di certificazione. Che non potrà adottare gli stessi parametri delle vetture, perché non stiamo parlando di automobili, bensì di veicoli equiparati ai ciclomotori. Non potranno mai offrire sicurezza assoluta, che del resto sulla strada non esiste». Casalini snocciola i numeri: «Lo scorso weekend sono morte 24 persone, il 74% aveva meno di 30 anni e il 34% viaggiava su due ruote. I due incidenti romani hanno creato un’onda mediatica eclatante su base emozionale. Non la condivido anche se la capisco, a maggior ragione avendo una figlia che viaggia in quadriciclo. Se i due ragazzi fossero rimasti vittime di incidenti in scooter, quasi non se ne sarebbe parlato».