Hayden Herrera, Frida, 10 aprile 2010
FRIDA KAHLO
Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderon (Frida Kahlo), Città del Messico, 6 luglio 1907, Città del Messico, 13 luglio 1954 • Era solita togliersi tre anni di età per far coincidere la sua data di nascita con l’anno in cui iniziò la rivoluzione messicana (1910) • Abitudine di Frida, il cui nome significa "pace" in tedesco, di firmarsi con una "e" alla tedesca fino a quando, nei tardi anni trenta, la eliminerà come reazione all’ascesa del nazismo • Il padre, Guillermo Kahlo, fotografo di successo, figlio di ebrei ungheresi originari di Arad (oggi Romania) emigrati in Germania, vero nome Wilhelm. A 19 anni si trasferì in Messico, cambiò il suo nome in Guillermo e non ritornò mai più nel suo paese d’origine. Matrimonio nel 1894 con una donna messicana, che morì partorendo la seconda figlia, Margarita (Maria Luisa la prima). Si innamorò poi di Matilde Calderon • Matilde, bella, occhi scuri, labbra piene e mento deciso. Prima di dodici figli, la mamma una fervente cattolica, il padre un fotografo di origini indiane. Secondo Frida sua madre era intelligente, anche se analfabeta • Nata alle otto e trenta del mattino, terza figlia di Guillermo e Matilde (le prime due, Matilde e Adriana, la quarta, Cristina) • Infanzia nella casa all’angolo tra Calle Allende e Calle Londres a Coyoacàn, vecchio quartiere residenziale alla periferia sud occidentale di Città del Messico, in un edificio di stucco a un solo piano, pareti blu ravvivate da alte vetrate con le imposte verdi • A sei anni si ammala di poliomelite. Resta confinata nella sua camera per nove mesi. «Cominciò tutto con un orribile dolore alla gamba destra, dall’alto in basso lungo il muscolo. In una piccola vasca i miei lavavano quella mia gamba con acqua di noci e piccole pezzuole bollenti». Alla fine il dottore consigliò un programma di esercizi fisici per rinforzare l’arto indebolito. Frida fece calcio, boxe, lotta libera e divenne campionessa di nuoto • Ciononostante, la gamba le restò sempre molto sottile. A sette anni portava piccoli stivali, si metteva tre o quattro calze e calzature con un tacco speciale a destra • Nel 1922 entra alla Scuola Nazionale preparatoria, la migliore istituzione scolastica del Messico. Su duemila studenti, 35 donne (erano state ammesse da poco). Scelse un corso di studi che in cinque anni l’avrebbe portata alla scuola di medicina • A 14 anni Frida era snella e proporzionata, portava gli spessi capelli neri a frangetta sulla fronte. Le labbra piene e sensuali insieme alla fossetta sul mento le davano un’aria impetuosa e insolente. Gli occhi scuri e brillanti sovrastati dalle pesanti sopracciglie unite al centro • A scuola i suoi amici erano i Cachucas, così denominati per via dei berretti che portavano e famosi nella scuola per la loro intelligenza, la loro malizia e la loro irriverenza. Erano sette maschi e due femmine, e divennero tutti esponenti di primo piano della classe professionale di Città del Messico • Quella volta che Frida, espulsa dalla scuola, portò il suo caso direttamente al ministro per l’educazione, Vasconcelos, che ordinò la sua riammissione • Nel 1921-22 Vasconcelos incaricò un certo numero di artisti di affrescare le pareti della Preparatoria. Tra questi Diego Rivera, famoso in tutto il mondo e fantasticamente grasso, allora 36enne e legato a Lupe Marin. Portava sempre un grande cappello Stetson, grandi scarpe nere da minatore e un’ampia cintura di cuoio • «Diego è così gentile, tenero, saggio, dolce. Gli farò il bagno e lo pulirò» (Frida nel 1922, quando ancora ragazza ammirava Diego Rivera dipingere sulle pareti della Preparatoria) • Negli anni della Preparatoria, Frida fu la ragazza del capo indiscusso dei Cahucas, Alejandro Gomez Arias. Bello, fronte alta, occhi scuri e gentili, naso aristocratico e labbra dalla forma delicata. Era anche colto, oratore brillante e carismatico, studioso erudito e buon