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 2010  aprile 12 Lunedì calendario

CON STRADIVARI L’INTEGRAZIONE TOCCA LE CORDE GIUSTE

«La Scala era il mio sogno, rappresenta il massimo per qualsiasi musicista di ambito orchestrale. E sono fiero di esserci arrivato». Il maestro Klaidi Sahatci, di origine albanese, dal 2007 è primo violino del più famoso teatro del mondo. Violinista di successo, conteso dalle grandi orchestre d’Europa,Klaidi rappresenta un volto inedito dell’immigrazione in Italia: quello degli artisti e degli uomini di cultura. E dimostra che, proprio attraverso la cultura è possibile una più profonda integrazione degli stranieri. Klaidi ha ottenuto la nazionalità italiana nel 2001, è sposato con Silvia, una collega conosciuta al conservatorio di Milano e suona abitualmente un violino Stradivari del 1719. Ma la sua storia, come quella di tutti i migranti, è stata un salto senza rete e la fatica di un mondo nuovo in cui radicarsi.
«Negli ultimi anni del regime comunista frequentavo il liceo musicale di Tirana – racconta il maestro ”; noi studenti eravamo tenuti a esibirci nelle grandiose manifestazioni di propaganda del partito. Però facevo anche parte di un’orchestra di allievi chiamati a rappresentare la musica albanese all’estero. Così, prima del crollo del muro, ero già stato in tournée in Grecia, Austria e Italia. Questi viaggi erano fonte di frustrazione: ci rendevamo conto che in Albania non avremmo mai avuto la possibilità di esprimere al meglio il nostro talento. Le risorse erano poche; ricordo ad esempio che se si spezzava un Mi, la corda più sottile del violino, prendevamo una corda di sezione maggiore e la sfilacciavamo con un pezzo di vetro, fino a trasformarla in un Mi, appunto». Quando nel ’91 il regime albanese cade, Klaidi raggiunge in modo rocambolesco Milano: «Avevo con me solo cento dollari, che mio padre aveva ottenuto vendendo qualche elettrodomestico di casa. A Milano mi ha aiutato una pianista che avevo conosciuto in tournée e devo riconoscenza a Marcello Abbado, all’epoca direttore del Conservatorio, che accettò di prendermi tra gli allievi».
I primi tempi sono all’insegna della precarietà: «Dovevo conciliare lo studio al Conservatorio con un lavoro per mantenermi – spiega Klaidi – e, senza documenti, non avevo un posto fisso dove dormire». Nel 1992 arriva un visto per studio con relativo permesso di soggiorno e la possibilità di organizzarsi la vita: i primi impieghi in piccole orchestre, il matrimonio con Silvia e un posto importante nell’orchestra nazionale di Lione. Poi una carriera in ascesa fino all’approdo alla Scala. «Quando ho ottenuto la nazionalità italiana mi sono sentito felice. Io amo questo Paese. Il funzionario che mi ha dato il passaporto mi ha detto: questa è la tua casa».
La cultura musicale italiana è terreno fertile per il radicamento degli immigrati. Nel mondo nobile della liuteria, un’altra storia esemplare: quella del maestro Jorge Grisales, extracomunitario colombiano d’origine, cremonese ed artigiano d’eccellenza per vocazione. Jorge è stato il primo straniero ad aprire una bottega di liuteria nella città di Stradivari e, nel 2006, ha avuto la massima consacrazione con uno strumento premiato al Concorso Triennale Antonio Stradivari di Cremona.
«Il sogno di venire in Italia e diventare liutaio nasce da ragazzo – racconta Jorge ”. Frequentavo un cineforum organizzato da Pietro Peroni, il console onorario d’Italia a Medellin, mia città natale. Tra i tanti film italiani, un giorno il console propone un documentario sulla liuteria cremonese. In quel momento ho pensato: è quello che voglio fare». Jorge mette da parte i soldi del biglietto aereo, lascia gli studi di medicina e vola verso l’Europa. «Avevo 19 anni,l’iscrizione al primo anno della scuola di liuteria in tasca, e la disapprovazione dei miei genitori». I primi tempi sono difficili: Jorge si deve pagare gli studi, la casa, il sostentamento. «Per sopravvivere ho fatto molti lavori: dalla pittura di strisce sul manto stradale al trasporto di polli per un’azienda avicola – ricorda ”. Poi la raccolta dei pomodori tra Cremona e Piacenza, la raccolta dell’aglio, la cimatura del mais, le mele del Trentino...». Con i primi guadagni Jorge si compra anche gli strumenti del mestiere e il tavolo da lavoro iniziando a intagliare e comporre violini. L’inizio di una carriera che l’ha portato a vendere i suoi strumenti «made in Italy di Cremona » anche a Dubai, Bangkok, in Vietnam e India, dando forzae valore alle esportazioni dell’artigianato italiano. «Ultimamente mi hanno chiesto di tenere seminari di "liuteria italiana antica" all’università di Shangai, in Cina – continua Jorge - . Quando racconto ai cinesi che, al di là della ricerca tecnica, il violino è soprattutto il frutto di una storia, di un legame culturale con un territorio, mi guardano allibiti. proprio questo patrimonio culturale che noi cremonesi abbiamo e che dobbiamo valorizzare». Anche per questo il maestro Grisales è stato tra i promotori del marchio "Cremona Liuteria" che difende il lavoro dei 160 liutai certificati della città di Stradivari dalla marea di violini meno virtuosi che arriva dall’estero.