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 2010  aprile 11 Domenica calendario

IMPRENDITORE SPARITO, GIALLO A MILANO

Quella mattina ha indossato una giacca bianca, pantaloni grigi, ha preso lo zaino, è salito sulla sua Smart e, salutando la moglie, ha detto: «Ci vediamo nel pomeriggio, dovrei essere a casa verso le sette». Quando era ormai notte, i familiari provavano ancora a chiamarlo. I due telefonini italiani erano spenti, quello svizzero squillava a vuoto. In giornata l’hanno visto a Graglio, provincia di Varese, dove ha una casa, lì era andato a prendere alcuni documenti. Fino a quel punto la giornata di Aurelio Giorgini, 60 anni, imprenditore, in passato top manager per grandi marchi della moda, ha seguito il suo programma. Nelle ore successive però non è tornato nella sua casa di San Donato, alle porte di Milano. Era il 24 marzo scorso. Sulla scomparsa la Procura ha aperto un fascicolo per sequestro di persona.
Quell’intestazione giudiziaria, sequestro, non è però sufficiente a indicare una strada univoca per interpretare questa scomparsa. Anzi, dopo diciassette giorni senza una telefonata alla famiglia con un segnale o una richiesta di riscatto, il sequestro a scopo di estorsione sembra da escludere. «Stiamo valutando molte possibilità, le più diverse», spiegano gli investigatori della Squadra mobile di Milano, a cui sono state affidate le indagini. Ci sono molte ipotesi, e per ognuna spuntano particolari che le contraddicono. Vigili del fuoco, guardie forestali e sommozzatori hanno scandagliato senza esito, per giorni, sia le montagne intorno alla statale che collega l’Italia col Canton Ticino, sia l’acqua lungo le sponde del Lago Maggiore. Giorgini potrebbe essersi allontanato volontariamente? Improbabile, la famiglia lo esclude, la sera prima della scomparsa ha passato la serata con i parenti in una pizzeria, era molto tranquillo. E poi non aveva con sé né il passaporto, né le carte di credito, né sono stati notati anomali movimenti di denaro sui suoi conti. Al contrario, con una delle sue società, Giorgini aveva appena realizzato e fatto brevettare un macchinario per la scansione elettronica delle radiografie. Era sul punto di metterlo in commercio, puntava molto su questa «svolta» nella sua impresa.
Anche se resta complicato ipotizzare un movente, da giorni gli investigatori scandagliano l’ambito del lavoro. Aurelio Giorgini (una figlia medico, 38 anni, e uno che vive a Londra, 30 anni) è stato amministratore delegato di Coin, Jil Sander, Cerruti. Dal 2000 ha messo in piedi o acquisito partecipazioni in una lunga serie di aziende, con risultati altalenanti: la Aleph Med, servizi Internet, aperta in Sicilia, è fallita; altre imprese di marketing, promozione e software applicati alla moda sono finite in liquidazione; nel 2005 ha avviato un progetto che sembrava rivoluzionario, una sistema di raccolta punti con premi per incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti nel Trentino. Lì aveva una corposa partecipazione in una società che è stata poi trascinata in un nuovo fallimento a causa della bancarotta di altre aziende, sfociata in tre rinvii a giudizio a maggio dell’anno scorso. Una vicenda in cui Giorgini si è trovato a denunciare, lottare, cercare di smascherare gli illeciti, tanto da aprire un blog in cui ha lasciato una serie di lettere aperte, dai toni caustici, alle banche e alle istituzioni: «Potenti che già sapevano: nella primavera del 2006, il ”sistema” finanziario trentino era stato formalmente allarmato». Un ambiente in cui potrebbero essere nati malintesi, o vecchi rancori. O forse, a creare un nemico, potrebbe essere stata l’«avventura» del suo nuovo macchinario. Niente però, negli ultimi tempi, sembrava poter alterare l’equilibrio della vita di Giorgini, che trascorreva tra la casa di Milano e quella in Ticino, tra l’Italia e la Svizzera. Su quel confine, la notte del 24 marzo, è squillato per l’ultima volta il suo telefono.
Gianni Santucci