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 2010  aprile 13 Martedì calendario

LA «RAGNATELA» DELL’USURA UN BUSINESS DA 20 MILIARDI

Le rate degli "strozzini" colpiscono e affondano l’economia. Mentre la Banca d’Italia sanziona le irregolarità di Diners, Fiditalia e striglia American Express per gli interessi usurari sui pagamenti rateizzati delle carte di credito e mentre il Tribunale dei ministri acquisisce gli atti della Procura di Trani, la crisi e la stretta creditizia lasciano spazio alle reti criminali che gestiscono illegalmente il circuito finanziario parallelo.
Mai come nel 2009 l’usura ha raggiunto livelli così alti. Secondo il rapporto Sos-impresa presentato da Confesercenti il 27 gennaio a Roma i soli commercianti colpiti sono 200mila con un giro di affari annuo che oscilla intorno ai 20 miliardi. In quattro anni dal 2006 al 2009 - sono state 165mila le attività commerciali e 50mila gli alberghi e gli esercizi pubblici costretti alla chiusura: il 40% ha cessato per problemi finanziari, forte indebitamento e usura. Se alle aziende si aggiungono artigiani, dipendenti pubblici, operai e i pensionati, la stessa Confesercenti calcola che i soggetti presi per il collo da patti usurai sono oltre 600mila. E come se non bastasse sono almeno 15mila gli immigrati che alimentano il circuito per soli stranieri. La cosiddetta «usura etnica» colpisce principalmente le comunità filippine, cinese e sudamericane. All’escalation della finanza illegale non poteva rimanere insensibile la criminalità organizzata, che ogni anno accresce il business. Secondo la stima di Confesercenti, lo scorso anno le mafie avrebbero incassato 15 miliardi attraverso la catena usuraria.
Sono lontani, dunque, i tempi in cui, come ricorda il sostituto procuratore nazionale antimafia Maurizio De Lucia, «a differenza che in altri settori criminali, nel campo dell’usura la presenza e la pratica operate da organizzazioni criminali non sono dati costanti. La ragione di tale apparente disinteresse verso la pratica sistematica dell’usura sta nella valutazione immorale che le stesse organizzazioni criminali, sul piano teorico, sono portate a riconoscerle » . La teoria ha da tempo lasciato il passo alla pratica e oggi è soprattutto la ’ndrangheta - la mafia più ricca e violenta - a gestire le reti usurarie. A ruota camorra e Cosa Nostra. Tutte colpiscono fuori dai confini geografici del Sud, dove la loro forza coercitiva non è mai messa in discussione. A cadere nella trappola sono sempre più le imprese e le attività del Nord.
Alle porte di Milano, scrive il sostituto procuratore nazionale antimafia Roberto Pennisi nella relazione di fine 2009 sulla Lombardia, anche grazie all’usura «decine di associati di ’ndrangheta sono riusciti ad ottenere il controllo completo del territorio, imponendo, fra l’altro, regole imprescindibili, quali il pagamento di quote sui ricavi di azioni delittuose e conferendo agli associati facoltà di mutuo soccorso dirette ad assicurare, con qualunque mezzo, il sostentamento dei sodali anche in caso di detenzione».
A Firenze, come ricorda il sostituto procuratore nazionale antimafia Giusto Sciacchitano, in fase di indagine preliminare pendono numerosi fascicoli il cui principale oggetto sono i reati di usura e attività finanziarie abusivamente esercitate. E a carico di chi pendono? Tutti a carico di «indagati di origine campana trasferitisi in Toscana», legati al clan dei Casalesi.
Ancora ’ndrangheta a Roma - dove i «cravattari» della mala capitolina lasciano ormai sempre più il passo alle strutture mafiose - e nel sud pontino, dove a dettare legge e fondare il proprio impero sull’usura, è stata innanzitutto la famiglia Tripodo.
Al Sud l’usura mafiosa è una drammatica costante che punta - innanzitutto - a impossessarsi dei beni e delle aziende delle vittime ed è funzionale al riciclaggio del denaro sporco. Nel 2009 in Campania la sola Guardia di Finanza ha denunciato 67 persone e sequestrato beni per oltre 5 milioni.
Ed è proprio dalle regioni del Mezzogiorno che è partito da pochi mesi il fenomeno dell’usura di giornata, vale a dire il prestito usurario che si conclude nell’arco di 24 ore: la mattina si prende, la sera si restituisce con gli interessi. Commercianti, ma anche titolari di attività di piccole e medie imprese, per resistere alla crisi, mantenere aperto l’esercizio e pagare i fornitori, si rivolgono agli usurai, che concedono prestiti al tasso del 10%.
L’ultima frontiera dell’usura - ancora priva di riscontri giudiziari e processuali ma che sta impegnando molto inquirenti e forze dell’ordine - è quella dentro le imprese e davanti ai cancelli delle fabbriche. A mestare nel torbido e irretire titolari e dipendenti, sono dubbie finanziarie e società di recupero credito. Molte di queste - il sospetto attende solo prove e riscontri - sono in mano a prestanome della criminalità organizzata. In Lombardia alcune indagini sono a buon punto.