Guido Olimpio, Corriere della Sera 10/04/2010, 10 aprile 2010
L’INCUBO DI AL QAEDA SUL MONDIALE
Sono in tanti coloro che sognano di andare al Mondiale di calcio. I giocatori, i tifosi, i possibili spettatori. Ma c’è anche chi aspira ad esserci per compiere una strage. Tra questi i qaedisti. Sui siti islamisti è, infatti, apparso l’ultimo numero di «Per coloro che sognano il Paradiso», una rivista jihadista on-line dove un commentatore, Ubada bin Al Samit, lancia pesanti minacce contro il prossimo torneo in Sudafrica. L’autore ci tiene a precisare di non essere «un portavoce» e dunque il suo intervento ha il sapore’ sgradevole – dell’auspicio e dall’appello.
Al Samit «gioca» duro e indica come i qaedisti potrebbero trasformare l’avvenimento in un inferno colpendo i paesi che hanno partecipato «alla campagna crociato-sionista contro l’Islam». Dunque il primo bersaglio è il girone C, quello con Gran Bretagna, Usa, Nigeria e Slovenia. E per il sedicente commentatore la partita ideale dove attaccare è quella che vedrà in campo, il 12 giugno, inglesi e americani: «A Dio piacendo potrebbero esserci centinaia di vittime». Quindi il mirino dei militanti può spostarsi su Germania, Francia e Italia, tre stati che hanno inviato truppe contro i qaedisti: «E’ un diritto dei Leoni della Jihad rispondere».
Nel suo articolo Al Samit si rivolge al presidente della Fifa, Sepp Blatter, chiedendogli provocatoriamente se gli hotel e i team hanno già adottato tutte le misure di sicurezza possibili o se invece c’è ancora qualcosa da fare. Un guanto di sfida poi lanciato anche agli americani. «Tutte le macchine ai raggi X e le barriere che verranno adottate dopo che sarà stato letto questo articolo non basteranno a far scoprire il modo in cui sarà introdotto l’esplosivo». E Al Samit ricorda, puntigliosamente, i trucchi messi in atto dai terroristi in questi mesi: 1) L’attentato (fallito) contro il principe saudita Nayaf condotto da un kamikaze che aveva nascosto la bomba – sembra – nell’ano. 2) L’azione del nigeriano Faruk con le ormai celebri mutande bomba a Natale. 3) La strage di agenti Cia nella base di Khost compiuta da un infiltrato giordano. Episodi che, a suo giudizio, provano l’abilità dei qaedisti nel superare i controlli.
Come valutare l’avvertimento del presunto simpatizzante di Osama? Può essere una semplice sortita mediatica ma anche nascondere una manovra tattica per creare pressione sui servizi di sicurezza in vista dei Mondiali e poi agire da qualche altra parte. Oppure è davvero un incoraggiamento a quanti sognano il «martirio» tenendo conto delle condizioni favorevoli che presenta il Sudafrica.
Il paese «chiude» un asse geografico che parte dallo Yemen ed arriva sino al Capo. Una zona dove sono presenti movimenti qaedisti regionali – come lo Shabab somalo e la Al Qaeda yemenita – ma anche cellule autonome che in passato hanno lasciato il segno. Per rammentare: estate ”98 duplice strage a Nairobi e Dar Es Salaam; 2002, attacco doppio contro un jet e un hotel con turisti israeliani. Operazioni piuttosto sofisticate rese possibili da un network che ha messo radici da queste parti fin dal 1993. Una realtà dove non mancano dei veri «professionisti del terrore». Sanno come muoversi, hanno attività di copertura e sfruttano i flebili controlli ai confini. A questa minaccia si aggiunge quella di Al Qaeda nella terra del Maghreb, presente tra Algeria e il Sahel. stata fiaccata dalla pressione militare, ma potrebbe cercare un’azione ad effetto sfruttando anche i riscatti miliardari ottenuti con il sequestro di cittadini occidentali. Nelle loro mani, va ricordato, c’è ancora l’italiano Sergio Cicala, rapito in dicembre. Inoltre già nel 1998, un gruppo nord africano, con appoggi in Italia, aveva progettato di partecipare, con le bombe, all’allora Mondiale di Francia. Tutti segnali dell’esistenza di un «sentiero di guerra» ma che non vogliono dire per forza che vi sarà un attacco.
Guido Olimpio