Luigi Offeddu, Corriere della Sera 12/04/2010 F. Fub., Corriere della Sera 12/04/2010, 12 aprile 2010
2 articoli – UE IN SOCCORSO DI ATENE CON 30 MILIARDI – A 12 ore dalla riapertura dei mercati, in una domenica sonnolenta di primavera, l’Europa si riscuote e lancia una cima di salvataggio al suo Paese più indebitato: 30 miliardi di euro, per il primo anno, sono stati messi a disposizione della Grecia dalle 16 nazioni che si riconoscono della moneta comune, e che si dichiarano pronte ad accordare prestiti triennali bilaterali al governo di Atene, con un tasso di interesse intorno al 5%
2 articoli – UE IN SOCCORSO DI ATENE CON 30 MILIARDI – A 12 ore dalla riapertura dei mercati, in una domenica sonnolenta di primavera, l’Europa si riscuote e lancia una cima di salvataggio al suo Paese più indebitato: 30 miliardi di euro, per il primo anno, sono stati messi a disposizione della Grecia dalle 16 nazioni che si riconoscono della moneta comune, e che si dichiarano pronte ad accordare prestiti triennali bilaterali al governo di Atene, con un tasso di interesse intorno al 5%. Altri 10-15 miliardi dovrebbero giungere dal Fondo monetario internazionale. Totale: 40-45 miliardi. Tutto in pochi o pochissimi giorni, «se e quando la Grecia farà richiesta di questi aiuti», spiega il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn: «Oggi abbiamo definito le modalità operative, il passo finale spetterà poi ad Atene». Ma è solo una frase diplomatica, perché quella richiesta, tutti ne sono certi, è ormai dietro l’angolo e lo si vedrà dopo la reazione dei mercato di questa mattina. La decisione di attivare i meccanismi dell’emergenza (terzo annuncio in due mesi, ma per la prima volta con cifre concrete e non solo dichiarazioni di principio) è giunta dal vertice straordinario dell’Eurogruppo. L’organismo, che riunisce iministri finanziari dell’Eurozona, è stato convocato di domenica, in teleconferenza, a Bruxelles. La molla principale è stata la preoccupazione per la riapertura dei mercati finanziari, e soprattutto per il nuovo prestito obbligazionario greco che sarà lanciato domani. Nuove consultazioni sono state fissate per oggi fra la Banca Centrale, la Commissione europea, il governo greco e l’Fmi: si parlerà anche delle condizioni più generali cui Atene dovrà attenersi nelle sue politiche di bilancio, le stesse condizioni sulla riduzione del deficit già delineate dai vertici finanziari delle ultime settimane. Ai 30 miliardi di prestiti stanziati per il primo anno, seguiranno altri nel corso del triennio, a seconda di come evolverà la situazione. Ciascun Paese dell’Eurozona contribuirà secondo la sua quota di capitale nella Banca centrale europea: l’Italia, stando ai primi calcoli, dovrebbe prestare alla Grecia circa 5,5 miliardi; la Germania, 8,4 miliardi; la Francia, 6,3; la Spagna, 3,7; l’Olanda, 1,7, il Belgio 1,1 miliardi, e così via. Il tasso di interesse del 5% applicato nei confronti di Atene, e per tutti uguale, sarà «un po’ più basso di quelli del mercato – spiega Rehn-e un po’ più alto dei tassi praticati dall’Fmi: comunque non sarà certo un tasso da sovvenzione». «Nessun Paese ci perderà», assicura dal canto suo il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker. L’Europa ha dato prova di essere «responsabile e solidale», chiosa il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, e dalla zona Euro è giunto «un impegno forte e chiaro». Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, e del riserbo che ancora circonda i punti più delicati dell’accordo, è certo che niente è stato o sarà facile. «Non so più - ha detto Juncker - quante volte ho parlato nelle ultime ore con Sarkozy, Angela Merkel, Zapatero…». La Francia avrebbe voluto condizioni ancora più generose verso Atene, mentre la Germania premeva per imporre ai futuri prestiti un tasso di interesse più alto: a maggio avrà le elezioni regionali, e ogni «salvataggio» andrà spiegato alla gente che vota. Ma prima di allora, a Berlino e ad Atene o a Bruxelles, già oggi saranno imercati a dire se davvero Eurolandia può salvare la Grecia. Luigi Offeddu TRA BRUXELLES E FONDO DUELLO IN VISTA SU CHI GUIDERA’ IL PIANO – Stamani capiranno se al terzo tentativo ce l’hanno fatta. I leader dell’area-euro da mesi cercano la quadratura del cerchio, in cui fin qui hanno fallito: spezzare la speculazione dei mercati sul fallimento della Grecia, che da sola avvicina ogni giorno di più la bancarotta, senza fare regali a un Paese che ha gestito i suoi conti non molto più onestamente dalla Enron. I due precedenti «accordi» erano ambigui, resi così opachi dai dubbi di Berlino che avevano finito per aizzare ancora di più gli speculatori. Il terzo appare circostanziato esattamente per questo motivo, ma il diavolo può ancora nascondersi nei dettagli. E il diavolo stavolta, visto da Bruxelles o da Francoforte, ha le parvenze borghesi del direttore del Fmi Dominique Strauss-Kahn. Per salvare la Grecia e se stessa, l’Europa d’ora in poi dovrà infatti convivere con il Fondo monetario europeo: dall’organismo di Washington arriverà infatti un terzo dell’aiuto, una quota decisiva. E gli uomini di Strauss-Kahn, i più grandi specialisti dei salvataggi di Paesi in crisi, non intendono lasciarsi guidare da nessuno. Non è un caso se le prime tensioni hanno già iniziato a manifestarsi dietro le quinte. Nelle scorse ore le autorità europee avrebbero invitato il Fondo a riunire a Bruxelles, anziché a Washington, il ”board” decisivo in cui avrebbero dovuto varare l’aiuto: così si sarebbe visto chi è al volante. La richiesta è stata subito respinta, ma i passaggi più delicati della convivenza arriveranno già da oggi. Una delegazione della Commissione Ue, della Banca centrale europea e del Fmi sarà ad Atene a valutare la situazione. Quindi insieme dovranno indicare le condizioni alle quali la Grecia dovrà sottostare per ricevere l’aiuto indicato ieri: su questo c’è ancora ambiguità, perché fra Bruxelles e Washington l’accordo sulle condizioni e i soldi ancora non c’è. In base alla dottrina degli interventi da fare con «forza schiacciante», il numero due del Fondo, John Lipsky, vorrebbe dare l’annuncio di un pacchetto pluriennale da 70 o 100 miliardi su più anni e non solo gli oltre 40 miliardi del 2010. Ma il governo tedesco frena, preoccupato dalle reazioni dell’opinione pubblica. Si deciderà con il vaglio delle varie istituzioni dell’Ue, quindi il voto al «board» del Fondo: prima che la Grecia riceva i prestiti, anche se li chiedesse oggi, passerà almeno un’altra settimana. A quel punto la coabitazione con l’Fmi potrebbe provocare nuovi problemi, stavolta alla Bce. A Berlino nel week-end ce ne sono stati i prodromi quando la cancelliera Angela Merkel ha liquidato irritata le ennesime obiezioni di Axel Weber. Il presidente della Bundesbank non voleva il Fondo fra i piedi. Il perché è chiaro: una parte del prestito ad Atene si farà a tassi basati sull’Euribor, l’interesse interbancario europeo influenzato dalla Bce. Se Francoforte nei prossimi mesi volesse alzare i tassi, metterebbe in difficoltà la Grecia e l’intero pacchetto di salvataggio. Da Washington Lipsky e Strauss-Kahn vorrebbero dire la loro sulle scelte della Bce. L’aiuto alla Grecia è un brodo con molti cuochi. F. Fub.