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 2010  aprile 10 Sabato calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BONANNI

RAFFAELE"

Il neo segretario della Cisl, Raffaele Bonanni si è mantenuto sul vago commentando il Tommaso (Padoa Schioppa) futuro ministro: ”La fiducia di cui gode è quello che serve per un dicastero così determinante per le condizioni economiche, sociali e politiche del paese”. E’ probabile che il sindacalista abbia sulla sua scrivania i titoli di alcuni scritti o interventi di Padoa Schioppa, che da tempi non sospetti fa l’editorialista per il ”Corriere della Sera” (Il Foglio 13/05/2006, pag.I Fabio Dal Boni)

Non che Toto, però, abbia rinnegato le conoscenze più vecchie. Come quella con l’ex democristiano, passato al An, Publio Fiori, o con il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, anche lui abruzzese della Val di Sangro, al quale forse per primo ha confidato l’ambizioso piano di conquista dell’Alitalia. (Corriere della Sera 06/12/2006, Sergio Rizzo)

BARETTA Pier Paolo Venezia 29 giugno 1949. Sindacalista. Della Cisl (di cui è il numero 2) • Con Raffaele Bonanni forma «una strana coppia. Molto diversi per formazione, carattere e percorso politico-sindacale sono obbligati a condividere la guida della Cisl per garantirne la stabilità e l’unità interna. Come ha ammesso lo stesso Pezzotta al termine delle consultazioni, ”ho trovato una Cisl divisa e ho fatto di tutto per favorire l’accordo”. L’unico possibile. Quello tra due aree sempre presenti nella storia della confederazione bianca. Il nucleo forte della Cisl (statali più Mezzogiorno) che Sergio D’Antoni e Luigi Cocilovo hanno lasciato nel 2000 in eredità a Bonanni, un abruzzese caparbio (come Franco Marini che a sua volta aveva passato il testimone a D’Antoni) cresciuto come sindacalista proprio nella Sicilia ”dantoniana”. […] Ma anche se è vero che quello tra Bonanni e Baretta è un matrimonio di convenienza, non significa che non debba funzionare. Anzi. Gli ottimisti hanno già ribattezzato la coppia ”il braccio e la mente”, alludendo alle grandi capacità organizzative di Bonanni e all’abilità politica di Baretta. C’è invece chi preferisce definirli, anche qui con qualche inevitabile semplificazione, ”i due dell’ex articolo 18”. Attraverso di loro, infatti, passò il principale canale di dialogo tra il governo e la Cisl, quello che portò nel 2002 alla firma del Patto per l’Italia, che implicava alcune deroghe all’articolo dello statuto dei lavoratori contro i licenziamenti. Bonanni e Baretta fecero valere allora il loro saldo rapporto personale col sottosegretario Maurizio Sacconi (artefice, con Marco Biagi, dell’accordo). Ma mentre Bonanni non ebbe remore nella rottura con la Cgil di Sergio Cofferati, Baretta cercò di frenare gli eccessi. Poi, quella stagione si chiuse rapidamente. E il primo, nella Cisl, a smarcarsi da Berlusconi fu proprio Bonanni quando, a sorpresa, invocò, prima della stessa Cgil, lo sciopero generale contro la Finanziaria 2004. Subito dopo Baretta ricompattò la Cisl con la Cgil e la Uil sul no alla riforma delle pensioni. Nel frattempo D’Antoni era passato dall’Udc alla Margherita. E Bonanni, Baretta e Marini cominciavano a tessere le fila del dopo Pezzotta» (Enrico Marro, ”Corriere della Sera” 2/2/2006).

CANTONE Carla Zinasco (Pavia) 1 novembre 1947. Sindacalista della Cgil. Celebre per aver preso a pugni l’attuale segretario della Cisl Raffaele Bonanni (scheda di Massimo Parrini).

