Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 09 Venerdì calendario

MA I RICCHI HANNO SMESSO DI PIANGERE "CRISI FINITA, TORNIAMO AI MEGA ACQUISTI"

Ci sarà anche la crisi, il peggio, come dicono quei profeti di sventura degli economisti, magari deve ancora venire, i redditi, assicura l´Istat, calano e i consumi pure, ovvero nelle case entrano meno soldi e l´italiano medio guarda anche al centesimo. Ma c´è anche un´Italia che non piange affatto e, anzi, si sta scrollando di dosso le cautele e i timori di un anno fa, è tornata nei soliti negozi, ricomincia a far girare le sue carte di credito. Per una fetta della società italiana e per il mercato in cui si specchia, la crisi è finita. «Il clima è decisamente cambiato» assicura Armando Branchini, docente alla Bocconi e direttore della Fondazione Altagamma, che raggruppa aziende del lusso e dell´alta moda: «Sono le primissime rondini e una rondine non fa primavera. Però, vediamo rondini».
Il mercato dei quelli che Branchini definisce "prodotti d´eccellenza per la persona" ha cominciato il 2010, crescendo ad un ritmo del 3-4 per cento, rispetto ad un anno fa. Lontano dai record del 2007, ma un passo rassicurante. La Tod´s di Della Valle ha chiuso il 2009 con un aumento del fatturato, in Italia, del 5,5 per cento. Per altri, il 2010 ha segnato una vera e propria ripartenza. Il gruppo Swatch ha dovuto limare un po´ i prezzi, ma, fra gennaio e febbraio, ha messo a segno un aumento del 30 per cento dei pezzi venduti e del 26 per cento degli incassi, trainato soprattutto dai suoi marchi di prestigio: Bréguet, Omega, Longines, Tiffany orologi.
Insomma, non stiamo parlando di qualche bracciata di borsette di coccodrillo. In fondo, lo rileva anche l´Istat. A dicembre, rispetto ad un anno prima, i consumi risultano aumentati solo dello 0,7 per cento. Ma la gelata non ha coinvolto tutti. Le vendite di elettrodomestici e tv sono salite del 5,4 per cento, rispetto al dicembre 2009, del 3,1 per cento per informatica e telefonini, del 4 per cento per le macchine fotografiche, del 6,7 per cento per cd, dvd e videogiochi, del 3,4 per cento per giocattoli e tempo libero. A gennaio, la tendenza si è invertita: in un contesto in cui la crisi picchiava duro (il totale dei consumi è sceso del 2,6 per cento), anche i settori beneficiati da dicembre hanno visto il segno meno. In attesa che le statistiche ufficiali disegnino un quadro consolidato, dunque, i dati finora disponibili sono sparsi e, a volte, contraddittori. Ma delineano una tendenza: i primi a crederci sono gli operatori del settore, quelli, cioè, che ci mettono i soldi.
Nel 2009, il mercato dell´elettronica ha segnato una crescita del fatturato dell´1-2 per cento. C´è chi è andato anche meglio: per Mediamarket (100 punti vendita, 90 milioni di visitatori, 33 milioni di acquisti) il fatturato è salito del 15 per cento. «Ci ha tenuto su – ammette l´amministratore delegato, Pierluigi Bernasconi – l´introduzione del digitale terrestre». Però, il 2010 è ripartito con lo stesso passo. Oltre a tv e decoder, si vendono bene gli immancabili telefonini, le consolle dei videogiochi e i pc. Ma c´è grande attesa per le prossime settimane. A metà aprile, sbarca in Italia l´iPad della Apple, per cui si pronostica un successo paragonabile a quello dell´iPhone. Soprattutto, più o meno alla stessa data, partirà un altro tormentone. Se avete appena comprato un televisore a schermo piatto e alta definizione, sappiate che siete già obsoleti. A metà aprile, arriva la tv 3D. Per vederla, bisognerà dotare di occhialini tutta la famiglia, ma, dopo Avatar, non sembra più un ostacolo. Bernasconi ci crede: «Il prezzo è, da subito, interessante. Diciamo un 30 per cento in più. Se un 40 pollici HD di alta qualità costava 1.000 euro, il 3D ne costerà 1.300». Anche il mercato delle auto è ripartito. Nei primi tre mesi del 2010, le immatricolazioni sono cresciute di quasi il 25 per cento, ma, dentro questi dati, ci sono altri segnali. Il 2009 è stato un anno terribile per le auto di lusso e l´inizio del 2010 non era stato confortante: le vendite di Audi, Bmw e Mercedes erano ancora scese fra il 2,3 e il 7 per cento, rispetto ad un anno prima. A marzo, c´è stata una svolta: le immatricolazioni di Audi sono cresciute, rispetto al marzo 2009, del 5,61 per cento, quello di Bmw del 2,80 per cento, Mercedes del 9,23 per cento. In Italia si tornano a vendere auto fuoriclasse.
