f.ramp., la Repubblica 9/4/2010; federico rampini, la Repubblica 9/4/2010, 9 aprile 2010
2 ARTICOLI PIù UNA SCHEDA - PRAGA - NUCLEARE, ACCORDO USA-RUSSIA "ADESSO IL MONDO PI SICURO"
Nel salone più maestoso del Castello di Praga, tra stucchi candidi e statue barocche, lampadari scintillanti, una fanfara gioiosa e uno sfondo di bandiere americane e russe, Barack Obama e Dmitri Medvedev firmano uno "storico" trattato per la riduzione delle armi nucleari. Annunciano «un mondo più sicuro». Parlano di una «nuova era» nelle relazioni tra le due superpotenze ex-nemiche della guerra fredda, proclamano il superamento di tensioni e diffidenze ancora recenti. I due leader sorridono e si stringono la mano in un luogo emblematico: nel cuore di quello che fu l´impero europeo dell´Unione sovietica, nella capitale cèca martoriata dai carri armati dell´Armata rossa nel 1968, e che ora appartiene alla Nato e all´Unione europea. Obama è raggiante, incassa il primo successo concreto della sua politica estera. « una pietra miliare – dice il presidente americano – per la sicurezza del mondo e per il rapporto russo-americano. Questo rapporto stava andando alla deriva, ora abbiamo dimostrato i benefici della cooperazione». Medvedev conferma: «Si apre una nuova pagina, è una situazione "win-win", in cui tutti vincono, tutti ci guadagnano qualcosa».
Oltre il trattato Start 2 sul nucleare ci sono altre ricadute positive: la più preziosa riguarda l´Iran sui cui l´America ottiene l´appoggio russo. «Saremo in grado – dice Obama – di varare sanzioni forti e dure contro il programma nucleare iraniano entro questa primavera». L´atmosfera è cordiale, perfino informale, i due presidenti si scambiano battute in inglese, senza bisogno di interpreti. «Insieme abbiamo il 90% di tutte le atomiche del pianeta» ricorda Obama. E snocciola i contenuti del trattato. Le testate nucleari strategiche scenderanno a 1.550 per ciascun paese, dal livello attuale di 2.200. I missili balistici e gli altri vettori per il lancio di armi nucleari (da terra, aria e mare) vengono plafonati a 800 a testa, dai 1.600 attuali. Ripartono le ispezioni reciproche degli arsenali, interrotte dopo che era scaduto nel dicembre scorso il trattato Start 1. Un nuovo negoziato punterà a ridurre anche le cosiddette armi tattiche, testate nucleare di corta gittata. Obama ricorda con orgoglio che un anno fa, proprio qui a Praga, lanciò la sua visione di «un mondo liberato per sempre dalle bombe atomiche». Un ideale che gli è valso il premio Nobel, da molti contestato come prematuro. Obama precisa di aver detto allora che quell´obiettivo «probabilmente non si realizzerà nel corso della mia vita», ma un primo passo in quella direzione è stato fatto. Obama ricorda in quale stato disastroso ereditò il rapporto con Mosca. Dopo la guerra tra Russia e Georgia nell´agosto del 2008, «eravamo allo scontro, ciascuno puntava a guadagnare punti a scapito dell´altro, ora siamo in una situazione ben diversa». Praga è il trampolino di lancio verso altri obiettivi, a scadenza ravvicinata. Lunedì a Washington Obama accoglierà 47 leader mondiali per affrontare un altro dossier cruciale: «Garantire la sicurezza degli arsenali, impedire che le armi nucleari esistenti finiscano nelle mani di gruppi terroristici o di Stati aggressivi». Il presidente americano sa che l´accordo con la Russia non piace a tutti. In casa propria deve affrontare la ratifica dello Start 2 al Senato, dove gli occorre la supermaggioranza di 67 voti e quindi un´intesa bipartisan coi repubblicani. A Praga e dintorni l´atmosfera è inquieta, si teme che l´asse Washington-Mosca tagli fuori i piccoli paesi dell´area. Obama ieri sera ha incontrato a cena undici leader dell´Europa dell´Est membri della Nato. Pensando a loro, e ai repubblicani, non ha ceduto all´insistenza di Medvedev per inserire nel trattato una rinuncia allo "scudo anti-missili". All´Europa dell´Est garantisce: «L´ombrello di protezione americano resta, proteggeremo la sicurezza dei nostri alleati».
f.ramp., la Repubblica 9/4/2010;
L´OMBRA DEL KIRGHIZISTAN - PRAGA. L´ombra del neoimperialismo russo ha le fattezze di Vladimir Putin, e incombe sulla festa di Barack Obama a Praga. Il presidente americano celebra la storica firma del trattato sulle armi nucleari con Dmitri Medvedev.
Una vittoria della sua dottrina sul graduale disarmo atomico. Ma un sospetto s´insinua durante la solenne cerimonia: che ci sia la regìa di Mosca dietro gli eventi del Kirghizistan. E che da quel paese stia iniziando una "riconquista" russa dell´Asia centrale, una minaccia per gli equilibri geopolitici mondiali.
