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 2010  aprile 09 Venerdì calendario

FEUILLETON SARKO-CARLA

Il ridicolo avanza traborda dilaga, imbocca a tutta velocità paurosi e affascinanti strapiombi: la République del pettegolezzo si affanna a dipanare complotti alla Dubarry, congiure da cicisbeo settecentesco, macchinazioni stile Labiche. Chi ha detto che il sarkosismo è sfinito e finito? Può riservarci ancora delle sorprese, degli spassi.
Ultima puntata, quella di ieri. Carla Bruni in Sarkozy ha una grande abilità nel dire cose piane e semplici in un tono un po’ pomposo, sa «porgere» con garbo anche e quasi esclusivamente delle inezie, ma come fossero pensieri di gran rilievo. Sarà per questo che all’Eliseo hanno deciso di impiegarla per suscitare un’atmosfera di armistizio nelle platee francesi sempre più imbarazzate dalle voci sulle divergenze sentimentali a Palazzo, assurte a complotto di Stato.
Nel compitino recitato al canale radio Europe 1, in cui smentiva tutto, le peccaminose preferenze reciproche per Altri, le congiure, il furore maritale, l’intenzione di trasformare l’ex ministro della Giustizia Rachida Dati, presunta origine dei pettegolezzi, in un ammasso di crampi, c’era un errore. Madornale. Laddove l’infervorata presidentessa aveva negato l’esistenza di una indagine di polizia sul «complotto»: «Non si fanno inchieste sui pettegolezzi... E’ inimmaginabile dire cose simili».
Bernard Squarcini non ha il sorriso vastissimo di Carla Bruni: non gli serve per il mestiere di capo della Direction centrale du renseignement interieur; alla svelta, i servizi segreti interni: «A marzo, su richiesta del capo della polizia, abbiamo indagato per determinare se le voci sulla coppia presidenziali fossero un possibile tentativo di destabilizzazione. Abbiamo svolto indagini tecniche, in particolare informatiche, per stabilire quale era la fonte di queste voci». E ha precisato, con pignoleria, che le indagini sono state interrotte, ma solo perché la magistratura aveva aperto a sua volta un’inchiesta. Insomma, Carla Bruni ha detto una bugia.
Passa qualche ora, e il portavoce del governo francese, Luc Chatel, dichiara alla tv LCI che l’Eliseo «non ha mai chiesto che ci fosse un’inchiesta di polizia sulla vicenda». E le versioni divergenti? «Non ci sono due versioni. Quello che ha detto madame Sarkozy è che non c’è stata inchiesta, sottintendendo chiesta dall’Eliseo. Il responsabile dei servizi dice che su richiesta del direttore generale della polizia nazionale, la polizia ha fatto il suo lavoro».
Fantastico, incredibile «affaire»! Ricapitolazione e puntate precedenti. Il sito di un giornale che appartiene all’amico del presidente diffonde una «voce» che i salotti buoni parigini legalizzano legittimano e finiscono con l’adottare. Ovvero che la coppia al vertice dello Stato pratica l’adulterio. Il presidente, dapprima, fa il superiore: «Non ho mezzo secondo da dedicare a queste elucubrazioni». Sembra una buona risposta. Tutto finito dunque con il licenziamento, anzi per usare la splendida metafora di qui, «la separazione» dei due biasimevoli salariati dal giornale? Niente affatto.
Pasqua regala agli sbalorditi francesi la novità che l’Eliseo sospetta Rachida Dati, già da tempo in disgrazia per conto suo, di aver innescato le voci. Pierre Charon, consigliere presidenziale, annuncia che dietro quelle voci c’è «una specie di complotto organizzato con dei movimenti finanziari». Insomma, la pettegola Dati sfiorerebbe l’alto tradimento. Si fa circolare la notizia che è ormai bandita dall’Eliseo, in disgrazia assoluta e perenne. Il caso, come si dice, diventa politico, la Camera si inquieta, tra gli elettori di destra cresce un minaccioso fondo di malcontento. E allora si tenta il malaccorto indietro tutta.
Dietro la vicenda, si sussurra ad alta voce, ci sarebbe un regolamento di conti tra clan rivali della velenosa Versailles sarkosista. Vogliono mettere nella galleria degli antenati l’«intrigante», l’ex favorita, l’amica che Cécilia aveva portato all’Eliseo. I congiurati? Brice Hortefeux, ministro degli Interni e appunto Pierre Charon, che Cécilia aveva fatto trasferire in cantina. Ora sbozzano la vendetta ai danni della bollente sarkosista di banlieue. Solo antipatie e bizze cortigianesche? No, bisogna anche sottrarre a Rachida la speranza di diventare sindaco di Parigi. «Caso chiuso, abbiamo voltato pagina da molto tempo» ha detto Carla Bruni. Per favore, regalateci ancora qualche puntata.