Marco Nese, Corriere della Sera 10/04/2010, 10 aprile 2010
E NASCE LA BRIGATA «MISTA» CON GLI «CHASSEURS ALPINS»
Da tempo si frequentavano. Gli Alpini italiani partecipavano ai raduni dei colleghi francesi, e viceversa. Insieme deponevano corone ai loro caduti. E adesso si uniscono. Nasce la brigata alpina italo-francese sotto le insegne della Nato. Un altro passo avanti verso l’integrazione degli eserciti europei, dopo le buone prove offerte dalla brigata franco-tedesca, che fu voluta da Kohl eMitterrand come simbolo della nuova fratellanza fra europei che in passato si erano massacrati.
Seimila uomini, metà francesi emetà italiani, svolgeranno insieme gli stessi addestramenti per prepararsi a compiere, fra tre anni, missioni comuni nei posti più tormentati del pianeta. Appartengono alla brigata Taurinense e alla 27ma divisione degli chasseurs alpins, soprannominati diavoli blu, spesso erroneamente confusi con gli chasseurs des Alpes, che in realtà erano italiani, i cacciatori delle Alpi, comandati all’inizio da Giuseppe Garibaldi.
Il corpo degli chasseurs alpins fu creato nel 1888 come risposta francese agli italiani che nel 1872 avevano dato vita agli Alpini. Lo scopo che animava Francia e Italia era lo stesso: proteggere i rispettivi confini in un’area impervia con truppe speciali abituate a muoversi su terreni proibitivi.
L’idea del capitano Giuseppe Perrucchetti, considerato il padre degli Alpini, fu quella di reclutare giovani nati sulle montagne, esperti di viottoli e rifugi, e per questo in grado di garantire una sorveglianza e una protezione adeguate.
La Grande guerra del ”15-’18 fu il primo tremendo banco di prova degli alpini, che furono coinvolti nelle più sanguinose battaglie, compresa la sventurata Caporetto. In seguito, durante il fascismo, furono impegnati in Africa nella conquista dell’Etiopia. I loro colleghi francesi si sono distinti particolarmente durante la guerra della Francia contro l’Algeria.
Alpini e chasseurs sono della stessa pasta. Gente fiera e solida. Nel corso della loro storia hanno sempre mantenuto buoni rapporti, fioriti tra le montagne e le valli che costituiscono il loro regno. Perciò fu un grande choc per i francesi quando appresero nel giugno del 1940 che gli alpini si preparavano al affrontarli con mitra e cannoni. Mussolini aveva dichiarato guerra alla Francia. Fu, come disse il presidente Roosevelt, «una pugnalata alla schiena».
Si combatté su un fronte di 300 chilometri, che andava dal Monte Bianco fino a Ventimiglia. Quella che è stata definita la "battaglia di giugno" vide impegnate 4 divisioni francesi che sbarravano il passo a 28 divisioni italiane. Fu uno scontro selvaggio in mezzo alle nevi e sotto una pioggia sferzante. Gli italiani non riuscivano a sfondare. Da una parte e dall’altra si segnalarono combattimenti feroci e atti di eroismo. Un reparto di italiani che andò alla conquista dei forti in alta montagna si guadagnò l’appellativo di Lupi del Moncenisio.
Proprio in un forte sul Moncenisio, 52 Chasseurs Alpins riuscirono a resistere per dieci giorni nonostante fossero circondati. Mussolini riconobbe il loro valore e gli fece concedere l’onore delle armi.
Il 25 giugno la battaglia ebbe fine dopo poco più di dieci giorni di combattimenti. La Francia, invasa dai nazisti, si arrendeva. Roma e Parigi firmarono l’armistizio.
Acqua passata. Ora Alpini e Chasseurs si mettono insieme. Li attende un complicato lavoro per uniformare i metodi di addestramento, le divise, le insegne e quei cappelli che sono così vistosi ma anche così diversi, adorni di penne quelli degli Alpini e larghi, smisurati e flosci i baschi dei francesi.
Dovranno trovare anche un motto e una canzone comune. Sono dettagli importanti ai quali i militari tengono molto. Per esempio il motto degli Alpini è «Di qui non si passa». Gli Chasseurs Alpins della 27ma brigata sono abituati a cantare la mattina, all’alzabandiera, il loro inno piuttosto ruvido che suona così: «Se hai i c… danne prova».
Una curiosa usanza degli Chasseurs francesi è la proibizione di pronunciare la parola rosso. Quel colore è odiato perché in origine Napoleone III aveva imposto al corpo pantaloni proprio di colore rosso, scomodissimi, disegnati in modo da impedire il respiro durante le scalate in montagna.
Marco Nese