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 2010  aprile 12 Lunedì calendario

DOMANDE

& RISPOSTE: LE ONG ITALIANE IN AFGHANISTAN -
Emergency è accusata dalle autorità afghane di preparare un attentato. Quali sono le Ong italiane in Afghanistan?
Non sono molte le organizzazioni non governative italiane in Afghanistan. Secondo ricostruzioni fatte da cooperanti e persone coinvolte in progetti umanitari al momento dovrebbero operare, oltre a Emergency, Intersos, la bergamasca Cesvi, la bolognese Gvc, Peace Wave e Aispo, legata al San Raffaele di Don Verzè.
Operano tutte allo stesso modo?
Alcune Ong sono coinvolte in progetti approvati e finanziati dalla Cooperazione italiana allo sviluppo, del ministero degli Esteri. Si tratta di progetti concordati con l’Afghanistan per cui l’impegno medio dello Stato è di cinquanta milioni di euro l’anno, compreso il 2010. Non è poco, se si considera che tutto lo stanziamento ordinario per la Cooperazione è di trecento milioni di euro. Tra le Ong impegnate in progetti finanziati in questo modo ci sono Intersos, Gvc e Aispo.
E le altre organizzazioni come operano?
Alcune sono impegnate (anche in aggiunta ai programmi ministeriali) in progetti promossi da agenzie internazionali. Queste, ad esempio, possono far parte dell’Onu, dell’Unicef o dell’Unione Europea. Tra queste ci sono l’Alto commissariato per i rifugiati (Hcr) - per cui ad esempio Intersos ha realizzato un campo profughi da cinquantamila persone - o il Pnud, che si occupa di ricostruire zone devastate. Altre organizzazioni, come Emergency, si autofinanziano, grazie al sostegno di una rete di associazioni.
In quali settori opera la Cooperazione Italiana allo Sviluppo del ministero?
Opera direttamente, finanziando il governo locale su determinati progetti o attraverso le Ong (dopo un esame tecnico e di compatibilità delle soluzioni presentate con i piani governativi), in settori come il sostegno alle istituzioni (soprattutto in campo giudiziario), l’agricoltura, la sanità (nei prossimi giorni saranno inaugurati due ospedali) e le infrastrutture come la costruzione della strada Kabul-Bamiyan.
In generale quali sono le attività in cui le Ong sono maggiormente coinvolte?
Anche nei progetti finanziati con una raccolta fondi di privati o di agenzie internazionali, gli interventi principali sono nel campo dell’acqua - con la perforazione di pozzi e costruzione di reti idriche -, della sanità (ospedali, ambulatori) e insegnamento di mestieri. Oltre alle emergenze umanitarie.
Quanto valgono i finanziamenti per questi progetti?
Ogni progetto ha un finanziamento ibrido. Anche quando interviene lo Stato, il suo contributo non supera mai il 70 per cento del fabbisogno. Il costo di ogni progetto varia dai 3-400 mila fino a 1-1,5 milioni di euro.
Quanti sono gli italiani impegnati con le Ong in Afghanistan?
Tranne rare eccezioni in Afghanistan ogni organizzazione non ha più di 4-5-6 operatori. Dunque la presenza di italiani è alquanto contenuta, soprattutto per i pericoli che la permanenza nel Paese comporta.
Come sono distribuite le organizzazioni sul territorio?
Fino al 2007 le Ong presenti erano distribuite in diverse province. Mano a mano che la presenza militare è aumentata - lamentano alcune Ong - sono aumentati i pericoli. Ora le Ong italiane sono, non tutte, ma per lo più concentrate a Herat, dove è di stanza il contingente italiano, ma in totale separazione.
Esiste un albo delle Ong?
C’è un elenco del ministero degli Esteri dove compaiono le Ong giudicate idonee ad accedere al finanziamento governativo per progetti di cooperazione.
Quali sono i controlli operati sulle organizzazioni?
Sono controllate solo le Ong che operano con finanziamento pubblico. Il direttore generale della Cooperazione Italiana allo Sviluppo, Elisabetta Belloni, ha già convocato le Ong per discutere una stretta sui criteri da rispettare per mantenere l’idoneità.
Emergency ha l’idoneità?
Certamente, e in Paesi diversi dall’Afghanistan opera anche con finanziamenti pubblici. Molte Ong, inoltre, chiedono la conformità del proprio progetto al ministero per ottenere l’aspettativa dal lavoro per i propri operatori.
Esiste un controllo «etico» su chi opera all’estero?
No, non c’è alcun controllo di questa natura, ma solo tentativi di associazionismo per segnalare al pubblico quali Ong siano davvero meritevoli di ricevere donazioni.