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 2010  aprile 13 Martedì calendario

PASSAGGIO A NORD-OVEST PER TUTTI (+

intervista) -
Un tempo marinai e capitani coraggiosi morivano tra i ghiacci. Ora si tenta il passaggio a Nord-Ovest anche a remi. una rotta mitica nella storia della navigazione: sfiora il Polo Nord e consente di navigare dall’Atlantico al Pacifico o viceversa.
Complice il riscaldamento del clima e lo scioglimento dei ghiacci, è sempre più fattibile. La superficie marina gelata, dal 1974 a oggi è diminuita di oltre il 20 per cento.
I petroliferi e gli armatori di navi da carico sperano di aggredirla. Ma, con discrezione, lo hanno già fatto i navigatori da diporto, oltre alle compagnie che gestiscono alcune navi da crociera specializzate. E’ una nuova attraente rotta, sempre e più frequentata, con qualche dispiacere dei difensori dell’ambiente.
I diportisti che lo affrontano amano le esperienze estreme. Negli ultimi cent’anni si calcola che abbiano percorso questa difficile rotta una cinquantina di unità, dal possente megayacht di qualche nababbo alla barchetta a remi con veletta ausiliaria di soli cinque metri di lunghezza. Il passaggio a Nord-Ovest fu percorso per la prima volta nel 1906 dal celebre esploratore norvegese Roald Amundsen che andò dalla Groenlandia all’Alaska, su un peschereccio di 47 metri opportunamente rinforzato, impiegandoci quasi 3 anni. Nel 2009, la barchetta di cinque metri che abbiamo citato ci ha messo solo 42 giorni, coprendo una distanza di ben 1400 miglia. Era affidata alle braccia muscolose di due membri del corpo inglese dei Royal Marines. Gente tosta. Kevin Olivier e Tommy Lancashire, questi i loro nomi, quando c’era vento issavano la piccola vela, ma nei momenti di calma si alternavano ai remi. Poi, se trovavano una superficie ghiacciata, proseguivano a piedi tirandosi dietro il barchino, l’«Artic Mariner».
«Loro erano in due e avevano anche la vela. Io avrò solo i remi e sarò solo», ha detto il veterinario francese Mathieu Bonnier che aspetta l’estate per coprire lo stesso percorso a sola forza di braccia. E’ senz’altro ben allenato. Nel 2009 è andato, sempre da solo e a remi, dal Senegal al Centro-America. Si sta preparando anche un altro navigatore solitario, sempre transalpino. Si chiama Sebastian Roubinet e si è fatto costruire un catamarano, il «Babouche», che ha gli scafi con le chiglie sagomate come pattini di una slitta. Se incontrerà una superficie ghiacciata ci salterà sopra e spinto dal vento scivolerà veloce fino al successivo spazio di mare libero. E sta arrivando anche l’americano Tommy D. Cook, 64 anni ben portati, che è già in Atlantico al largo del Canada e vuole arrivare a fine estate nell’Oceano Pacifico. Naviga su un trimarano di dieci metri. Ci sarà il norvegese Borge Ousland e altri ancora. Si parla di una trentina di imbarcazioni da diporto, forse di più. Lo scorso anno ce l’hanno fatta 23 yacht. E’ già un buon numero, se si considera che nel 2008 furono 17, nel 2007 11 e nel 2006 soltanto due.
Il passaggio a Nord-Ovest non è più un nuovo Eldorado per duri marinai. Ci si va in barca anche con la famiglia. Lo scorso anno il celebre skipper francese Philipper Poupon, a bordo del due alberi «Fleur Australe» di 20 venti è andato dall’Atlantico al Pacifico con la moglie Geraldine e i loro quattro bambini, di 13, 9, 2 e un anno.
Il passaggio a Nord-Ovest si sviluppa lungo le coste settentrionali del Canada e dell’Alaska. Molto più difficile invece il passaggio a Nord-Est, che rasenta la Siberia e circumnaviga il Polo Nord dalla parte opposta. Lo scorso anno sono riusciti a percorrerlo tre yacht. Nell’ultimo secolo ce l’hanno fatta solo in 10. Pochi, se confrontati ai cinquanta che hanno scelto l’altra rotta, la sola frequentata dalle navi da crociera. A volte sono autentici rompighiaccio russi, trasformati per l’uso turistico. Come il celebre «Kapitan Klebnikov» di 12 mila tonnellate di stazza, che può ospitare un centinaio di passeggeri. Le più lussuose navi da crociera che affrontano il passaggio sono invece l’«Hanseatic» di 8mila tonnellate per circa 200 croceristi e il «Bremen», di 6700. Appartengono alla compagnia Hapag Lloyd tedesca. Il settimo viaggio dell’«Hanseatic» inizierà in Groenlandia il 16 agosto, l’arrivo è previsto il 10 settembre in Alaska. La prima nave da crociera a forzare questa rotta, nel 1984, fu la «Lindblad Explorer». E’ affondata due anni fa in Antartico. Ora ce ne sono operative una decina, sempre al completo nonostante i prezzi tutt’altro che bassi (dai 5 ai 15mila euro). Il periodo in cui il mare è più libero sono i 30 giorni fra metà agosto e metà settembre, dove si concentra il traffico turistico. Fortunatamente, per la salvaguardia dell’ambiente, per nove mesi l’anno non si passa.
Vincenzo Zaccagnino


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Giovanni Soldini, ha visto? Il «Passaggio a Nord Ovest» è navigabile anche a vela. Un suo collega skipper, il francese Puopon, lo attraversa addirittura con moglie e figli a seguito. Quella di Poupon è classificabile come un’impresa?
«Sicuramente sì, anche se veent’anni fa lo scenario era diverso. Con i ghiacci, era una navigazione al limite dell’impossibile. chiaro che se le condizioni cambiano… Se voglio scalare l’Everest e l’Everest diventa più basso… Credo però che Poupon abbia voluto lanciare un segnale».
Sembra che ormai non esistano più Colonne d’Ercole sul globo. Nemmeno per la vela.
«Ci saranno sempre barriere da superare, che si alzeranno e si abbasseranno. Certo è che di Colonne d’Ercole come velisti ne abbiamo già superate molte in questi ultimi anni. Penso al recente giro del mondo concluso in meno di cinquanta giorni: non è una barriera abbattuta, questa?».
Sono diventati più coraggiosi gli uomini o hanno più strumenti a disposizione?
«Abbiamo fatto molto grazie alla tecnologia, alla conoscenza. Alla modernità, insomma. Del resto, a che cosa devono servire, se non ad aiutarci a superare i limiti?»
FABIO POZZO