atleta. I due si incontravano clandestinamente perché i genitori di Frida non approvavano la loro relazione • Nel 1925, dovendo contribuire al reddito familiare, Frida fece domanda per entrare a lavorare alla biblioteca del Ministero dell’educazione. Fu così che incontrò una bibliotecaria e ne venne sedotta. I genitori però scoprirono la relazione omosessuale e ne nacque uno scandalo. Lo stesso anno andò a fare l’apprendista presso un amico del padre, l’incisore Fernando Fernandez, il quale scoprì che aveva «un enorme talento». Secondo Alejandro, Frida ebbe una breve storia d’amore anche con lui • 17 settembre 1925, tardo pomeriggio. Frida sale su un autobus assieme ad Alejandro, ma poiché ha perso un piccolo parasole, scendono a cercarlo. Non lo trovano, e prendono la corsa successiva. Sono diretti a Coyoacan. Raggiunto l’angolo tra Cuahutemotzin e 5 de Mayo, prima di svoltare in Calzada de Tlalpan, un tram proveniente da Xochimilco gli si para davanti. Continua a procedere lentamente, e spinge l’autobus verso il muro. Alejandro: «L’autobus aveva una strana elasticità. Continuò a inarcarsi sempre di più e per non un po’ non si ruppe. Era un autobus fornito di lunghe panche sistemate lungo i lati. Una volta raggiunta la flessibilità massima, l’autobus esplose in migliaia di pezzi e il tram continuò a muoversi. Passò sopra a molte persone». Lui resta ferito, niente di grave. Frida venne trapassata, dall’addome alla vagina, dal corrimano spezzato dell’autobus. Alejandro: «Era successo qualcosa di strano: Frida era completamente nuda. La collisione le aveva allentato i vestiti. Un passeggero dell’autobus, probabilmente un imbianchino, aveva con sé un pacco di polvere d’oro. Il pacco si era rotto e l’oro si era sparso sul corpo sanguinante di Frida. Vedendola, la gente gridava: «La bailarina, la bailarina!» • Frida riportò parecchi danni e si salvò per miracolo. I medici credevano che sarebbe morta sulla tavola operatoria. La colonna vertebrale le si spezzò in tre punti della regione lombare. Le si spezzarono anche l’osso del collo e la terza e quarta costola. La gamba sinistra riportò undici fratture e il piede destro venne dislocato e schiacciato. La spalla sinistra uscì dalla sua sede e le pelvi si ruppero in tre punti. «Persi la verginità» disse in seguito Frida • Da allora la vita di Frida fu una lotta all’ultimo sangue contro il lento decadimento. Subì almeno 32 interventi chirurgici, perlopiù alla spina dorsale e al piede destro e non poté avere figli • «Non mi era mai capitato di pensare alla pittura fino a quando, nel 1926, mi ritrovai a letto per via di un incidente automobilistico» • Intanto il suo rapporto amoroso con Alejandro si stava deteriorando. Lei gli scriveva lettere disperate, di scuse (per la storia con Fernandez) e amore. Lui, ferito, le restava lontano. Alla fine del giugno 1928 la loro storia era finita • Qualche mese dopo, Frida conobbe ufficialmente Diego Rivera, il suo più grande amore. Allora aveva 41 anni • Nato a Guanajuato nel 1887, figlio di un maestro di scuola e di una donna giovane e pia, Diego Maria de la Concepcion Juan Nepomuceno Estanislao de la Rivera y Barrientos Acosta y Rodriguez fu considerato un prodigio fin dal principio. A dieci anni chiese di essere mandato a una scuola d’arte, a 15 lasciò la scuola (troppo limitata) per lavorare per conto suo. Nel 1928, quando Frida lo incontrò, Rivera era libero da vincoli sentimentali. Il matrimonio con la bellissima Lupe Marin, dalla quale aveva avuto due bambine, si era disintegrato. Per lui fare conquiste non era un problema. Sebbene fosse innegabilmente brutto, attirava moltissimo le donne. Aveva una personalità prorompente, pieno di humour brillante, di vitalità, di seduttività. Inoltre era famoso • La versione ufficiale dell’incontro tra Diego e Frida: appena si fu ripresa dall’incidente, Frida uscì per andare a mostrare i suoi quadri a Diego Rivera, che all’epoca stava dipingendo gli