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 2010  aprile 10 Sabato calendario

IL CARO PETROLIO VERO RESPONSABILE DELLA RECESSIONE - ROMA

Più di un economista ha sostenuto in questi mesi che, all´origine della crisi degli ultimi due anni, più del collasso dei subprime (anzi, all´origine anche del collasso dei subprime) ci sia stata l´implacabile ascesa del prezzo del petrolio, fino al record di 147 dollari a barile dell´estate 2008. Ecco perché tutti guardano con preoccupazione al petrolio, risalito a ridosso dei 90 dollari. La recessione ha anche spinto i profeti del "peak oil" (geologi ed economisti, secondo i quali il mondo ha raggiunto il picco nella produzione di petrolio) ad affinare la propria teoria. Invece di una inarrestabile ascesa del prezzo, in virtù della progressiva riduzione dell´offerta, oggi prevedono una serie di violenti sbalzi, con la crescita economica come vittima principale. Secondo uno dei maggiori teorici del peak oil, Colin Campbell, la crisi del 2008 è solo il primo capitolo di una lunga serie di crisi tutte uguali: la crescita spinge, con l´aumento della domanda, il prezzo del barile verso l´alto, finché non viene raggiunto un livello che scatena la recessione mondiale. A questo punto, il prezzo del petrolio scende, l´economia riprende a crescere, finché non porta il barile ad una quotazione che, nuovamente, scatena la recessione. E il ciclo ricomincia. Il prezzo del petrolio diventa, cioè, un tappo alla crescita. Secondo Campbell, il tappo scatta quando il barile raggiunge i 100 dollari. Inutile sperare in un allentamento della tensione domanda-offerta, grazie alla disponibilità di nuovo petrolio dalle sabbie bituminose o dai pozzi oceanici a grande profondità. Il loro alto costo di estrazione è, esso stesso, un fattore di aumento dei prezzi e spinge il petrolio verso la soglia proibita dei 100 dollari.