«Dobbiamo ristabilire la verità: non ci fu nessun accordo - dice Raffaele Bonanni, segretario Cisl - ritenevamo lo scalone un metodo rozzo per ottenere l´aumento dell´età pensionabile. Certo la Cgil ne ha fatto un vero manifesto, anzi mi ricordo una riunione molto tesa in cui loro insistevano e io chiesi di evidenziare l´altra vera ingiustizia, il rinvio della previdenza integrativa che faceva gli interessi di banche e assicurazioni e colpiva i giovani». […]«Sono stufo di sentir parlare di "sindacato" ignorando la pluralità delle posizioni, e sulla rappresentatività vorrei far notare che sui lavoratori attivi Cgil e Cisl si equivalgono. Stiamo facendo di tutto per superare il problema e penso che un mix di quote, scalini e incentivi sarà la soluzione. La verità è che una parte del sindacato, non la Cisl, ha stipulato un patto elettorale con l´Unione per mettere nel programma dei "simboli" come l´abolizione delle legge Biagi e dello scalone. Qualcuno ora non è in grado di rispettare i patti, ma è una bega interna, non è un problema dei lavoratori. Anzi mi dà molto fastidio che questo dibattito stia oscurando quanto di buono stiamo per ottenere verso i lavoratori giovani: ammortizzatori sociali e coperture contributive» (Luca Iezzi, la Repubblica 9/7/2007)

Guadagni mensili: 3.430 euro per Raffaele Bonanni (L’espresso 9/8/2007)

In un’intervista al Corriere del 14 agosto scorso Raffaele Bonanni ha posto con vigore la questione salariale; le retribuzioni italiane – dice il segretario generale della Cisl’ sono inferiori a quelle dei maggiori Paesi europei: vanno dunque aumentate. Già, ma come? In un’economia aperta e concorrenziale, quale vuol essere la nostra, lo spazio per la contesa marxiana tra salari e profitti c’è pur sempre, ma è assai limitato. Una prima indicazione Bonanni la dà: aumentare la produttività del lavoro. Una leva utilizzabile sono gli incentivi: si può aumentare la parte della retribuzione che varia in relazione ai risultati individuali, di gruppo, aziendali (Pietro Ichino, Corriere della Sera 28/8/2007)

Notevole anche il caso di Raffaele Bonanni. Il segretario della Cisl ha conquistato nel 2005 un grande appartamento dell’Inps al sesto piano in via del Perugino, nel cuore del quartiere Flaminio: otto vani a 201 mila euro. Con quella cifra in zona si compra solo un garage (Marco Lillo, L’espresso 6/9/2007)

ROMA – «Neanche in Cina si fa così. Neanche in Cina». Raffaele Bonanni, leader della Cisl, è furioso contro il via libera del governo alla trattativa di Air France deliberato senza consultare i sindacati. E annuncia: «Non tratteremo con i francesi senza aver visto prima Prodi».
Come mai siete stati tagliati fuori dalla decisione?
«Perché da due anni alcuni ambienti bipartisan, fuori dalla politica, hanno deciso di dare Alitalia ai francesi. Magari in cambio della Legion d’onore... ».
A chi si riferisce?
«A chi ha nominato amministratore Prato e lo ha messo lì apposta per vendere a Air France».
Il ministro Padoa-Schioppa?
«Ha fatto esattamente come i suoi predecessori negli ultimi 15 anni: ha finto di scegliere un manager per fargli fare quello che voleva lui».
Come si spiega che in Consiglio dei ministri Rutelli e D’Alema non si siano opposti alla decisione?
«Avranno avuto la loro ragione, la loro convenienza. Oppure sanno cose che noi non sappiamo».
Cioè?
«E cosa ne so? Negli ultimi 15 giorni con Epifani e Angeletti abbiamo chiesto in tutti i modi di conoscere il piano francese. Niente. Silenzio assoluto. Non era mai successo prima».
Ma adesso Air France vi convocherà per illustrarvi il piano.
«E chi è Air France? Alitalia è un bene pubblico e le risposte le vogliamo dal governo. Ci devono dire con che criterio hanno scelto Air France».
Ma quali sono le vostre obiezioni?
«Sono enormi: qui si sta smantellando il sistema delle rotte interne mentre Air France si porta via i nostri slot internazionali migliori e destruttura la manutenzione. Un danno peggiore di quello dei furti d’arte di Napoleone».
Come è possibile che la proposta di AirOne non abbia coinvolto imprenditori italiani?
«Intanto c’è una grossa banca che la sostiene. E poi perché non ci ha pensato il governo a entrare nel capitale con Enel, Eni o Finmeccanica? La Spagna ha fatto di tutto per tenersi Iberia e noi svendiamo? Alla Francia poi, con cui non si è mai fatto un affare».
Che farete adesso? Lo sciopero nelle feste è vietato.
«Mi appello al Parlamento, alle forze democratiche del Paese perché sovvertano questa decisione spericolata». (CORRIERE DELLA SERA 29/12/2007 A.BAC.)

