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 2010  aprile 11 Domenica calendario

MARK TWAIN IO IN MISSOURI IL MIO CORPO QUI A BOMBAY

curiosa la capacità che ha il pensiero di annullare lo spazio. Per un secondo soltanto, tutto ciò che concorre a fare il me stesso in me si trovava in un villaggio del Missouri, dall´altra parte del globo, e tornava a vedere in modo vivido tutte quelle immagini dimenticate di cinquant´anni prima, del tutto inconsapevole di ogni cosa tranne che di esse; e un secondo dopo ero di nuovo a Bombay. Che roba! Per tre ore andarono avanti le urla e gli strilli dei nativi nel salone, insieme al vellutato scalpiccìo dei loro rapidi piedi nudi. Che razza di fracasso! Gridavano ordini e messaggi per le scale, da tre rampe di distanza. Diamine, in quanto a frastuono eguagliavano una rivolta, un´insurrezione, una rivoluzione. E vi erano poi altri suoni, mescolati con questi, in grado di rinforzarli tremendamente a intervalli regolari - crolli di soffitti, mi pareva, schianti di finestre, persone accoppate, gracchiar di corvi, e beffe, e moccoli, strida di canarini, cicaleccio di scimmie, imprecazioni di are, e di quando in quando diabolici scoppi di risa ed esplosioni di dinamite. Entro la mezzanotte avevo patito tutti i possibili generi di soprassalto, e seppi che essi non mi avrebbero mai più potuto disturbare, né presentandosi isolati né in combinazione. Poi venne la pace - una quiete profonda e solenne - che durò fino alle cinque.
A quel punto tutto tornò a scatenarsi. E chi fu a dare il la? L´Uccello degli uccelli - il corvo indiano. Poco a poco sono giunto a conoscerlo bene, e ne sono invaghito. Ritengo sia il più rude individuo vestito di piume. Sì, anche il più allegro, e il più soddisfatto di se stesso. Non sarebbe mai giunto a ciò che è attraverso un processo non accurato, o rapido; esso è un´opera d´arte, e «l´arte è lunga»; esso è il prodotto di epoche immemorabili, e di un profondo calcolo; non si può fare un uccello come quello in un giorno. Si è reincarnato più volte di Shiva; e ha conservato un elemento per ogni incarnazione, fondendoli tutti nella propria costituzione.
Nel corso dei suoi progressi evolutivi, della sua sublime marcia verso la perfezione definitiva, esso è stato un giocatore d´azzardo, un attore mediocre, un prete dissoluto, una donna incontentabile, un disonesto, uno schernitore, un bugiardo, un ladro, una spia, un delatore, un politico maneggione, un truffatore, un professionista dell´ipocrisia, un patriota prezzolato, un riformatore, un predicatore, un avvocato, un cospiratore, un ribelle, un realista, un democratico, uno specialista e un sostenitore dell´irriverenza, un impiccione, un intruso, un intrigante, un infedele e un peccatore fino al collo per il puro gusto di esserlo. Lo strano risultato, l´incredibile risultato di questa paziente accumulazione di tutte le caratteristiche più detestabili, è che esso non sa che cosa sia il rimorso, e la sua vita è una lunga tonitruante estasi di gioia, e andrà alla morte senza un solo problema, certo che presto tornerà sotto le spoglie di un autore o qualcosa del genere, e sarà anche più intollerabilmente abile e comodo di quanto non sia mai stato.
Con il suo passo a zampe divaricate, e la sua agile serie di saltelli obliqui, e la sua aria impudente, e il suo modo furbo di chinare di quando in quando il capo di lato, esso ricorda uno dei merli americani. Ma le somiglianze evidenti si fermano qui. Esso è più grande del merlo; e di quest´ultimo gli manca l´elegante e sottile e ben fatto e proporzionato becco; e va da sé che il suo sobrio abito di un nero grigiastro e rugginoso non è nulla a paragone della splendida lucentezza del nero metallico e delle bronzee glorie, mutevoli e lampeggianti, del merlo. Il merlo è un perfetto gentiluomo, per contegno e per abbigliamento, e non lo definirei chiassoso, eccezion fatta per quando tiene funzioni religiose e convegni politici su un albero; mentre questo similquacchero indiano è un vero scalmanato, ed è sempre chiassoso quando è sveglio - sempre intento a triturare, querelare, deridere, sghignazzare, lacerare, imprecare e a tirarla in lunga su questo o quell´altro.
Non ho mai visto un uccello che gli stesse al pari nel dire la sua. Nulla gli sfugge; nota tutto ciò che accade ed esprime la sua opinione in proposito, specialmente se si tratta di qualcosa che non lo riguarda. E non si tratta mai di un´opinione mite, sibbene sempre violenta - violenta e blasfema - e la presenza di signore non lo tocca affatto. Le sue opinioni non sono risultato di riflessione, giacché egli non pensa mai a nulla, ma butta fuori la prima opinione che gli viene in mente, e che spesso è un´opinione su qualcosa di alquanto differente e non c´entra nulla. Ma è fatto così; la sua idea fissa è tirar fuori una qualche opinione, e se smettesse di pensare perderebbe delle occasioni.
Ritengo non abbia nemici tra gli uomini. I bianchi e i musulmani non hanno mai fatto mostra di molestarlo; e gli indù, per via della loro religione, non tolgono mai la vita ad alcuna creatura, risparmiando fin i serpenti e le tigri e le pulci e i topi. Se io sedevo su un lato della balconata, i corvi si radunavano sul lato opposto della ringhiera e parlavano di me; e si avvicinavano poco a poco, fino al punto che potevo quasi toccarli; e se ne stavano lì, nella più assoluta impassibilità, a parlare dei miei abiti, e dei miei capelli, e del mio aspetto, e a fare congetture sul mio carattere e sulla mia vocazione e sulle mie idee politiche, e su come fossi giunto in India, e che cos´avessi fatto, e quanti giorni avessi impiegato, e come fosse possibile che non mi avessero ancora impiccato, e quando ciò sarebbe avvenuto, e se ce n´erano altri come me nel luogo donde venivo, e quando loro sarebbero stati impiccati - e così via, così via, finché io non potevo più resistere al disagio; a quel punto li cacciavo, e quelli si mettevano a volare in cerchio per un po´, ridendo e canzonando e facendosi beffe, dopodiché si schieravano sulla ringhiera e ricominciavano daccapo.
Essi risultavano assai socievoli quando c´era qualcosa da mangiare - socievoli in modo opprimente. Con un piccolo incoraggiamento, entravano e si posavano sulla tavola e mi davano una mano con la colazione; e un giorno che io ero nell´altra stanza ed essi si erano ritrovati soli, si portarono via tutto ciò che poterono sollevare; ed erano specialisti nello scegliere cose di cui, dopo il furto, non potevano farsi nulla. In India il loro numero è incalcolabile, e il loro baccano è in proporzione. Suppongo che essi costino al Paese più del governo; anche se non si tratta di una questione di poco conto. Effettivamente, essi pagano; la loro compagnia paga; cancellare la loro voce gioiosa rattristerebbe quella terra.

Traduzione Dario Buzzolan
© B. C. Dalai editore