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 2010  aprile 09 Venerdì calendario

TREMILA PUNTATE DI UN POSTO AL SOLE

E così, con quella di oggi, sono tremila le puntate di Un posto al sole, in onda su Raitre dal lunedì al venerdì, ore 20.40. Fa un po’ impressione, ma d’altronde caratteristica fondamentale della soap opera è la possibilità di riprodursi all’infinito, di rinnovare i suoi moduli mantenendoli nello stesso tempo uguali e diversi. Questo genere particolare, l’«opera saponetta» di pronto consumo, nasce radiofonica nell’America degli Anni Trenta con Sentieri: durava più o meno un quarto d’ora, appunto il tempo di un bucato a mano. E morbida come una saponetta scivolava anche la storia sul cervello dell’ascoltatrice, essendo il suo target squisitamente femminile e il primo sponsor un detersivo. Ma la versione italiana si distinguerà proprio per l’introduzione di temi sociali oltre che per la composizione del pubblico, che è trasversale per età, cultura e censo, e annovera pure molti laureati. Il colto e l’inclita.
Era il 21 ottobre 1996 quando debuttò Un posto al sole, prima soap italiana, ambientata in una Napoli ripitturata di fresco, da piazza del Plebiscito a via Toledo; allora Giovanni Minoli, che dirigeva Raitre, disse: «Il progetto è un piccolo miracolo di San Gennaro». Il miracolo continua, ha creato posti di lavoro, è stato importante per la città e ha portato il rilancio del Centro di produzione Rai napoletano (coproduzione Grundy). E della fiction italiana in generale, che nel ”96 sembrava morta, ma evidentemente era solo svenuta.
Allora, quando la serie nacque, per volere di Minoli, nessuno ci avrebbe scommesso un copeco. Ma lui ebbe la forza di imporre il prodotto e poi il prodotto ebbe la forza di imporsi da solo. Ricorda l’attuale direttore di RaiEducational: «Provo ancora per Elvira Sellerio riconoscenza e affetto. Allora lei era nel Cda Rai e mi aiutò con questa sfida: fu l’unica, non ci credeva nessuno. L’operazione andò talmente bene che proprio grazie a questa soap si tornò a credere nella capacità italiana di realizzare prodotti di fiction. Un genere che non era soltanto da importare».
In questi 14 anni, sono passati più di 3.000 attori: accanto alle rocce della prima ora, Marina Tagliaferri, Patrizio Rispo, anche tanti giovanotti lanciati proprio dal prodottino, Laura Chiatti, Lorenzo Flaherty, Walter Nudo, Serena Autieri, Giada Desideri, Samuela Sardo, Maurizio Aiello. Per non parlare degli svriati registi che si sono alternati: uno di loro diventò nientepopodimenoché Gabriele Muccino. Molte «guest star», anche, e anche strane: Catherine Spaak, Carlo Lucarelli, Barbara Bouchet, Heather Parisi, Pupo, Brigitte Nielsen, Mario Merola, Peppino Di Capri. Un inconsueto Dario Vergassola: per lui fu inventato il ruolo di angelo custode di palazzo Palladino, biancovestito, restio a passare le consegne a un collega, a prima vista incapace di accettare l’umano libero arbitrio.
Nella bellissima villa-condominio affacciata sul mare di Posillipo i temi del romanzo popolare, amori intrighi passioni vendette gelosie amicizie, si sono intrecciati nel tempo con quelli sociali: violenza sulle donne e affido familiare, donazione di sangue e organi, emergenza casa. Un grande lavoro di sceneggiatura, praticamente infinito. Un posto al sole ha saputo rinnovarsi e restare vivo proprio grazie alla capacità di entrare nella vita quotidiana, raccontandola con i suoi affetti e i suoi problemi. Così, è seguito omogeneamente dovunque. Un posto al sole: d’Italia.
Nella puntata 3000 succede che uno dei protagonisti, Filippo, in bilico tra la vita e la morte, sperimenti una sorta di viaggio parallelo in un futuro immaginario e realistico nello stesso tempo. Un salto temporale di dieci anni in cui incontrerà il figlio cresciuto e molti inquilini del Palazzo. Una spruzzata di paranormale fa tendenza. Questi fantasmi, insomma, che accanto ai social network contribuiscono a tenere in caldo la pietanza.