Ma chi le compra? Chi ha dichiarato chiusa la crisi e si è messo a comprare Mercedes, orologi Bréguet, scarpe Tod´s e, presto, iPad e televisori 3D? Con un po´ di approssimazione, possiamo dire fra 5 e 10 milioni di italiani, fra l´8 e il 16 per cento dei 24 milioni di famiglie del paese. Sono, contemporaneamente, la salvezza e la condanna dell´economia nazionale: quelli che la tengono, non da oggi, a galla e che rischiano di comprometterne il futuro. Dai dati dell´Istat e della Banca d´Italia, dalle impressioni degli operatori, infatti, emerge in controluce il profilo di un´Italia a due velocità. La spaccatura è in mezzo. Una classe media (impiegati in genere) in declino, un´altra in ascesa: dirigenti, direttivi, imprenditori, liberi professionisti, commercianti, autonomi in genere.
Lo sguardo generale dell´Istat registra un panorama scuro come il piombo. Il potere d´acquisto delle famiglie italiane è stato, l´anno scorso, in caduta libera. Siamo tornati indietro ai livelli del 2005. Ma, in realtà, i dati dicono di più. Dalla fine del 1999, in dieci anni, il potere d´acquisto delle famiglie italiane, al netto dell´inflazione, non è cresciuto neanche del 6 per cento: in media, poco più di mezzo punto percentuale l´anno. Ma non è storia nuova. Fra il 1993 il 2008, dice la Banca d´Italia, il reddito delle famiglie, al netto dell´inflazione, è salito solo del 12 per cento. Ci sono questi 15 anni di ristagno complessivo dei redditi e dei consumi alla radice della prolungata, contemporanea, stasi nella crescita dell´economia italiana, che la sta facendo scivolare sempre più indietro nelle graduatorie europee.
Le medie, tuttavia, come sempre, raccontano solo metà della storia. L´altra metà è che non è andata allo stesso modo per tutti. Secondo i calcoli di Via Nazionale, il reddito reale dei lavoratori dipendenti è cresciuto, fra il 1993 e il 2008, in tutto del 4 per cento. Di fatto, inchiodato al palo dei tempi della Prima Repubblica. Contemporaneamente, il reddito di imprenditori, liberi professionisti, commercianti e artigiani si è gonfiato addirittura di un terzo, ridotto ad un comunque assai cospicuo 25 per cento dalla correzione (meno 7 per cento) degli ultimi due anni. Non è difficile individuare in queste fasce della popolazione – e nel settore parallelo dei dirigenti e direttivi del lavoro dipendente – i consumatori affluenti che sono tornati a comprare. Negli ultimi due anni, a chiudere i loro portafogli era stata, soprattutto, la paura: di vedere il giro d´affari continuare a contrarsi per gli autonomi; di perdere il posto di lavoro nella crisi, per i dirigenti. Per tutti e due, di assistere ad un collasso della finanza e dei loro investimenti. Secondo la Banca d´Italia, oltre metà di dirigenti e direttivi, oltre un terzo di imprenditori e liberi professionisti, il 28 per cento di commercianti e artigiani possiede titoli a rischio, come azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni. «Oggi – dice Marina Mira D´Ercole dello Studio Ambrosetti - questi timori di una decimazione degli stati maggiori delle aziende o di un crac finanziario generale sono svanite». E i consumi affluenti sono ripartiti.
Quanti sono i clienti che tornano? Secondo la Banca d´Italia, le famiglie dei dirigenti e direttivi sono quasi un milione 200 mila, quelle degli imprenditori e liberi professionisti oltre un milione 300 mila, quelle di commercianti e artigiani quasi un milione 700 mila. Il totale fa oltre 4 milioni, su un totale di 24 milioni di famiglie italiane. Non tutti, forse, possono essere iscritti d´ufficio nelle liste dei ricchi. Ma il grosso sì. I due terzi dei dirigenti e direttivi, il 56 per cento degli imprenditori e dei liberi professionisti, un terzo di commercianti e artigiani rientra, secondo i calcoli di Via Nazionale, nel 20 per cento di redditi più alti del paese. In altre parole, al top della classifica di reddito italiana, ci sono 800 mila famiglie di dirigenti e direttivi, 700 mila famiglie di imprenditori e liberi professionisti, 600 mila famiglie di commercianti e artigiani. Il totale supera di poco i 2 milioni, cioè circa 5 milioni di persone. Abbastanza per consentire all´economia italiana, nei prossimi mesi, qualche boccata d´ossigeno. Troppo pochi per pensare a far ripartire un´economia ferma da quindici anni.