Michele Calcaterra, Il Sole-24 Ore 13/4/2010;, 13 aprile 2010
LIGA SPAGNOLA A RISCHIO SCIOPERO
Uno sciopero dei calciatori minaccia di paralizzare il football spagnolo il prossimo fine settimana. Se la clamorosa protesta dovesse essere confermata (oggi è prevista un’ulteriore riunione), niente partite dunque, né in "serie A e B", né nelle divisioni inferiori e stadi vuoti. L’Associazione dei calciatori spagnoli (Afe) chiede infatti che i club facciano fronte ai loro impegni e paghino i loro dipendenti. In Spagna non esistono solo gli stipendi miliardari delle grandi stelle, quelli dei vari Ronaldo, Kakà o Messi, ma anche quelli di colleghi più modesti che militano nei campionati di promozione, che vivono grazie al sudore di questo lavoro, isolati dal circuito dei succulenti sponsor e dai riflettori dei grandi stadi. Basti pensare che 200 di questi semiprofessionisti sono ormai alla fame, in attesa da mesi che vengano versati loro circa 4,1 milioni di euro in contrapartita delle loro prestazioni. Sono per lo più di piccole-medie società sportive a rischio di fallimento, anche se a chiedere di essere ammesse all’amministrazione controllata sono stati nei mesi scorsi club con buone tradizioni come Xerez, Real Murcia, Malaga, Levante, Albacete, Sporting Gijon.
La verità è che anche il calcio spagnolo, nonostante gli scoppiettanti successi della Nazionale e del Barcellona, è in crisi, al pari dell’economia del paese in recessione ormai da mesi. Basti pensareche l’indebitamento delle società di primera division si avvicina ai 4 miliardi di euro, mentre quello del settore supera i 5 miliardi. Il Real Madrid, ad esempio, ha debiti per 700 milioni, il Valencia per 550, l’Atletico Madrid per 500, il Barcellona per 489. Troppi, se si considera che a fronte di un fatturato di 1,4 miliardi, ci sono uscite per 1,7 miliardi. dunque in quest’ottica che la Lega spagnola avrebbe deciso di esaminare da vicino il problema e di proporre in futuro modifiche alla natura stessa delle società sportive e tetti (di fatto un’autoregolamentazione) per quanto riguarda gli stipendi e i " fee" che riguardano i trasferimenti dei calciatori. L’idea è limitare gli eccessi e risanare i bilanci. Magari con l’arrivo di investitori stranieri, come è avvenuto negli ultimi anni in Gran Bretagna. Il tutto mentre nei mesi scorsi il governo ha abolito la cosiddetta "legge Beckham" che permetteva di offrire importanti benefici fiscali alle società calcistiche e ai calciatori stranieri.