affreschi dei corridoi del Ministero dell’educazione. Lei lo chiamò e lo fece scendere dai ponteggi. «Diego, vieni giù». E poi: «Guarda, non sono venuta qui a flirtare o altro, anche se so che sei un cacciatore di donne. Sono venuta per farti vedere i miei quadri. Dimmi se ti interessano, ma anche se pensi che non valgano niente, in modo che mi dedichi a qualche altro lavoro per dare una mano ai miei». Diego, con la solita cordialità, scese, guardò i quadri e disse: «Hai talento» • Diego iniziò a frequentare la casa di Coyoacan la domenica, per vedere gli altri lavori di Frida, e iniziò a corteggiarla • Qualunque cosa pensasse Guillermo Kahlo della prospettiva di avere per genero Diego Rivera, la sua incapacità di procurare alla famiglia la sicurezza finanziaria e perfino di pagare le spese mediche di Frida dovette incoraggiarlo ad approvare la relazione. Fu Matilde, la mamma, a non approvare la relazione della figlia con un quarantaduenne brutto e grasso, comunista e non credente, anche se ricco. Ma non ci fu nulla da fare • Il matrimonio si celebrò il 21 agosto del 1929. Guillermo Kahlo, unico presente alla cerimonia, a Diego poco prima del fatidico sì: «Tieni conto che mia figlia è una persona malata e lo sarà per tutta la vita; è intelligente, ma non carina. Se vuoi, ripensaci, ma se sei deciso a sposarla ti do il mio consenso». L’unione si celebrò con rito civile nell’antico municipio di Coyoacan. I tre testimoni: un parrucchiere, un omeopata e il giudice Mondragon di Coyoacan • «Vedete questi due stecchi? Queste sono le gambe che ora Diego ha al posto delle mie!» (Lupe Marin, alla festa dopo la cerimonia, sollevando la gonna di Frida) • Diego Rivera, segretario del partito comunista messicano, il 3 ottobre 1929 arrivò, si sedette, tirò fuori una grossa pistola e la mise sul tavolo. Poi la coprì con un fazzoletto e disse: «Io, Diego Rivera, segretario generale del Partito comunista messicano, accuso il pittore Diego Rivera di collaborare con il governo piccolo borghese del Messico e di aver accettato l’incarico di dipingere le scale del Palazzo Nazionale di Città del Messico. Tale condotta va contro la linea politica del Comintern e pertanto il segretario generale del Partito comunista, Diego Rivera, deve espellere dal Partito comunista il pittore Diego Rivera» • Nei primi mesi di matrimonio Frida dipinse molto poco, perché essere la moglie di Diego era un lavoro a tempo pieno. Gli fu spiritualmente accanto durante l’assurdo e umiliante processo intentatogli dal Partito comunista e uscì dal partito quando lui ne fu espulso. Lei lo raggiungeva sui ponteggi, dove si accontentava di lasciargli il ruolo del genio e di tenersi quello della giovane moglie del grand’uomo. Imparò a preparargli i suoi cibi preferiti proprio da Lupe Marin. Gli portava il pranzo in un cestino ornato di fiori e coperto da tovaglioli ricamati con frasi tipo «Ti adoro» • «Rospo», nomignolo con cui Frida chiamava Diego, «Niña Fisita», nomignolo con cui Diego chiamava Frida • Abitudine di Frida di indossare il costume usato dalle donne Tehuantepec. A volte scelse costumi di altre località e di altre epoche, mescolò elementi di costumi differenti in un insieme accuratamente costruito. Poteva indossare huaraches (sandali) messicani o bassi stivaletti di cuoio; scialli di seta spagnola o il rebozo (tipica sciarpa messicana). Per accompagnare gli esotici costumi si acconciava i capelli secondo stili diversi, alcuni tipici di certe regioni del Messico, altri di sua invenzione. Li spazzolava verso l’alto, talvolta tirandoli alle tempie tanto da farle male, e poi li intrecciava con nastri di lana dai colori brillanti e li ornava con fiocchi, mollette, pettini o boccioli di bouganvillea • A novembre del 1930, Rivera e Frida partirono per San Francisco, dove a Diego erano stati commissionati alcuni lavori. «Frida è l’esatto opposto di Lupe, piccola, una bambolina accanto a Diego, ma una bambola solo nella