Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 13/04/2010, 13 aprile 2010
IL PM: LEGITTIMO IMPEDIMENTO? IL PROCESSO VA AVANTI LO STESSO
Una legge sul «legittimo impedimento» così fuori dalla norma da meritare di essere sottoposta al vaglio di costituzionalità della Consulta? No, piuttosto «tanto rumore per nulla», una «novità davvero modesta: molto più ristretta e, direi, più sobria di come è stata presentata fuori dalle sedi istituzionali». Al processo a Silvio Berlusconi per frode fiscale sui diritti tv Mediaset, il pm Fabio De Pasquale prende la legge per quello che letteralmente è: «Una specificazione di cosa il giudice debba considerare come legittimo impedimento di imputati che svolgano le funzioni di presidente del Consiglio o diministro; un catalogo allargato dei casi»; ma «non una presunzione di assoluta impossibilità a comparire in giudizio». Per la Procura – che curiosamente pesca dai lavori preparatori della legge, e cita a proprio favore, gli interventi in Parlamento del relatore pdl Enrico Costa – il punto è proprio questo: il legittimo impedimento di un imputato è una cosa diversa dalla impossibilità assoluta di comparire in udienza, l’uno può esistere senza che esista anche l’altra. E quindi, anche dopo la nuova legge, resta «al giudice l’onere di stilare un calendario delle udienze e alle parti l’obbligo di sedersi con lui a concordarlo: l’imputato Berlusconi ci indichi, all’interno del rispetto per i suoi legittimi impedimenti da prospettare in maniera però più analitica e specifica, alcune date possibili, eventualmente anche il sabato ( come già per tanti anni nei processi Sme e lodo Mondadori; ndr) e la domenica», cosa invece impossibile per legge.
Solo in subordine, nel caso in cui il Tribunale dovesse ritenere che l’autocertificazione di Palazzo Chigi sui legittimi impedimenti del premier basti a togliere al giudice qualunque margine di valutazione, i pm prospettano che sarebbe «una interpretazione costituzionalmente illegittima», perché già nel 2009 nel bocciare la legge Alfano la Consulta ha ribadito che occorrerebbe una legge costituzionale e non ordinaria, e perché altrimenti «la certificazione di un funzionario del potere esecutivo produrrebbe il blocco delle funzioni della giurisdizione».
La lettura della nuova legge proposta dal pm (solo una specificazione dei casi di legittimo impedimento, nessun automatismo) è ritenuta «condivisibile» dalla difesa di Berlusconi, che però sul calendario dice di aver ricevuto dal segretario generale di Palazzo Chigi, Manlio Strano, la disponibilità solo di due giorni da qui alle ferie estive, il 21 e 28 luglio: colpa dei mille impegni del premier, non dettagliati giorno per giorno ma esemplificati in «già previsti vertici bilaterali con Germania, Turchia, Egitto, vertici G8 e G20, incontri con i primi ministri libanese e bulgaro e con l’Emiro del Kuwait, celebrazioni a Mosca della fine della II Guerra Mondiale, riunioni dell’Ocse e del Consiglio europeo, una visita in Croazia e il Forum del Mediterraneo».
Il Tribunale deciderà lunedì prossimo, e lo farà anche sulla richiesta del coimputato Frank Agrama di veder comunque andare avanti il proprio processo, perché – argomenta il legale Roberto Pisano’ «ha 80 anni, è malato e ritiene siano state già assunte prove sufficienti per assolverlo».
Nel frattempo ieri il presidente del Tribunale, Edoardo D’Avossa, domanda alla difesa Berlusconi se almeno conceda che i tre testimoni del coimputato Colombo convocati per l’udienza, uno dei quali arrivato apposta da Roma, non siano fatti venire per niente e siano perciò comunque interrogati. «No», dice Ghedini, «c’è interesse a sentirli nel contraddittorio pieno», come se tale fosse solo quello alla presenza dell’imputato Berlusconi (in questi anni mai venuto in alcun processo ad ascoltare alcun testimone) e non quello alla presenza dei due avvocati-onorevoli. «Neanche il teste arrivato da Roma? Neanche per cortesia nei suoi confronti?», prova a insistere D’Avossa. «Se fosse per noi, ma...», allarga le braccia Ghedini. «...Abbiamo dal presidente del Consiglio disposizioni che noi valutiamo congrue», interviene il collega Piero Longo, «quindi non possiamo accedere alla richiesta. Dispiace anche a questa difesa, ma – proclama Longo – è una questione di principio».
Luigi Ferrarella