Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 09 Venerdì calendario

E L’ALLARME DEBITO DIVIDE GLI ECONOMISTI

Dietro la crisi greca si agitano ormai due partiti. Continua a esserci chi è convinto che i governi debbano indebitarsi per sostenere un’economia ancora debolissima. Ma c’è anche c’è chi avverte che l’aumento del debito pubblico da qui in poi potrà creare problemi, non solo ad Atene. Il capofila di questo secondo fronte, Kenneth Rogoff, ieri ha spiegato le sue ragioni al King’s College di John Maynard Keynes, l’economista che negli anni ”30 da Cambridge teorizzò il ruolo degli Stati per sostenere l’occupazione. Docente di Harvard, ex capo-economista dell’Fmi, Rogoff ieri ha sfidato l’ortodossia keynesiana: «L’esplosione del debito pubblico è una classica risposta alla crisi – ha detto -. Ma c’è un punto in cui anche in America o in Gran Bretagna i tassi d’interesse possono iniziare a salire molto in fretta». Secondo Rogoff, in questi due Paesi «non si rischia una situazione greca, ma non sarà comunque piacevole»”. Di qui l’invito a Londra e Washington a varare un piano di risanamento subito, anche se «graduale». Richard Koo, capoeconomista di Nomura, pensa invece che in Occidente i mercati da soli oggi non siano in grado di sostenersi.
Federico Fubini