misura, perché è forte e bella, e non dà quasi a vedere di avere sangue tedesco per via di padre. Vestita alla messicana fino ai sandali, provoca molta eccitazione nelle strade di San Francisco. La gente si ferma a guardarla meravigliata» (Edward Weston) • Nel 1931 Diego pesava 150 chili ed era alto un metro e ottanta. Frida pesava quarantanove chili ed era alta un metro e sessanta • A giugno del 1931 i due tornarono momentaneamente in Messico. Ripartirono quasi subito per New York dove un mercante d’arte aveva organizzato una retrospettiva al neonato Museo d’arte moderna su Rivera. Finita la retrospettiva, che fu un grande successo, si trasferirono a Detroit, dove la Arts Commissions, allora diretta da Edsel Ford, affidò a Diego dieci enormi murali che celebrassero l’industria di Detroit • Fu qui che Frida ebbe il secondo aborto della sua vita. Successe il 4 luglio del 1932. Domenica sera. Frida perdeva sangue. Alle cinque del mattino Diego chiamò il dottore che la portò in ospedale. Trasportata d’urgenza all’ospedale Henry Ford. Il secondo giorno del ricovero pregò il dottore di farle avere libri medici con illustrazioni relative al soggetto. Per ottenerlo, Diego intercedette con il medico: «Lei non ha a che fare con una persona come le altre. Frida ne farà qualcosa. Ne farà un’opera d’arte». Voleva disegnare il bambino esattamente come doveva essere al momento in cui era stato abortito • Finito il lavoro a Detroit, tornarono a New York (con una breve parentesi in Messico per la morte della mamma di Frida) • Gringolandia, così Frida chiamava l’America del Nord, che non amava e che sentiva estranea • Finalmente, il 20 dicembre 1933, Diego e Frida tornarono in Messico • Al ritorno dagli Stati Uniti i Rivera si trasferirono nella loro nuova casa di San Angel, quartiere residenziale poco lontano da Coyoacan, tra Palmas e Altavista: due eleganti cubi in stile moderno-internazionale «messicanizzati» dal colore (rosa per la casa di Diego; blu per quella di Frida) e dalla parete di cactus che le circondava. Le due case comunicavano solo attraverso un ponte • Al loro ritorno in Messico, Diego si imbarcò in una storia con Cristina, la sorella minore di Frida. In preda all’angoscia, Frida si tagliò i lunghi capelli che Diego amava e smise di portare il costume da tehuana • Tra gli amanti di Frida di quegli anni: lo scultore Isamu Noguchi, esuberante, affascinante, eccezionalmente bello. La storia finì il giorno in cui Rivera la scoprì: si precipitò nella casa di Coyoacan, dove i due amanti si trovavano a letto. Il ragazzo di servizio avvertì la padrona, Noguchi si buttò addosso i vestiti ma uno dei cani di Frida piombò su un calzino e se lo portò via di corsa. Racconta: «Diego entrò con la pistola in pugno. Me la mostrò e disse: "La prossima volta che ti vedo, ti ammazzo!"» • La storia di Frida con Lev Trockij, che lei era solita chiamare «piochitas», «barbetta a punta». Iniziata quando all’ex leader russo venne concesso l’asilio in Messico, grazie soprattutto all’intervento di Diego Rivera, che lo ospitò nella casa blu di Coyoacan per due anni. Trockij cominciò a scriverle lettere e a farle scivolare tra le pagine dei libri che raccomandava a Frida. La coppia si incontrava in Calle Aguayo, a casa di Cristina. Fu una specie di vendetta per la relazione di Diego con Cristina, anche se lui non lo venne mai a sapere • Fu Rivera a incoraggiarla a partecipare alla sua prima mostra, nel 1938, e fu sempre Rivera ad organizzarle, quasi a tradimento, la sua prima vendita importante • Nel 1939 la prima mostra a New York, poi a Parigi, grazie ad André Breton, poeta e saggista surrealista, rimasto affascinato dalla pittrice • Julien Levy ricorda una visita alla Central Hanover Bank sulla Fifth Avenue assieme a Frida: «Una volta dentro la banca, scoprii che eravamo circondati da una banda di bambini che ci avevano seguiti, nonostante le proteste del guardiano. "Dov’è il circo?" gridavano» • A