Luigi Offeddu, Corriere della Sera 10/04/2010, 10 aprile 2010
GRECIA DECLASSATA, MA DECOLLA IL PRESTITO UE
una corsa sulle montagne russe, la crisi della Grecia. E i segnali opposti continuano ad alternarsi. A tarda sera, proprio mentre viene preannunciata un’improvvisa conference call’ un vertice via telefono e video fra i banchieri centrali del continente – a Bruxelles gli stessi banchieri e i viceministri finanziari dell’Eurozona raggiungono un accordo sui termini del piano d’aiuto al governo di Atene, basato su prestiti coordinati bilaterali. Si parla finalmente di cifre, di tassi di interesse, e si esce dalla foschia dei proclami ideali. Da Cambridge il finanziere George Soros ribadisce la necessità che gli interessi imposti da Berlino ad Atene siano a tassi agevolati. La notizia’ unita alla dichiarazione di sostegno per la Grecia espressa all’unisono da Italia e Francia’ rianima le Borse europee, e anche l’euro. Per motivi in parte diversi, va molto bene anche sull’altra sponda dell’Atlantico: a Wall Street l’indice Dow Jones ha superato quota 11.000 punti, come non accadeva dal settembre 2008, per poi mancarla di un soffio in chiusura.
Ma in Europa, ora conta di più l’accordo raggiunto a Bruxelles: secondo le prime indiscrezioni, sarebbe «quasi una copia carbone delle regole seguite dal Fondo monetario internazionale», e per i prestiti fino ai 3 anni ipotizzerebbe che i tassi di interesse vengano così calcolati: 300 punti base, oltre il tasso sui diritti speciali di prelievo, più altri 50 punti base di commissione. Dietro questi calcoli, c’è probabilmente un percorso a ostacoli, con molti fucili puntati: la Germania ripete da settimane che non tollererà distorsioni del mercato, cioè tassi di favore. E non è un caso se Jean-Claude Trichet, presidente della Banca centrale europea, abbia buttato lì: «Da osservatore esterno, immagino che il tasso di interesse sarà almeno pari al costo che il paese finanziatore paga sul mercato quando raccoglie capitali » . Quanto all’ammontare dei prestiti, le solite fonti ufficiose se la cavano con una considerazione lapalissiana: «Dipenderà dalle esigenze di finanziamento…». Ma è poi indicativo il «no comment» diplomatico della stessa Bce, davanti alle indiscrezioni che danno per certo un suo ruolo diretto nel vagliare (insieme con la Commissione europea) un’eventuale richiesta di Atene, e nel decidere poi il «quantum».
Il governo greco continua ad assicurare che quella richiesta non vi sarà, che Atene troverà sui mercati i capitali di cui ha bisogno: e il prossimo banco di prova è già vicinissimo, è l’emissione di nuovi titoli a 6 e 12 mesi, per 1,2 miliardi, che verrà lanciata all’inizio della prossima settimana.
Ma intanto, c’è pure un nuovo sinistro segnale: l’agenzia Fitch ha declassato il rating del debito sovrano greco portandolo da quota «BBB+» a «BBB-», cioè all’ultimo gradino degli investimenti giudicati praticabili. Più sotto c’è solo la zona rossa, o nera, riservata agli junk bond, i titoli-spazzatura proibiti per esempio ai fondi pensione o alle assicurazioni. Di più: la prospettiva per la Grecia a medio termine viene giudicata «negativa». Però non è solo di Atene, la colpa, aggiungono gli analisti di Fitch. Ce n’è anche per l’Eurozona: «La mancanza di chiarezza sui meccanismi per l’aiuto finanziario esterno può avere intralciato l’accesso della Grecia al mercato, a costi sopportabili, e perciò può aver ulteriormente minato la fiducia nella capacità del governo greco di raggiungere i suoi obiettivi di bilancio».
Luigi Offeddu