F. Mo., Corriere della Sera 09/04/2010, 9 aprile 2010
LA SPINTA UEFA E LE REGOLE DEL CIO DIETRO ALLO SCUDETTO ASSEGNATO DA ROSSI
Così è andata. E così si è arrivati all’assegnazione dello scudetto 2006 a tavolino all’Inter. Venerdì 14 luglio, arriva la sentenza di primo grado della Caf (presidente Ruperto): Juve retrocessa in serie B con 30 punti di penalizzazione; «...revoca dell’assegnazione del titolo di campione d’Italia 2004-2005; non assegnazione del titolo di campione d’Italia 2005-2006». Il Milan, secondo classificato, resta in serie A, ma viene penalizzato di 44 punti. Alla luce di quanto scritto a pag. 152 della sentenza a proposito del titolo 2006, si pone un problema: lo scudetto va assegnato oppure no? Per rispondere all’interrogativo, il commissario della Figc, prof. Guido Rossi, insedia una commissione di tre saggi, formata da Gerhard Aigner, ex segretario generale dell’Uefa, Massimo Coccia, esperto di diritto sportivo, Roberto Pardolesi, professore ordinario di Diritto privato comparato alla Luiss Guido Carli.
Il 24 luglio, la commissione dà il suo parere (consultivo e non vincolante, perché Rossi, da commissario, riassume in sé tutti i poteri del presidente e del Consiglio federale): lo scudetto 2006, tolto alla Juve in primo grado, «può essere assegnato ad altra squadra». Il 25 luglio, ecco la sentenza d’appello da parte della Corte federale: conferma della retrocessione in B della Juve; la penalizzazione del Milan passa a 30 punti e vale il quarto posto; conferma della revoca dello scudetto 2005 e della non assegnazione del titolo 2006. Il 26 luglio, il commissario della Figc ritiene «di attenersi alle conclusioni del parere» della commissione e che «non ricorrono motivi per l’adozione di provvedimenti di non assegnazione del titolo di campione d’Italia per il campionato 2005-2006 alla squadra prima classificata all’esito dei giudizi disciplinari. Rimane vacante il titolo 2004-2005». La Figc trasmette immediatamente la nuova classifica del campionato, sfruttando la deroga ottenuta per tempo dalla Federcalcio europea e l’elenco delle squadre da iscrivere alle coppe europee (gli altri Paesi erano stati costretti a farlo entro il 5 luglio): Inter, Roma (direttamente), Milan e Chievo (preliminari) in Champions League; Palermo, Livorno e Parma in Coppa Uefa. La non assegnazione del titolo 2006 avrebbe comunque consentito all’Inter di partecipare alla Champions League senza passare dai preliminari, perché, in base all’art. 1.02 delle regole della competizione, i nerazzurri sarebbero stati considerati comunque «winner of the top domestic league championship», senza ottenere il titolo di campione d’Italia.
Moratti e l’Inter hanno sempre considerato l’assegnazione dello scudetto un atto dovuto, alla luce delle sentenze di Calciopoli, in linea con quanto previsto anche dalle regole del Cio, che, in caso di squalifica, assegna la medaglia d’oro al primo atleta in regola con quanto previsto dalle norme (comprese quelle antidoping della Wada), qualunque risulti essere il suo piazzamento. Chi in queste ore pretende la revoca dello scudetto all’Inter fa appello a quanto scritto dai tre saggi, che avevano parlato di «non assegnazione del titolo quando, ad esempio, ci si renda conto, ancorché senza prove certe, che le irregolarità sono state di numero e portata tali da falsare l’intero campionato ovvero che anche squadre non sanzionate hanno tenuto atteggiamenti poco limpidi». il teorema-Moggi («tutti colpevoli, nessuno colpevole», ma anche: nessuno innocente) ed è quello che in queste ore ha indignato il presidente e i vertici nerazzurri.
F. Mo.