New York conobbe un altro dei suoi corteggiatori e amanti: Nicolas Murray, americano di origini ungheresi, uno dei fotografi specializzati in ritratti più famoso d’America. Lo aveva incontrato in Messico e lui l’aveva aiutata a programmare la mostra newyorkese, fotografando i suoi quadri. Nonostante l’ardore che provava per Muray, né lui né nessun altro dei suoi rivali potevano competere con il profondo attaccamento che Frida aveva per Diego • «Surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio, dove eri "sicuro" di trovare le camicie» (Frida Kahlo, che André Breton definì subito surrealista) • Il 19 settembre del 1939 furono avviate le pratiche per il divorzio tra Frida e Diego. Lei era appena tornata dagli Stati Uniti, con tappa a Parigi, e aveva da poco chiuso la storia con Nicolas Muray, che in un certo senso le aveva spezzato il cuore, preferendole un’altra donna. Tornò a vivere nella casa blu di Coyoacan • La loro separazione fu comunque fuori da ogni schema: si vedevano spesso e le loro vite continuarono a essere strettamente intrecciate. Frida continuò ad occuparsi del benessere di Diego, a tenergli la corrispondenza, e ad aiutarlo nei rapporti d’affari. Insieme continuarono anche a ricevere a comparire in pubblico • La storia del quadro "Il suicidio di Dorothy Hale": Dorothy Hale era una bellissima donna, ex attricetta, sposata con Gardiner Hale, un pittore di ritratti di moda a New York. Hale morì in un incidente automobilistico, lasciando Dorothy sola. La giovane si buttò dalla finestra. Frida conosceva Dorothy e aveva avuto l’incarico da un’amica comune di dipingere un quadro commemorativo della donna. Quando Clare Boothe Luce, l’amica, si trovò tra le mani il dipinto, che raffigura i tre stadi del suicidio (lei alla finestra, lei mentre si butta e lei per terra in una pozza di sangue), racconta di essersi sentita male fisicamente • Nel 1940 per Frida arrivò un nuovo amante e un nuovo matrimonio, sempre con Diego però. L’amante era Heinz Berggruen, mercante d’arte e collezionista, allora giovane venticinquenne emigrato dalla Germania nazista. Si conobbero, grazie a Diego, in ospedale, a San Francisco, dove Frida era andata per farsi visitare e curare. La andò a trovare tutti i giorni per tutto il mese che lei passò in ospedale. Poi lei accettò di risposare Diego, ma ad alcune condizioni, e la storia con Berggruen finì • Condizioni poste da Frida prima di risposare Diego: si sarebbe mantenuta da sola, con i proventi del suo lavoro; non avrebbero più avuto rapporti sessuali (racconta Diego che con l’immagine di tutte le sue altre donne che le scattava nella mente, non avrebbe in nessun caso potuto fare l’amore con lui) • L’8 dicembre del 1940, Frida e Diego si risposarono in California • Giornata tipo a casa Rivera, San Angel: ricca colazione, durante la quale Frida o qualche assistente di Rivera leggevano ad alta voce il giornale del mattino. Dopo la colazione, Rivera si dedicava al lavoro. A pranzo tornava a casa • A Frida piaceva comprare fiori, oggetti per la casa o altro. E anche svolgere i lavori domestici. Per Diego ogni giorno Frida trasformava la tavola in natura morta, sistemando piatti e frutta e sei o sette enormi mazzi di fiori. E poi anche qualche animale: uno scoiattolino in gabbia, il piccolo pappagallo Bonito, libero di muoversi, all’epoca il suo animale preferito • Negli anni quaranta la carriera di Frida fece un salto. Il riconoscimento le procurò patroni, lavori su commissione, un incarico come insegnante, un premio, una borsa di studio • Come insegnante, Frida era «fraterna, un’insegnante straordinaria, una compagna. Era come un fiore in movimento. Ci disse di dipingere quello che avevamo a casa: vasi d’argilla, arte popolare, mobili, giocattoli, Giuda. In questo modo a scuola non ci sentivamo degli estranei» (Guillermo Monroy, uno dei suoi allievi). Quando la salute non le permise più di andare a scuola, disse ai suoi studenti di