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 2010  aprile 13 Martedì calendario

LE DUE KATYN E LE NUOVE SPERANZE DELLA POLONIA

Questo è il momento di partecipare al dolore dei familiari dei defunti, non di affannarsi in riflessioni storiche. Ma per la Polonia e per l´Europa si distingue già un barlume di speranza nell´oscurità. Questa speranza sta nella differenza tra le due Katyn: il segreto massacro di ufficiali polacchi per mano sovietica nel 1940 e il disastro aereo di sabato scorso in cui è rimasto ucciso il presidente polacco assieme ad altre personalità di governo dirette a commemorare il settantesimo anniversario dell´antica strage. Con più precisione la speranza sta nel contrasto tra le circostanze storiche rivelate dai due eventi, diverse come il giorno e la notte.
L´esecuzione in segreto di migliaia di ufficiali polacchi nella foresta di Katyn all´epoca in cui l´Unione Sovietica si era unita alla Germania nazista con il patto Hitler-Stalin, fu un crimine simbolo della barbarie europea della metà del ventesimo secolo. Allora non esisteva uno Stato polacco che commemorasse le vittime con i riti che vediamo oggi, perché lo Stato polacco era stato cancellato dalla carta geografica dai nazisti e dai sovietici in combutta.
Il crimine del 1940 è simbolico di un´epoca anche perché venne celato da enormi bugie. In un primo tempo vedove e orfani non seppero nulla del destino toccato ai loro mariti e padri. Poi, nel 1943, quando i cadaveri vennero dissotterrati nella foresta di Katyn dalle forze tedesche di occupazione, i russi dichiararono che l´eccidio era avvenuto per mano nazista dopo l´attacco tedesco all´Unione Sovietica nel 1941.
L´Unione Sovietica persistette in questa bugia quasi fino al momento della sua stessa morte – e, vergognosamente, Paesi come la Gran Bretagna sono stati per decenni complici di quella menzogna. Partecipai alla cerimonia di inaugurazione di un monumento alla memoria di Katyn in un cimitero di Londra nel 1976. Non lo dimenticherò mai. La stele portava nuda e cruda l´iscrizione "Katyn 1940" – e la data diceva tutto. Il governo britannico non inviò alcun proprio rappresentante e proibì ai militari in servizio di presentarsi in uniforme. Il governo di sua maestà non aveva ricevuto "prova soddisfacente" della colpevolezza dei russi, furono le parole ambigue di un portavoce del ministero degli Esteri, a onta perenne della Gran Bretagna.
Paragoniamo tutto ciò a quanto accaduto negli ultimi giorni. Benché abbia perduto tante personalità di governo la repubblica polacca ha continuato a funzionare con la dignità e l´efficienza che le sono proprie. Benché i vertici delle forze armate fossero tutti sullo stesso aereo (pessima idea), i loro vice sono subentrati e la sicurezza della nazione non si trova esposta ad alcun rischio palese. I polacchi piangono l´ennesima tragedia nazionale come loro soli sanno fare, con quelle tremule foreste di fiori e candele, le bandiere, le messe, gli antichi inni. In passato, sotto l´occupazione straniera, intonando l´inno patriottico "Dio protettore della Polonia" cantavano «rendici o Signore una patria libera». Ora tutti cantano, senza esitazione, «benedici, o Signore, la nostra patria libera». Perché nessuno oggi dubita che la Polonia sia una patria libera.
Ancor più impressionante è il contrasto tra la reazione internazionale di allora e di oggi. Questa volta i leader di partito britannici fanno a gara per unirsi al presidente americano e al cancelliere della Germania democratica nell´inviare messaggi di condoglianze. La prima catastrofe di Katyn fu nascosta per decenni dalla notte e dalla nebbia delle bugie totalitarie; la seconda ha fatto immediatamente il giro del mondo nei notiziari. Del tutto straordinaria è stata la reazione dell´ex agente del Kgb Vladimir Putin, che si è sperticato in dimostrazioni di solidarietà da parte russa, recandosi personalmente più volte sul luogo del disastro aereo, proclamando una giornata di lutto nazionale e ordinando che il film di Andrzej Wajda Katyn (che non risparmia nulla della crudeltà degli antesignani del Kgb) sia trasmesso in prima serata sulla tv russa.
Nel 1943, confessando che "codardamente" aveva voltato il capo dall´altra parte rispetto agli eventi di Katyn, il responsabile del Foreign Office britannico si domandava in un memorandum interno «in che modo, se la responsabilità russa verrà dimostrata, possiamo attenderci che i polacchi vivano amichevolmente fianco a fianco dei russi per le generazioni a venire? Credo sia un interrogativo senza risposta». Ma la storia potrebbe dare ancora oggi la risposta più inattesa, dopo il secondo disastro di Katyn.
Non facciamoci illusioni però: è la Polonia, con lo spirito di tutti i polacchi morti a Katyn, allora e oggi, ad essersi conquistata quella risposta e il riconoscimento internazionale del proprio lutto, grazie agli sforzi compiuti per garantirsi lo stato di patria libera, ancorata all´Europa e alla più ampia comunità delle democrazie. Parafrasando il detto: aiutati che la storia ti aiuta.
Traduzione di Emilia Benghi