La presa di potere dell´opposizione toglierà all´America un alleato prezioso nella guerra in Afghanistan? Il governo del Kirghizistan appena deposto aveva concesso un´importante base militare agli Stati Uniti, un perno logistico per le offensive contro i Taliban. Obama non nasconde la sua preoccupazione, in serata a Praga annuncia di «sorvegliare costantemente la situazione». Aggiunge che «gli Stati Uniti puntano a mantenere relazioni produttive con il Kirghizistan». Il suo consigliere strategico Ben Rhodes, del National Security Council, rivela che nei colloqui di Praga il presidente russo ha fornito garanzie precise: «Medvedev ci ha detto che la Russia non c´entra, che il nuovo governo del Kirghizistan non è antiamericano, che Mosca non farà nulla per sottrarci la disponibilità della base militare in quel paese».
Ma chi conta davvero a Mosca? Il sorridente, "anglosassone" Medvedev venuto a Praga? Oppure l´ex capo del Kgb, l´uomo del pugno di ferro, il premier Putin che si è tenuto ben lontano dalla firma dello Start 2? Non tranquillizzano gli americani, le voci sui contatti tra Putin e i protagonisti dell´insurrezione. Tantomeno le uscite di un generale russo che ha già rimesso in discussione la base militare usata dagli Usa. Dietro il rovesciamento del governo kirghizo, la Casa Bianca vede spuntare uno scenario inquietante. La Russia ha recuperato i suoi muscoli economico-finanziari, grazie alla forte ripresa del prezzo del petrolio. Torna d´attualità l´antico progetto di Putin: ricacciare indietro le "rivoluzioni arancioni" che hanno spostato diverse repubbliche ex-sovietiche dell´Asia centrale nell´orbita americana. Un vasto anello di Stati che per Washington hanno valore strategico. Non solo come basi di appoggio nella guerra in Afghanistan, ma anche come zone ricche di risorse energetiche. Un crocevia in bilico, vicino ad altri paesi nucleari e instabili come il Pakistan, conteso da altre potenze come la Cina e l´India.
Il sospetto dell´America, è che la Russia stia rilanciando in quella zona il "Grande Gioco", la partita storica che in passato oppose l´impero britannico a quello degli Zar. Una sfida che oggi si arricchisce di nuove dimensioni, dal gas naturale ai santuari del terrorismo islamico. Lo stesso Medvedev, pur accettando il principio delle sanzioni contro l´Iran, ha posto dei paletti e delle condizioni precise: «Non devono infliggere sofferenze alla popolazione; sono da escludere misure come l´embargo sulla benzina». davvero una preoccupazione umanitaria? O dietro si nascondono quei legami economici con Teheran che la Russia non vuole sacrificare? Obama sottolinea «l´inizio di una nuova èra» nella relazione con Mosca. Ma non può fugare il dubbio che lo Start 2 sia una tregua su uno scacchiere solo. Mentre su altri fronti il neo-espansionismo russo si riserva libertà di manovra.
il timore che hanno espresso gli undici leader dell´Europa dell´Est, ieri sera a cena con Obama a Praga. Dopo l´Asia centrale, nelle priorità geopolitiche di Mosca c´è il rilancio dell´influenza verso l´ex Patto di Varsavia. I ricatti energetici contro l´Ucraina, l´Ungheria e i Paesi baltici sono ancora freschi nella memoria. Perciò nell´Europa dell´Est la stella di Obama non è così fulgida, e affiorano sprazzi di nostalgie per l´èra di George Bush, per l´allora segretario alla Difesa Donald Rumsfeld che esaltava (contro Berlino e Parigi) la «nuova Europa», anti-comunista e filoamericana. Obama sa che da Varsavia a Praga c´è il timore che gli accordi tra Washington e Mosca avvengano a spese loro. Perciò ha tenuto duro sullo scudo anti-missile: l´ombrello americano sull´Europa non si negozia.
una garanzia che deve dare anche alla sua opposizione repubblicana. Vuole che la ratifica dello Start 2 passi al Senato di Washington quest´anno. Ma a novembre si vota per le legislative, e in campagna elettorale le intese bipartisan non sono facili. Richard Lugar, il più autorevole senatore repubblicano nella commissione Esteri, ha detto che voterà la ratifica. Ma un altro leader della destra, John McCain, fa le bizze. Il Kirghizistan, come la guerra Russia-Georgia nel 2008, sarà un cavallo di battaglia per i "falchi" repubblicani.
federico rampini, la Repubblica 9/4/2010
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BASI PER ROBERTA
Uzbekistan
Basi:
Gli stati Uniti hanno lasciato la Karshi-Khanabad Air Base nel 2005
Tajikistan
Basi:
Non ci sono basi militari americane e anzi il Tajikistan appoggia l’Iran
Turkmenistan
Basi:
Non ci sono basi militari americane sul territorio turkmeno
Kirghizistan
Basi:
Gli Stati Uniti hanno la Manas Air Base poco a nord di Bishkek. Il Kirghizistan riceve circa 10 milioni di dollari l’anno in aiuti militari e la base contribuisce di circa 50 milioni di dollari.