Look alla Marchionne per Raffaele Bonanni. Il segretario della Cisl, a 59 anni, ha deciso di dismettere giacca e cravatta in favore del maglioncino girocollo blu o grigio scuro, co-
me l’amministratore delegato della Fiat, abruzzese anche lui (sono entrambi della
provincia di Chieti). Si è presentato così anche alle ultime riunioni a Palazzo Chigi
«Dobbiamo vestirci come i lavoratori», ha detto a chi gli ha chiesto spiegazioni. Peccato che, per il momento, i pantaloni e le scarpe, siano rimasti classici. Quelli sportivi, o meglio da lavoro, li indossa la domenica quando sale sul trattore a Bomba, in Abruzzo, suo paese natale. Per sé e per gli amici produce un olio d’oliva che sostiene essere «tra i migliori d’ Italia» (Corriere Economia 4 febbraio 2008, Enrico Marro)

Raffaele Bonanni, invece, schiuma rabbia e scuote la testa davanti al protagonismo della giovane leader, un puro fatto mediatico, secondo lui, senza un seguito reale (sulla Polverini) (Corriere economia 11 febbraio 2008, Enrico Marro)

Raffaele Bonanni, segretario della Cisl e fervente cattolico, militante nel movimento dei neo-catecumenali (Marco Damilano, L’Espresso, 19 febbraio 2009)

La star sembra sia Bonanni. Il suo forte, le canzoni napoletane e il classico Pino Daniele di "J´so pazzo" (le serate a base di Karaoke a casa di Renzo Lusetti, Pd) (Carmelo Lopapa, la Repubblica 1/5/2009)

ROMA - L´introduzione delle gabbie salariali «farebbe inevitabilmente saltare gli accordi sul nuovo modello contrattuale» perché «abolirebbe il ruolo di sindacati e imprese». Piuttosto «sarebbe utile cancellare totalmente la tassazione sulla contrattazione integrativa, quella che premia la produttività, territoriale o aziendale che sia». Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, reagisce alle proposte leghiste sul salario differenziato tra Nord e Sud.
Bonanni, quali sono, a suo parere, i motivi di questa offensiva sui salari diffenziati tra Nord e Sud?
«La proposta sembra motivata dall´idea di alimentare l´invidia sociale di un gruppo di lavoratori contro altri individuando, sulla base di luoghi comuni e chiacchiere da bar, categorie di presunti privilegiati da colpire».
Luoghi comuni? Non è vero che la vita costa di più a Milano che a Napoli?
«Siamo seri. Se vogliamo stilare una classifica dobbiamo tenere conto che a Sud i servizi sono meno efficienti, che le banche costano di più, che è quasi assente il tempo pieno nelle scuole e che, per il basso livello dei servizi sanitari, spesso le persone sono costrette ai pellegrinaggi nel Nord per farsi curare. Qualcuno è in grado di calcolare questi costi?».
Una boutade estiva?
«Una deriva pericolosa che c´è da sperare il governo non voglia seguire».
I contratti territoriali che voi, a differenza della Cgil, proponete di rafforzare, non finirebbero per ottenere lo stesso risultato? Territorio ricco, salario ricco e viceversa?
«Noi proponiamo di pagare a livello territoriale o aziendale la produttività dei lavoratori. Lo proponiamo oggi come lo abbiamo proposto negli anni scorsi insieme a tutti i sindacati, compresa la Cgil. La riduzione dei contributi nei contratti di secondo livello è stata decisa dal governo Prodi con l´accordo della gran parte dei partiti del centrosinistra. Il governo Berlusconi ha proseguito sulla stessa strada abolendo una prima quota di tasse. Non si capisce perché un sindacato non dovrebbe essere d´accordo. Noi chiediamo di più: proponiamo di abolire completamente la tassazione sugli aumenti salariali legati alla produttività. Così si estende davvero quella contrattazione di secondo livello che è più vicina alle esigenze dei territori».
Quale area sarebbe favorita da una misura del genere?
«Visto che la maggior parte dei lavoratori dipendenti sta al Nord, faccia lei».
In questo modo non verrebbe ridotto al lumicino il contratto nazionale che tutela tutti, anche chi non ha il sindacato in fabbrica?
«Guardi, il sindacato e la tv sono stati i due fattori che hanno realizzato davvero l´unità del paese. Un ruolo importante lo ha svolto proprio il contratto nazionale che garantisce uno stipendio di base uguale ai lavoratori italiani. Non saremo certo noi a metterlo in discussione o a muoverci in direzione contraria» (PAOLO GRISERI, REPUBBLICA 12/8/2009)