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 2010  aprile 10 Sabato calendario

«ECCO PERCH CORRO DA SOLA»

Che Rosa Matteucci abbia coraggio, nessuno lo può negare. Uscito da poco il suo nuovo romanzo Tutta mio padre (Bompiani), decide di partecipare al Premio Strega da sola, senza il sostegno della casa editrice.
Lei ha esordito con Adelphi, la casa editrice che tutti considerano un punto di arrivo. Perché l’ha lasciata?
«Perché gli amori finiscono, e poi nella vita mi è sempre piaciuto cambiare. Un passaggio da Rizzoli e poi, adesso, Bompiani».
Però entra in guerra, non ha paura?
«Nella vita ne ho passate talmente tante, si figuri se mi fanno paura questi mostri. Credo nella qualità del mio libro e poi, dopo la lettura di Gelli e Tabucchi che hanno amato il libro, mi sono detta che in fondo poteva valerne la pena. La Bompiani si allinea con la scelta del gruppo che è ricaduta su un’esordiente, Silvia Avallone, io proseguo per la mia strada. So che mi remeranno contro, ma non ho nessuna paura».
Siamo nate nella generazione sbagliata?
«Mi sa di sì. Quando eravamo esordienti dovevamo stare al posto nostro, aspettare la maturità. Ora che ci siamo arrivati dobbiamo lasciare spazio agli esordienti. Va di moda».
Cosa pensa del Premio Strega?
«Penso che dovrebbe continuare ad essere un premio alla carriera. Ma ormai il romanzo è l’ultima cosa che conta. Sono tutte leggi di mercato alle quali si è adeguata anche la critica. Ma io i critici nemmeno li leggo. Qualcuno di stimolante c’è, ma in generale mi annoiano troppo. Mi piaceva Franco Fortini, se fosse ancora vivo e avesse letto il mio libro, sono sicura che gli sarebbe piaciuto molto».
E concorrendo da sola, chi le farà da ufficio stampa?
«Rosa Matteucci medesima. Sarò io a telefonare ai giurati del premio. Se sarà il caso andrò a trovarli uno per uno. Porterò loro il mio libro. Io piaccio alla gente, faccio tenerezza e simpatia. Sa, la mia è una storia di orfana. E poi sono una persona autentica, la gente deve solo conoscermi e poi mi vuole sempre bene. Però mica è detto che entri nella rosa. capace pure che mi daranno un bel calcio nel sedere».
Quali sono stati i suoi modelli?
«Scrittori uomini. In generale mi piacciono molto più delle donne. Le donne restano gravide, danno la vita, cucinano, per quale motivo dovrebbero pure scrivere? Ci sono mai state scrittrici come Tolstoj e Cervantes?».
Non la convince nemmeno una grande come Flannery O’Connor?
«Mi piaceva molto quando ero giovane, quando non mi amavo e mi volevo punire. Invecchiando sono diventata molto più solare, ho accettato il mio corpo. Prima non sapevo che farmene del mio corpo. Da giovani deve essere un po’ così per tutti. Poi, all’improvviso, ti scendono le tette ma ti accetti».
E degli italiani?
«Landolfi e Giorgio Bassani. Il giardino dei Finzi Contini, che meraviglia!».
Ma torniamo allo Strega. Perché vuole partecipare a tutti i costi?
«Questo romanzo è la patente che mi ha salvato la vita, è la medaglia d’oro che mi appunto da sola sulle sise. Con questo romanzo ho finalmente tumulato mio padre con clausola di non ritorno. Adesso lui se ne sta in pace nell’altro mondo. Se ne starà a correre in macchina, che gli piaceva tanto, e io potrò dedicarmi a scrivere qualcos’altro. Magari una grande storia d’amore come Via col vento. Ecco, Margaret Mitchell, quella sì che era una scrittrice all’altezza di Tolstoj. Insomma, io partecipo al premio Strega per festeggiare il fatto di aver chiuso tutti i conti con la mia famiglia, perché con il prossimo libro comincio una vita nuova».
A questo punto, però, sorge una domanda. Dopo questa guerra in casa, con quale editore pubblicherà il suo prossimo romanzo?
«Direttamente all’estero. In Italia basta».
Ci dia una speranza.
«Va bene, allora vorrà dire che me lo pubblicherò da me e me ne andrò con un carretto a venderlo di libreria in libreria. In barba agli editori che, comunque, mi fanno tutti la corte».