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 2010  aprile 13 Martedì calendario

LA VENDETTA DI SALEH OCCHI DI GHIACCIO

Amrullah Saleh, occhi di ghiaccio, a 32 anni, nel 2004, diventò il più giovane capo al mondo di un servizio di intelligence. Saleh che da Kabul ha guidato dietro le quinte l’arresto dei tre operatori di Emergency. Tra lui e Gino Strada i rapporti sono sempre stati al calor bianco: «I servizi afghani sono una banda di assassini», disse il fondatore di Emergency durante il rapimento di Daniele Mastrogiacomo nel 2007. «Ho le prove che Emergency è un’«organizzazione talebana», fu la replica di Saleh. Queste "prove" il leader degli 007 afghani ha continuato a cercarle con ostinazione, fino al colpo di mano all’ospedale di Lashkar Gah. Un’operazione di cui forse non erano informati i nostri agenti ma che gli americani dovevano conoscere: il suo grande protettore è la Cia che lo ritiene un cardine del sistema di sicurezza afghano.
Tagiko del potente clan del Panshir, Saleh è stato il primo a comunicare alla Cia, il 9 settembre del 2001, l’assassinio di Shah Massoud, il leader dell’Alleanza del nord e ad avvertire che al-Qaeda avrebbe colpito di nuovo, come accadde due giorni dopo con l’attacco alle Torri gemelle e al Pentagono. Per questi legami, per essere stato addestrato negli Stati Uniti, Saleh a Kabul viene chiamato "l’amerikano", anche per quei suoi abiti scuri all’occidentale, sempre perfettamente rasato e incravattato. Fu lui, in una rara intervista nel 2004, a proporre che la guerra al terrorismo si estendesse al Pakistan, consegnando al generale Musharraf una lunga lista di talebani ricercati.
 una stella in ascesa che brilla con discrezione all’ombra dei servizi ma capace pure di insidiare, con le simpatie riscosse tra i militari stranieri, il prestigio del presidente Hamid Karzai, rappresentante dell’etnia maggioritaria dei pashtun. Qualche tempo fa Karzai, dopo le disastrose elezioni d’autunno,venne sfiorato dall’idea di farlo fuori ma Saleh non si tocca, intorno a lui c’è una linea rossa invalicabile tracciata da tempo.
La battaglia tra Saleh e Gino Strada comincia nel 2001, poco dopo la sua nomina a capo del Primo dipartimento dell’intelligence che si occupava dei rapporti con gli stranieri. Il regime del mullah Omar è appena crollato e l’ospedale di Emergency anche sotto il regime integralista è riuscito con molte difficoltà e i finanziamenti della cooperazione a continuare l’attività. Strada chiede alle nuove autorità afghane di visitare i prigionieri talebani e di al-Qaeda incarcerati a Bagram, la base americana a nord di Kabul. Saleh, chiamato a esaminare la richiesta, si oppone ed Emergency entra nel mirino del National Directorate of Security, l’Nds, i servizi afghani.
Ma è nel 2007, quando il 12 marzo viene rapito il reporter di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, che le frizioni affiorano in campo aperto. Emergency si propone di fare da "passaparola" per la liberazione del giornalista, del suo autista Sayed Agha (che verrà giustiziato durante il rapimento) e dell’interprete Adjmal Nashkbandi. Comincia così il pellegrinaggio quotidiano alla sede di Emergency a Kabul: Gino Strada è il primo a ricevere i filmati dei talebani su Mastrogiacomo, che vengono visionati dagli inviati dei giornali ancora prima che dalle autorità italiane. Il tramite per il negoziato è un operatore locale di Emergency, Ramatullah Hanefi, che nell’ottobre dell’anno precedente aveva consegnato 2 milioni di dollari alla guerriglia per liberare il fotografo Gabriele Torsello. I talebani chiedono, oltre ai soldi, il rilascio di alcuni guerriglieri.
Il governo Karzai, che ha imboccato, almeno a parole, la linea della fermezza, non vuole cedere. Saleh che si occupa della questione e propone uno "scambio controllato" con il gruppo dei talebani guidato dal mullah Dadullah. Mastrogiacomo viene liberato in cambio di cinque guerriglieri ma qualche cosa non funziona: Adjmal,l’interprete, viene di nuovo catturato e decapitato dagli uomini di Dadullah. Amrullah Saleh è furibondo: Hanefi viene arrestato con l’accusa di essere un fiancheggiatore dei talebani ( prosciolto sarà rilasciato dopo tre mesi), Emergency è costretta a sospendere l’attività. Soltanto una trattativa diretta tra Karzai e il primo ministro Prodi chiuderà la vicenda, lasciando però strascichi amari e recriminazioni: lo 007 di Kabul, come disse allora un alto diplomatico in Afghanistan, «non rinuncerà a consumare la vendetta dei tagiki».
Lo scontro tra Strada e Saleh non si placa. «Un talebano si denuncia alla polizia, non si cura per poi consentirgli di riprendere a sparare contro di noi e i nostri alleati», proclama il capo dei servizi. Il fondatore di Emergency è caustico, sui taccuini annotiamo: «Voglio sperare che la causa di queste folli parole sia l’oppio: l’Italia dovrebbe chiedere le dimissioni del capo dei servizi afghani». L’ambasciatore d’Italia a Kabul, Ettore Sequi, in seguito rappresentante speciale dell’Unione europea,è costernato: «Purtroppo non è così che si può collaborare con gli afghani». Il dossier Emergency diventa un affaire scivoloso. Quasi scottante, perché è proprio Emergency a chiedere durante l’ultima offensiva militare nell’Helmand di creare un corridoio umanitario, mai realizzato, per curare i feriti: divampano nuove polemiche sia con gli afghani che con l’Isaf-Nato.
La posizione di Saleh su cosa si deve fare con i talebani non lascia dubbi e sembra escludere le ipotesi avanzate in queste settimane della trattativa: «La guerriglia - dice l’uomo dagli occhi di ghiaccio - è come l’erba. Se si falcia in superficie dopo quattro mesi bisogna tornare a tagliarla, per sradicarla occorre avvelenare anche la terra dove cresce». A Emergency - comunque stiano i fatti, ancora tutti da accertare Saleh ha cominciato a somministrare la sua ricetta letale.