Franco Talenti, ItaliaOggi 10/4/2010, 10 aprile 2010
ORA L’OPUS DEI UNA VERA POTENZA
Molti lettori di Italia Oggi ci hanno manifestato sorpresa per i contenuti dei due articoli sull’Opus Dei, pubblicati giovedì 8 e venerdì 9 aprile e, senza giri di parole, ci hanno invitano a evitare la dietrologia.
La migliore risposta è in alcuni fatti, che per essere sintetici avevamo tralasciato. Primo fatto. Per essere veritiera, la storia degli ultimi 50 anni del papato, quindi della stessa Chiesa cattolica, non può prescindere dai rapporti con l’Opus Dei.
Il pontefice Paolo VI, al pari dei suoi due predecessori (Pio XII e Giovanni XXIII), non ha mai avuto buoni rapporti con l’Opus, tantomeno con il suo fondatore, Josemaria Escrivà de Balaguer.
Quando Papa Montini era vescovo di Milano egli era molto critico verso l’Opus e arrivò a negare l’apertura di una sede dell’organizzazione nel capoluogo lombardo.
Quando fu eletto papa Paolo VI, riferendosi al Conclave, Escrivà disse: «Tutti quelli che hanno votato Montini saranno condannati all’inferno». La citazione è nel saggio di Ferruccio Pinotti sull’Opus Dei, che la riprende da un’intervista a L’Espresso di un ex numerario spagnolo, il sociologo Alberto Moncada, uscito dall’organizzazione su posizioni molto critiche.
Nel 1978, alla morte di Paolo VI, fu eletto al soglio pontificio Papa Luciani, con il nome di Giovanni Paolo I. A differenza del predecessore, non era un fautore delle aperture del Concilio Vaticano II, bensì favorevole a una «restaurazione»: ovvero, basta con le aperture alle teorie propugnate dalla teologia della liberazione, che sapevano di marxismo con la tonaca.
In questo il nuovo Papa era in pieno accordo con le istanze dell’Opus Dei, di cui aveva tessuto un pubblico elogio. Se Papa Luciani non fosse morto poche settimane dopo l’elezione, era convinzione generale che avrebbe concesso a Escrivà la Prelatura personale per l’Opus Dei, investitura che il fondatore dell’Opus chiedeva da anni senza essere ascoltato.
Ma con l’elezione del successore, il polacco Karol Wojtyla, il capo dell’Opus fece addirittura bingo. Il nuovo pontefice era un suo amico personale e, quando era vescovo di Cracovia, non mancava mai di andarlo a trovare quando era di passaggio a Roma, e di stare a pranzo con lui.
Fonti ecclesiastiche sostengono che nel Conclave che lo elesse, Papa Wojtyla fu sostenuto con forza dai cardinali vicini all’Opus, in ciò istruiti da Escrivà. I risultati non si fecero attendere. Eletto pontefice il 16 ottobre 1978, Papa Wojtyla non frappose alcun ostacolo alla riproposizione in Curia della pratica relativa alla Prelatura, che fu richiesta da monsignor Alvaro del Portillo, subentrato a Escrivà nella guida dell’Opus.
E appena si fu rimesso dai postumi dell’attentato del 13 maggio 1981 in Piazza San Pietro, Papa Wojtyla decretò che l’Opus Dei costituiva una Prelatura personale «cum proprio populo», e ne approvò gli Statuti (14 novembre 1981). Tra gli argomenti che il Papa usò per vincere le resistenze della Curia romana, che non aveva mai mostrato simpatie per l’Opus, due si rivelarono vincenti: il contributo dell’Opus alla soluzione prima della crisi finanziaria dello Ior-Banco Ambrosiano, e poi di quella in Polonia dove Solidarnosc, nonostante il regime comunista, poté contare su aiuti economici fondamentali del Vaticano, organizzati da Paul Marcinkus.
Poiché lo stesso pontefice era diventato, secondo alcune fonti, membro egli stesso dell’Opus, non suscitò alcuna meraviglia il fatto che ordinasse vescovo prima Alvaro del Portillo (1991) e poi il suo successore a capo dell’Opus, Javier Echevarrìa (1995). Una nomina a vescovo che i pontefici precedenti avevano sempre negato a Escrivà, il fondatore. Pio XII gliel’aveva negata per ben tre volte. Eppure, quando nel 1975 Escrivà mori, l’Opus Dei contava 60 mila adepti in tutto il mondo.
Nel 2002 Papa Wojtyla proclamò in Piazza San Pietro la canonizzazione di Escrivà davanti a 300 mila fedeli, convenuti in gran numero per la contemporanea canonizzazione di Padre Pio.
Oggi, forte anche dell’appoggio di Benedetto XVI, che in questo è un convinto continuatore di Wojtyla, l’Opus ha conquistato un numero ancora maggiore di adepti, che sono stimati in più di 85 mila, sparsi in tutto il mondo, Stati Uniti compresi: qui la penetrazione degli uomini legati all’Opus (manager, finanzieri, politici, magistrati) sta provocando fortissime reazioni da parte del vecchio establishment, legato ai circoli massoni e alla lobby ebraica.
Chi scrive ha visitato a Madrid la basilica della Signora di Almudena, che è la chiesa-roccaforte dell’Opus. Sorge davanti al Palazzo reale ed è stata inaugurata da Papa Wojtyla nel giugno 1993. Per ringraziarlo, mentre era ancora in vita, accanto alla basilica gli è stata eretta una enorme statua in bronzo. All’interno, è stata predisposta una cappella per poter onorare Josemaria Escrivà de Balaguer appena sarà stato dichiarato santo. All’ingresso della cappella, sono a disposizione dei moduli per segnalare eventuali miracoli dovuti alla sua intercessione. Diverse cappelle a fianco sono vuote, in attesa di altri santi sponsorizzati dall’Opus Dei, e di alcuni si sa già il nome. Questi sono fatti, altro che dietrologia.