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 2010  aprile 11 Domenica calendario

MARK TWAIN IL GIRO DEL MONDO - «

Ho attraversato momenti terribili in vita mia, alcuni dei quali sono realmente accaduti». difficile dimenticare la spavalda ironia di quest’ aforisma quando si leggono le pagine brillanti di Seguendo l’ Equatore. In America apparve nel 1897, quando in Italia nasceva la Baldini e Castoldi. Forse Mark Twain avrebbe letto qualcosa nella numerologia che vede questo libro per la prima volta in italiano nell’ anno del centenario della sua morte. Samuel Clemens (il suo vero nome) l’ aveva cominciato nel 1896, a sessantun anni, quando la fortuna sembrava averlo abbandonato. Era prostrato per la morte della figlia Susy: si sentiva colpevole di non essere stato a sufficienza con lei. Twain - «padre della letteratura americana» secondo Faulkner, e autore di Huckleberry Finn, il grande romanzo americano - era già una celebrità. (segue nelle pagine successive) Amico di presidenti, artisti, industriali. Eppure in quegli anni lo scrittore soffriva la più feroce crisi finanziaria. Chiese la protezione dal fallimento ma doveva far fronte ad un debito di centomila dollari, in moneta corrente due milioni di dollari. Eppure in vita sua aveva guadagnato moltissimo: dopo aver fatto il pilota di battelli sul Mississippi, il cercatore d’ oro, il cronista locale, i suoi libri seguiti dalle sue conferenze gli avevano dato l’ agiatezza. Volle fare l’ editore e pubblicò le memorie di Ulysses Grant, il generale già presidente degli Stati Uniti: il libro vendette quattrocentomila copie, un successo unico. Perdette poi con la biografia di Leone XIII. Ma quello che lo rovinò fu l’ investimento tipografico che divenne obsoleto con la nascita della linotype. Un giornale pubblicò su cinque colonne La fine di una grande carriera, annunciando che lo scrittore viveva in povertà abbandonato dalla moglie. Di vero c’ era solo il fatto che aveva consumato anche l’ eredità di sua moglie. Disgustato Twain affermò che di tali menzogne e malvagità soltanto un uomo può essere capace: non un cane né una vacca. In quelle giornate di dolore, delusioni e pressioni finanziarie scrisse Following the Equator, in cui ogni pagina riesce a donarci il sorriso: da quando le sdraio cedono stendendoi passeggeri sul ponte, alla proibizione del capitano di fumare oltre una certa ora nella sala da fumo perché gli dà nausea, anche se il fumo non poteva raggiungere la sua cabina posta su un altro ponte. Tanto che Twain conclude con rassegnazione: «A uno stomaco delicato anche il fumo immaginario può arrecar danno». Sino alla parodia finale: la magniloquente esaltazione di Cecil Rhodes (l’ imperialista e colonialista britannico che diede il nome alla Rodesia): «Confesso di ammirarlo: e quando verrà la sua ora comprerò un pezzo della corda come ricordino» (dobbiamo precisare che è il cappio per impiccarlo?). Con tutte le sue battute di spirito, ironie e sarcasmi, Following the Equatorè forse il libro in cui Twain meglio esprime «l’ avversione e la condanna dell’ imperialismo in tutte le sue striature», riassumendo una vita di viaggi iniziati con quello a Honolulu, dove s’ era fatto mandare nel 1866 da un giornale di Sacramento. Da lì la sua prima conferenza sui mari del sud a New York: ingresso alla Cooper Union 50 cents. Due giorni prima Twain fu preso dal panico: temeva che la sala restasse vuota. Offrirono l’ ingresso gratuito a tutti gli insegnanti e la sera della conferenza la strada era bloccata dalla gente che non aveva trovato posto.