Aldo Grasso, Sette del Corriere della Sera n.14 8/4/2010, 8 aprile 2010
MINA? SCRIVE COME PESSOA
La signora non ha gradito. Ai molti giornalisti, critici, commentatori, estimatori, fan che nella ricorrenza del suo 70° compleanno hanno tentato una qualche analisi del "fenomeno Mina" ha risposto con un articolo acidulo ("Sopravvissuta alla mia autopsia"), pubblicato sulla prima pagina de La Stampa’. «Una marea di autonominatisi anatomopatologi si sono dilettati a frugare tranquillamente le risposte nell’archeologia della mia psiche, della mia memoria, della mia carnaccia sbranabile, del perché e del percome della vita mia.
Devoti estimatori, irriducibili avversi, timorosi contestatori, hanno danzato sui loro referti, sicuri di avermi posseduto, oltre che descritto per intero».
Naturalmente Mina ha ragione: nessuno meglio di lei può conoscere Mina, le sue scelte, la decisione di abbandonare le scene e di espatriare a Lugano, in Svizzera, l’idea che ogni anno sia necessario fare un disco, non sempre all’altezza della sua fama. Ma è anche l’ennesima conferma di un vecchio ammaestramento: mai conoscere i propri miti da vicino: il mito in pantofole, il mito che ha problemi di linea, il mito che passa interi pomeriggi a giocare a carte, il mito che litiga sulla spesa è solo fonte di perenne delusione. Il mito visto da vicino è un malinteso, un misunderstanding.
Ma qui c’è in ballo un problema più grande, per così dire esegetico: ogni interpretazione, purché motivata, ha ragione di esistere. Non bisogna confondere la psicologia (di cui solo Mina è padrona) con l’epistemologia.
Ne è quasi convinta persino Mina: «A tutti gli uomini vengono affibbiati gli interpretatori delle azioni e dei pensieri. Tutti sono sottoposti all’infamia di non sapersi conoscere». L’oggetto della conoscenza non è la persona ma il personaggio. Che, per definizione, è mobile, fluttuante, metamorfico. Mina è una grandissima interprete, non una cantautrice. Per esprimersi non si affida a una propria poetica interiore ma la cerca ansiosamente nei suoi collaboratori: musicisti, parolieri, arrangiatori ecc.
Come Picasso, Mina ha attraversato diversi periodi, generi, personalità. Certo, sempre con il suo inconfondibile timbro. E quando scrive sui giornali, come Fernando Pessoa, si moltiplica nelle controfigure di scrittori immaginari.
Cara Mina, il problema è che si sopravvive all’autopsia ma non alla filologia.