venire a casa sua. Solo in cinque alla fine continuarono a seguire le sue lezioni, ma divennero la sua famiglia • C’è chi dice che a Frida piacesse ascoltare da Diego il racconto delle sue avventure sentimentali. Diceva: «Essere la moglie di Diego è la cosa più meravigliosa che ci sia al mondo... Lo lascio giocare al matrimonio con altre donne. Diego non è il marito di nessuna e non lo sarà mai, ma è un gran camarada» • Per Frida era un piacere darsi da fare per Diego. Rideva degli enormi capi di biancheria intima di semplice cotone che gli faceva fare su misura. O brontolava affettuosamente: «Oh, quel bambino, si è già rovinato la camicia». A Rivera piaceva essere trattato come un bambino. Il bagno era uno dei momenti più felici della sua giornata. Frida comprò vari giocattoli che galleggiavano nell’acqua e sfregare il marito con spugne e spazzole divenne un rito domestico • Nel 1946 Frida diede inizio a quel calvario che avrebbe portato alla fine: la fusione spinale. Nel 1950 Frida stava così male da dover essere ricoverata per un anno a Città del Messico • La camera di Frida in ospedale era eccezionale: a decorarla c’erano teschi di zucchero, candelabri della regione di Matamoros dai colori brillanti e dalla forma di alberi della vita, colombe bianche di cera con ali di carta e la bandiera russa. Sul tavolo accanto al letto c’erano enormi pile di libri e piccoli, ordinati barattoli di vernice e un vaso pieno di pennelli. Le pareti erano tappezzate di fogli di carta su cui Frida convinceva i suoi visitatori ad apporre la firma a sostegno del Congresso per la pace di Stoccolma • Via via che la salute peggiorava, il suo attaccamento alle cose si fece sempre più intenso. Nella sua camera da letto (a casa) c’erano un comò e un tavolo affollati di una collezione di piccoli oggetti, bambole, mobili per case di bambola, giocattoli, animali di vetro in miniatura, idoli precolombiani, gioielli, ogni tipo di cestino e scatola. Le piaceva sistemarli e risistemarli e aveva l’abitudine di dire: «Finirò per diventare una vecchietta che passa tutto il giorno in giro per la casa a mettere in ordine le cose» • Il Pulque, quell’ambrosia produttrice di delirio tanto cara ai disperati poveri del Messico, era già da molto tempo (insieme a tequila e brandy) il calmante più usato da Frida. Adesso per lenire il dolore ricorreva a dosi sempre più massicce di droga • Qualche volta Frida era esplicitamente aggressiva nel suo lesbismo. Raquel Tibol ricorda la furia di Frida quando ne respinse le avance. Siccome sospettava che Raquel avesse una relazione con Diego, cercò di impiccarsi al baldacchino del letto e sarebbe morta se l’infermiera non l’avesse scoperta e liberata • Nella primavera del 1953 Lola Alvarez Bravo decise di organizzare una mostra di dipinti di Frida nella sua Galeria de Arte Contemporaneo di Calle Amberes 12, nell’elegante Zona Rossa di Città del Messico. Frida era molto malata, ma non voleva mancare all’inaugurazione. I medici le impedirono di muoversi. Ma lei non volle mancare. Mandò il proprio letto, un enorme baldacchino che diventò parte della mostra. Il giorno dell’inaugurazione Frida arrivò in ambulanza, attraversò la sala gremita di gente in barella, e venne sistemata sul suo letto. Vestita di un costume e di gioielli indigeni, il viso devastato, sicuramente sotto effetto della droga. Al soffitto del suo baldacchino a specchi lo scheletro di un Giuda sorridente. Dal baldacchino penzolavano tre figure di Giuda più piccole e la spalliera del grande letto era coperta di fotografie degli eroi politici di Frida, di fotografie di famiglia, di amici e di Diego. Uno dei suoi quadri era stato appeso ai piedi del letto • Ad agosto del 1953 a Frida decidono di amputare la gamba destra • Martedì 13 luglio 1954, a causa di un embolo polmonare, conseguenza di una polmonite, Frida morì. Avrebbe voluto vivere fino all’11 agosto, data del 25esimo anniversario di matrimonio con Diego.