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 2010  aprile 10 Sabato calendario

SALVATI DALLA SUINA

L’influenza che doveva mettere ko il mondo e che ha fatto tremare come altri Paesi anche l’Italia, la temuta suina, un record davvero l’ha stabilito. stata la più circoscritta e leggera epidemia che si ricordi, ed è riuscita a bloccare tutti i virus di stagione che ogni anno fanno piccole stragi in tutto il mondo. Fra l’estate dell’anno scorso e l’inizio del mese di aprile l’Italia ha registrato 250 decessi diretti o indiretti per tutte le forme influenzali che sono circolate: la suina e gli altri virus di stagione. il dato più basso che la statistica abbia mai rilevato nella penisola.
Come ricordano ogni anno le circolari ministeriali sulla base dell’unico rapporto scientifico che abbia mai analizzato la mortalità per influenza, fra il 1969 e il 2008 la media annuale di decessi diretti e indiretti (complicanze respiratorie) per virus influenzali è stata di circa 8 mila italiani, l’80 per cento di quali ultrasessantacinquenni. La suina quindi non solo non ha provocato la temuta pandemia né nel mondo né in Italia, ma addirittura si è rivelata il migliore antidoto alle altre forme influenzali, riducendo del 97% la comune mortalità annuale per queste forme di virus. In numeri assoluti questo significa che la suina ha salvato la vita ad almeno 7.750 italiani che altrimenti sarebbero morti per altro nel disinteresse dei media di comune influenza.
L’annuncio di Fazio accolto nel silenzio
Il clamoroso dato è stato fornito in un’aula del Senato semideserta e nell’assoluto disinteresse dei media il pomeriggio di martedì 7 aprile dal neoministro della Salute Ferruccio Fazio, chiamato a rispondere sulle interrogazioni parlamentari sul possibile spreco dei vaccini anti-suina. «I morti quest’anno sono stati circa 250», ha spiegato il ministro, «e quindi in riduzione rispetto a quanto avviene per le normali pandemie influenzali. Ciò verosimilmente perché questo tipo di pandemia ha seccato (sono fenomeni epidemiologici che avvengono in immunologia) i normali virus influenzali. Diciamo come sono andate le cose: l’epidemia è stata più leggera del previsto.
Questo ha causato una serie di immunità, di forme fruste che di fatto hanno fatto chiudere prima l’epidemia perché molto verosimilmente molte forme non si sono neanche manifestate».
Fazio ha spiegato che un milione di italiani sono stati vaccinati contro la suina, che otto milioni di vaccini sono nei depositi delle varie Regioni che fino a ottobre dell’anno prossimo (la scadenza farmaceutica) potranno ancora usarli per la prevenzione e che circa 3 milioni di dosi sono state donate dall’Italia ai Paesi in via di sviluppo che non potevano permetterseli.
In tutto erano stati ordinati 24 milioni di vaccini a Novartis, scegliendo di non ordinarne anche 24 milioni per il richiamo a Sanofi Aventis Pasteur («Ci siamo presi un rischio»,
ha ammesso Fazio, anche se alla conta dei fatti si è evitato un danno economico). La spesa sostenuta per la prevenzione è stata di circa 100 milioni di euro, anche se solo 10 milioni di euro di quel che è stato pagato è stato effettivamente utilizzato. Restano altri 11 milioni di vaccini ordinati per ulteriori 84 milioni di euro.
Il governo italiano ha chiesto a Novartis di non procedere alla produzione, e l’azienda ha fatto causa reclamando un indennizzo. Il contenzioso giudiziario è in atto. Fazio ha respinto le polemiche dell’opposizione (cui ha ricordato di avere fatto le stesse interrogazioni parlamentari al contrario, accusando l’Italia di non avere ordinato abbastanza vaccini), citando i numeri degli ordinativi di altri paesi: «Il Canada ha ordinato 51 milioni di dosi, la Francia 94 milioni, la Germania 50 milioni, il Giappone 54 milioni, gli Stati Uniti 251 milioni, il Regno Unito 130 milioni».
Il grande allarme pandemia si è rivelato dunque un grande bluff che ha rischiato (ed economicamente in parte è riuscito) di mettere in ginocchio il mondo per alcuni mesi. Non è la prima volta che è accaduto in questi anni. Analoghi allarmi erano stati lanciati per la Bse (morbo di mucca pazza), per la Sars e per l’aviaria fra il 2001 e il 2007. In tutti e tre i casi l’epidemia si è mostrata assai più contenuta delle previsioni degli esperti dell’Oms ma il panico suscitato da quegli allarmi ha provocato rilevanti danni economici e in qualche caso addirittura travolto i mercati finanziari e messo in ginocchio l’economia di interi Paesi.
I danni economici della psicosi
La Bse ha provocato 139 morti nel mondo, uno solo in Italia. Ma è costata solo a Roma 443 milioni di euro per interventi diretti e ben di più come danno indiretto all’intero settore dell’allevamento e del commercio delle carni.
La Sars ha sconvolto economicamente il Far East, turbato i mercati appena usciti dall’11 settembre e dal caso Enron, e provocato 774 morti in tutto il mondo. In Italia nessuno, ma il costo è stato diretto di 60 milioni di euro per gli investimenti negli ospedali Spallanzani e Sacco, indiretti sul settore del trasporto e sugli scambi con il Far east in un momento in cui la Cina iniziava a essere mercato di riferimento per le imprese italiane.
L’aviaria ha provocato 234 morti nel mondo, in Italia nemmeno un caso di contagio. Fra vaccini e aiuti agli allevatori però è costata 53,8 milioni di euro. Non ci sono ancora cifre sulla suina, ma già si parte dai 100 milioni pagati per i vaccini e dagli eventuali risarcimenti a Novartis che l’Italia sarà chiamata a rifondere. La psicosi ha frenato molte attività e creato turbolenze anche nei mercati finanziarisalvo i titoli delle poche case farmaceutiche in possesso dell’antidotocon costi presumibili di centinaia di milioni di euro.