Mara Monti, Marco Valsania, Il Sole-24 Ore 9/4/2010;, 9 aprile 2010
GLI INVESTITORI SCARICANO ATENE
Hedging, voglia di protezione da rischi di default o quantomeno di continue spirali di crisi in Grecia? Oppure grandi speculazioni, contro Atene e l’euro, a caccia di rapidi e pericolosi guadagni? Probabilmente entrambi i fenomeni, a detta di analisti e operatori.
La bufera sulle obbligazioni della Grecia e i credit default swap, i derivati che assicurano contro il rischio sul debito, ha visto entrare in azione trader di hedge fund e banche, americane e internazionali, sollevando lo spettro di aggressive scommesse che possano complicare gli sforzi di risanare il paese. Ma, segno che la proccupazione è diffusa e radicata nell’incertezza sulle soluzioni al dramma ellenico, ha mobilitato al loro fianco un ventaglio di protagonisti poco propensi a mosse azzardate, da aziende multinazionali a tradizionali gestori di asset spaventati dalla prospettiva di perdite su attività esposte al contagio greco.
«Nelle ultime settimane- dice Dick Bove, strategist di Rochdale Securities, boutique di ricerca senza posizioni sulla Grecia o sull’euro - una banca come Goldman Sachs ha comprato Cds greci. Non credo Goldman sia un caso isolato. Viste le incognite, anzi, è logico che questo accada. però difficile dire, vista la scarsità di dati, quanto sia normale hedging e quanto vada oltre la copertura dell’esposizione, diventando di natura più speculativa. Certo è che c’è una buona dose di speculazione».
Un portavoce di Goldman, parlando al Wall Street Journal, ha confermato l’acquisto di protezione sul credito, ma ha precisato che la società rimane «esposta a perdite se il credito greco subisse deterioramenti ». Non poche banche europee, stando al Journal, nel primo scorcio del 2010 avrebbero a loro volta comprato Cds, almeno come hedging: da Barclays a Credit Agricole a Banco Santander. Questa spinta alla protezione avrebbe riguardato la Grecia come pure l’Italia, la Francia, la Germania, il Portogallo e la Gran Bretagna.
Corse speculative potrebbero tuttavia scattare da acquisti di protezione per poi rivenderla a prezzi superiori, guadagnando sul differenziale: la volatilità ha spinto lo spread dei Cds greci a 5 anni a 455 punti base da 342 di lunedì e c’è chi crede che qualche banca potrebbe fare la trimestrale con i guadagani ottenuti dal trading sulla protezione. Un fenomeno che potrebbe diventare allarmante, dice Bove, se in futuro sotto pressione finissero paesi europei di ben più vaste dimensioni e peso economico,quali l’Italia. Al momento tra gli operatori è il pessimismo sulla Grecia che non difetta: «Il problema non è se ma da dove arriveranno aiuti alla Grecia», ha indicato una nota di Commerzbank. «La percezione della Grecia sul mercato è molto debole, il rischio è giudicato chiaro su ogni bond di Atene », sintetizza Bill Larkin di Cabot Money Management.
Qualcuno invita esplicitamente a non demonizzare speculazione e speculatori. «Un default della Grecia - dice Allen Sinai di Decision Economics - resta possibile e il mercato ha bisogno di maggiori certezze. Ovviamente c’èattività speculativa. La Grecia è un ovvio short, un’ovvia scommessa negativa. Non c’è nulla di male. Sono le pessime condizioni di fondo del paese a dettare la reazione, la storia ha insegnato ai trader che i negoziati sui bailout sono complicati». Ma l’inversione avvenuta tra i rendimenti dei titoli a breve e a lunga di Atene denuncia possibili assalti? Ieri il rendimento del bond a due anni quotava 7,86% con uno spread sul titolo equivalente tedesco di 686 punti base, mentre quello a 10 anni viaggiava a 7,37% con uno spread sul bund di 427 punti base. Risponde Sinai: «Si tratta anzitutto di un ulteriore voto di sfiducia, di scetticismo dei mercati. Il messaggio alle autorità è: put up or shut up, salvate la Grecia o lasciatela andare in default». L’economista invita anche a non dimenticare un altro aspetto: «Senza trader avveduti, spesso criticati come speculatori, probabilmente il debito greco sarebbe ancora considerato di qualità, creando rischi di crisi più gravi».
Che però la speculazione sia argomento scottante lo conferma, indirettamente, un hedge fund americano che ha di recente operato sulla Grecia: Balestra Capital risponde "no comment" a domande sulle sue scommesse ateniesi. Il Journal ha rivelato che aveva fatto incetta di Cds, mentre costavano poco, per poi rivenderli con profitto. Anche se, in realtà, cedendoli prima dell’ultima impennata nel loro costo non vi ha contribuito. Contemporaneamente aumentano le prove dell’ampiezza dei timori su Grecia e Europa. L’assicuratore Genworth Financial fa sapere di non voler speculare, ma considera l’acquisto di swap contro rischi sul Vecchio continente. E aziende quali CocaCola e Dole Food hanno effettuato puntate sull’indebolimento dell’euro per proteggere profitti in valuta europea. Per Coke, tradotti in dollari, in gioco sono tre miliardi l’anno.